Cuffaro si appella all’amicizia con Renato Schifani per ottenere rispetto da alcuni deputati di Forza Italia che vorrebbero sbarragli la strada verso l’Asp di Agrigento (facile capire chi: Riccardo Gallo e Margherita La Rocca Ruvolo). Ma se il rapporto con l’ex governatore di Raffadali è parzialmente compromesso, complice l’esclusione dei democristiani dal listone di FI per le Europee, nel mirino di Schifani c’è un altro bersaglio grosso: Raffaele Lombardo. Uno che non la tocca mai piano, e che anche nei mesi scorsi – reiteratamente – si è rivelato una mina da disinnescare. Il presidente della Regione ci sta provando e negli ultimi giorni ha messo a punto una manovra a tenaglia per ledere lo spazio di Lombardo e portargli via consenso e margini di iniziativa.

La prima mossa è di natura amministrativa e riguarda l’iter di realizzazione dei termovalorizzatori. Schifani otterrà da Roma la nomina a “commissario” (l’emendamento al Dl Energia è stato già approvato in commissione Ambiente e Industria alla Camera), spogliando di qualsiasi responsabilità l’assessore Roberto Di Mauro. Autonomista come Lombardo, anzi braccio destro di Lombardo. Che non ha mai nascosto, nei mesi scorsi, le perplessità a proposito della procedura (già avviata da Musumeci) per il completamento degli impianti di incenerimento. Poco sostenibili dal punto di vista finanziario, ma incerte anche nell’utilizzo, dal momento che la Sicilia non conosce effettivamente il proprio fabbisogno di indifferenziata da “bruciare”. Insomma, Di Mauro ha preso tempo, anche se per una giusta causa, ma Schifani ha interpretato questa lentezza come una forma di ostruzionismo verso una delle sue promesse elettorali più ad effetto.

Il clima tra i due era diventato talmente teso – il presidente avrebbe perorato la rimozione dell’assessore in un bilaterale con Salvini – da richiedere un intervento di Raffaele Lombardo, durante un’assemblea pubblica del Movimento per l’Autonomia: “La sanità siciliana è in ginocchio. Di questo ci si dovrebbe occupare, non di espropriare un assessore capace, bravo, volenteroso e trasparente come Roberto Di Mauro dalle competenze sui rifiuti e sui termovalorizzatori”. Nel giro di qualche mese, nonostante le buone intenzioni di Di Mauro a portare avanti le carte, ecco l’atto d’esproprio. Schifani, con la benedizione del ministro forzista Pichetto Fratin, sarà commissario straordinario per «il completamento della rete impiantistica integrata» e per «la realizzazione e localizzazione di nuovi impianti di termovalorizzazione di rifiuti». Gli uffici di Palazzo d’Orléans precisano che “le competenze in materia di gestione dei rifiuti della Regione e degli enti territoriali non cambiano” e che “la nuova disposizione legislativa interviene per accelerare, sempre nel rispetto delle norme, le procedure di costruzione dei termovalorizzatori, che risolveranno la situazione di emergenza, evitando il costoso trasferimento dei rifiuti all’estero. Un iter già sperimentato dal precedente governo nazionale con Roma Capitale”. L’incarico di commissario avrà una durata di due anni, prorogabile. Intanto Di Mauro esce di scena – come prefigurato dal leader del Mpa – poi si vedrà.

La seconda mossa, in attesa di capire quanto sia effettivamente “indotta”, riguarda le mosse di Luca Sammartino in seno alla Lega. Il vicepresidente della Regione, che gode della stima e persino della simpatia di Schifani, sta provando a scalare il Carroccio: se l’operazione – già avviata durante il vertice disastroso dell’Hotel delle Palme – dovesse riuscirgli, la federazione fra il Carroccio e il Mpa non avrebbe più senso. Sammartino, in contraddizione rispetto alle indicazioni di Salvini, ha respinto l’ipotesi di un intergruppo parlamentare all’Ars e scalcia per fare fuori la segretaria (ufficiale) del partito, Annalisa Tardino, che non sarebbe stata in grado di far attecchire la Lega nei territori. Con quale scusa? Che le cariche di segretario e la candidatura alle Europee sono due posizioni incompatibili. A sostenere la Tardino, però, sarebbe lo stesso Lombardo, che con l’europarlamentare di Licata aveva stretto un patto di non belligeranza all’indomani della nascita della federazione, assicurandole il suo sostegno per una seconda corsa a Strasburgo.

Escludere la Tardino – che ormai è sempre più isolata nella Lega – significherebbe marginalizzare la figura ingombrante dell’ex governatore. Una fortuna di cui lo stesso Schifani potrebbe avvantaggiarsi. Sammartino, a differenza di Lombardo, è meno problematico da gestire riguardo alle nomine dei direttori generali di Asp e ospedali; e più in generale, azzoppando l’asse fra Lega ed Mpa, Forza Italia avrebbe più chance di risultare il secondo partito alle Europee nella circoscrizione Isole (il primato di FdI non è in discussione), conquistando – perché no – un paio di seggi, e poter dare le carte al prossimo rimpasto di giunta. Se la federazione con Salvini tenesse botta, invece, il presidente della Regione sarebbe “costretto” a rivedere alcuni equilibri in relazione ai mutati rapporti di forza.

Favorire la scalata di Lombardo, per Schifani, sarebbe un peccato mortale. Significherebbe dover trattare sulle singole riforme, continuare a utilizzare strumenti, come i vertici di maggioranza, che costringono a intese e mediazioni (da cui la coalizione di governo esce puntualmente a pezzi); significa avere il fiato sul collo e non poter sgarrare neppure di una virgola. Alla luce del dibattito estivo sugli “idonei” e sui “maggiormente idonei”, inoltre, è nata una crepa relativa al metodo di selezione dei manager della sanità. Crepa che non è stata ancora sanata e che, nei prossimi giorni e a scelte già compiute (anche se non si esclude l’ennesima proroga degli attuali commissari), potrebbe rivelare una coda polemica

Dopo aver depotenziato Totò Cuffaro, fino a costringerlo a un’amara presa di distanza rispetto alle dinamiche di Forza Italia (ma la DC non rinuncerà a “pesarsi” alle prossime Europee), “sgonfiare” Lombardo è il prossimo passo per garantire a Forza Italia di non affondare. Che figura ci farebbe Schifani, il quale spera di ottenere da Tajani un incarico di prestigio a margine del prossimo congresso? Come potrebbe giustificare un crollo verticale alle elezioni, dato che gli azzurri, anche nei periodi più nefasti, nell’Isola hanno conservato un consenso in doppia cifra? Per evitare figuracce domani, ecco una manovra a tenaglia oggi. La concorrenza è avvisata.