La coincidenza fra il trentennale di Mani pulite e l’ammissione dei referendum sulla giustizia non porta con sé soltanto la suggestione del sincronismo: porta trent’anni di disastrosi guasti irrisolti da una politica imbelle, ma pure da un giornalismo che ancora oggi indugia nell’euforia della rivoluzione dell’onestà – da Di Pietro a Di Battista non è un triplo salto mortale, a pensarci bene – e da un’opinione pubblica attraversata dal brivido del riscatto, e dell’autoassoluzione, soprattutto quando viene a sapere di un politico intrappolato nell’avviso di garanzia; la sentenza, specie se di non colpevolezza, è un accidente futuribile. Continua sull’Huffington Post