Dante non visita mai la Sicilia ma è un amore a distanza: attraverso la lingua è come se avesse abitato nell’Isola, a Palazzo Reale. Infatti, già prima della Commedia, la Sicilia rappresenta per lui l’essenziale matrice della poesia volgare italiana. Nel De Vulgari eloquentia ricorda che “Tutta la poesia che si fa in Italia viene chiamata siciliana”.
La Fondazione Federico II e l’Assemblea regionale siciliana giovedì 16 settembre 2021 celebrano il settecentesimo anniversario della scomparsa di Dante in collaborazione con l’associazione “La Strada degli scrittori”, il Centro Studi socio-economico di Ragusa e degli Iblei (Serei) e di Archivium, con due appuntamenti: ai Giardini di Palazzo Reale alle 20.30 l’evento teatrale “Dante e la Sicilia”, da un testo di Felice Cavallaro. L’evento sarà trasmesso in diretta streaming sul canale youtube dell’Assemblea Regionale Siciliana e sulla pagina facebook della Fondazione Federico II. Nello Scalone d’onore sarà, inoltre, esposta l’opera “Dante e Virgilio” dell’artista Ulisse Sartini, i cui ritratti di grandi personaggi sono stati esposti tra gli altri al Museo del Teatro della Scala di Milano e al Teatro la Fenice di Venezia. L’opera sarà visibile ai visitatori del percorso turistico del Complesso Monumentale di Palazzo Reale dal 17 settembre fino al 18 ottobre.
La Fondazione Federico II ha voluto omaggiare il sommo Poeta e ricordare la grande considerazione che Dante ebbe di Federico II e del figlio Manfredi. Nessun regnante, infatti, seppe emulare i due illustri sovrani di Sicilia. “La parola Dantesca – afferma Gianfranco Miccichè, presidente dell’Assemblea Regionale Siciliana e della Fondazione Federico II – prende spunto da quel laboratorio linguistico di altissimo livello che in Sicilia fiorì presso Palazzo Reale. Quella lingua, che cinge tutta la Divina Commedia, anticipa il concetto di nazione che nasce grazie a quel laboratorio della scuola poetica siciliana. Dal dialetto diventa la lingua del sì, diventa volgare nobile”. “Commemorare Dante – dice Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – significa commemorare la civiltà di una lingua e di un percorso della cultura italiana che si impone a tutto il mondo e che vede la Sicilia come protagonista”.