Fabio non c’è più. Si è spento ieri pomeriggio dopo quattro anni di sofferenza per un male che lo aveva invalidato inesorabilmente.
Aveva sessantasette anni. E’ spirato tra le braccia della sua amata moglie Tiziana che, in lacrime, mi ha recato la dolorosa notizia. Sono affranto.
Fabio Carapezza Guttuso era un mio amico fraterno, un’amicizia consolidata nel tempo attraverso quella dei padri, per le radici culturali e morali che ci univano e ci hanno visti in più occasioni condividere battaglie civili in tema di arte, politica, ideologia.
Figlio adottivo di Renato Guttuso, Fabio è stato fino alla fine uomo di principi saldi nel difendere l’integrità dell’ opera dell’artista, nel diffondere e mantenere viva la memoria di un pittore che ha lasciato una impronta decisiva nell’ Italia del secondo dopoguerra, interprete magistrale dei suoi drammi umani e sociali, le ansie di rinnovamento e continuo progresso.
Fabio Carapezza ha contribuito con tenacia e grande acume ad approfondire la conoscenza dell’intellettuale Renato Guttuso, del suo mondo di idee e relazioni culturali, col sottofondo spirituale, il suo cristianesimo naturale mai dichiarato e mai smentito, tanto bene rivelato fin nelle ultime opere (“Spes contra spem”, anni ’70) così come individuato dagli studi profondi di padre Crispino Valenziano (“Credeva di non credere”, 2014) quale trascrizione delle Sacre Scritture, dalla Crocefissione del 1942 alla Battaglia di Ponte dell’Ammiraglio del 1952, nel paragone della città di Palermo con Gerusalemme, ed altro ancora.
Fabio si impegnò a fondo per presentare gli studi di padre Valenziano cui aderiva in prima persona, lui, che aveva visto Renato Guttuso in punto di morte sollecitare una messa in Palazzo del Grillo, a sottolineare la religiosità cattolica di un artista dal comunismo mai rinnegato.
Fu, credo, quella, l’ultima delle sue principali fatiche riguardo alla elucidazione critica dell’opera del padre adottivo, per il quale egli ha dedicato gran parte della vita, accompagnato dalla assidua e preziosa collaborazione di Tiziana sua moglie che oggi lo vede strappato alla vita fin troppo prematuramente.
Molto altro ci sarebbe da aggiungere sulla preziosa attività di Fabio Carapezza, degno erede di una nobile tradizione familiare, democratica, culturale e civile, che tanto ha dato alle ragioni di progresso dell’ Italia e della Sicilia. Mi fermo qui.
Abbraccio la cara e fraterna amica Tiziana, Marco Carapezza, sua madre, tutti gli altri fratelli e sorelle di Fabio, i parenti e gli amici più cari, e tutti coloro che lo hanno stimato e ammirato nella sua vita di alto funzionario dello Stato, amministratore e tutore dei Beni culturali, che ha speso tutto sé stesso per la difesa del patrimonio artistico nel corso della vita.
Addio, mio caro Fabio, riposa in pace, la tua opera buona e giusta ci aiuterà sempre a colmare il dolore della tua mancanza.
(tratto da Facebook)