Il presidente della Blutec Roberto Ginatta, 73 anni, torna di nuovo agli arresti dopo un anno e mezzo per decisione del tribunale di Torino. L’imprenditore piemontese avrebbe dovuto rilanciare l’ex stabilimento Fiat di Termini Imerese, dove il destino di 700 lavoratori (ormai da qualche anno) è appeso a un filo. I finanzieri del comando provinciale di Palermo, con la collaborazione dei colleghi di Torino e Lecce, hanno dato esecuzione all’ordinanza di applicazione di misure cautelari nei confronti del presidente della società che finisce in carcere, del figlio, Matteo Orlando Ginatta, 26 anni e di Giovanna Desiderato, 76 anni entrambi ai domiciliari. Sono accusati a vario titolo di riciclaggio, autoriciclaggio e bancarotta fraudolenta patrimoniale, documentale e da reato societario.
Nel luglio dell’anno scorso, nei confronti di Blutec era scattato un sequestro preventivo di 16 milioni, cioè la cifra equivalente alla prima tranche garantita da un accordo del 2015 fra l’azienda di Rivoli, il Ministero allo Sviluppo economico e la Regione siciliana, erogati da Invitalia. Con l’accusa di malversazione. L’accordo complessivo, firmato anche dal comune di Termini Imerese, era di 95 milioni (di cui 71 sotto forma di agevolazioni pubbliche), ma la parte restante della somma ovviamente è stata bloccata. I 16 milioni finiti sotto la lente d’ingrandimento sarebbero stati utilizzati per “varie ed eventuali” ma non per il rilancio dell’ex stabilimento Fiat. Secondo la procura di Torino, adesso, “il profitto illecito della condotta di malversazione a danni dello Stato sarebbe stato autoriciclato in altre attività imprenditoriali e speculative – così scrive il nucleo Pef di Palermo diretto dal colonnello Gianluca Angelini – ovvero, nell’acquisto di titoli esteri, nel trasferimento di tali provviste a favore di altre divisioni del gruppo”.
Le contestazioni di bancarotta fraudolenta si riferiscono invece alla gestione di Blutec spa, oggi in amministrazione straordinaria, e della Metec spa, “attraverso comportamenti dolosi – scrive la Guardia di finanza – reati societari e gravi condotte distrattive del patrimonio”. Il patrimonio aziendale sarebbe finito in parte in “dividenti generati solo da alchimie contabili” (5 milioni di euro), dice l’accusa, e “nell’acquisto di biglietti e abbonamenti per le partire di calcio della Juventus” (185 mila euro). Dalle indagini degli ultimi mesi – durante i quali la difesa ha ribadito che le somme stanziate dal Mise sarebbero state utilizzate per il progetto di Termini – alcuni numeri non tornano: 7,2 milioni infatti sono stati usati per “Impianti, macchinari e attrezzature” (riparazione di automezzi, spese telefoniche, Telepass); 1,8 milioni per la gestione del personale in cassa integrazione; 3 milioni per alcune stampanti 3D. E poi le partite della Juve.
Sunseri: il governo non abbandonerà Termini
“Facevamo bene a chiamarli prenditori. L’arresto di Ginatta e il terremoto giudiziario di Blutec sono la riconferma di un sistema criminogeno che ha lucrato sui soldi delle nostre tasche mandando all’aria anni di sviluppo del nostro territorio e gettato sul lastrico centinaia di famiglie”. A dichiararlo è il deputato regionale del Movimento 5 Stelle Luigi Sunseri a proposito degli arresti dei vertici di Blutec di Termini Imerese. “E’ fondamentale – spiega il deputato M5S – che adesso si valutino tutte le proposte vere di rilancio del territorio perché, è bene ricordarlo, con l’istituzione delle ZES, gli appetiti illeciti potrebbero aumentare. Il Governo Conte non abbandonerà Termini Imerese, un territorio che paga lo scotto di una politica sorda e miope del recente passato che ha aperto le porte a ‘prenditori’ come Ginatta. Il tempo è un gran galantuomo” conclude Sunseri.