Dopo aver promesso di costituirsi parte civile al processo che vede imputato l’assessore alla Salute sullo scandalo dei ‘dati falsi’, Cateno De Luca è tornato alla carica di Ruggero Razza, alias l’imperatore, riguardo all’evento che il prossimo 15 settembre, a dieci giorni dalle elezioni Regionali, ospiterà Renato Schifani a Catania. Nella Catania di Ruggero Razza e Nello Musumeci, che sabato scorso hanno disertato la kermesse del Politeama, si parlerà di sanità. La sottolineatura di De Luca ha il potere di aprire uno squarcio sulla strana situazione del centrodestra siciliano, che non ha ancora reciso il cordone ombelicale con l’ultima esperienza di governo. E che ancora oggi – i fatti lo dimostrano – non ha saputo rinvenire al suo interno i motivi dello stare insieme che Schifani e gli altri big (da Salvini a Berlusconi) tentano goffamente di propinare all’opinione pubblica.
Altro che ‘candidato di tutti’. Schifani, ogni ora che passa, sembra un candidato azzoppato. Azzoppato delle pretese di garantire un trait d’union con il governo Musumeci, nelle sue componenti più ingombranti. Perché parlare di sanità a casa di Razza? Perché, evidentemente, l’assessore uscente alla Salute tenterà di rimarcare e valorizzare gli ultimi cinque anni trascorsi a piazza Ottavio Ziino (con la parentesi delle dimissioni, durate a stento due mesi, nel marzo 2021). A Claudio Fava, che qualche giorno fa osava criticarne l’operato, il delfino ha risposto con la solita sicumera: “Noi abbiamo fatto molto sul fronte del personale: lo chieda agli oltre duemila cervelli di ritorno tra i 17 mila che hanno avuto un contratto a tempo indeterminato. Lo chieda a chi ha visto chiuse pagine di precariato trentennale, con centinaia di persone sottratte al ricatto del voto. Oppure si chieda quante strutture di emergenza sono state aperte e ammodernate, quanti ospedali aperti e progettati, quanti reparti ammodernati. O ancora quante tecnologie all’avanguardia messe a disposizione dei siciliani”.
In effetti le operazioni non si sono fermate neppure a pochi giorni dal voto. Il 9 settembre, ad esempio, è arrivata la grande notizia – che solo qualche esponente del Pd ha segnalato con stizza – che “cinque nuove TAC di ultima generazione, a 128 slice, arriveranno negli ospedali della provincia di Enna. Tra queste, le prime che saranno distribuite negli spazi aziendali sostituiranno le apparecchiature desuete nei presidi di Nicosia, Leonforte e Piazza Armerina”. Guarda caso il collegio elettorale della moglie Elena Pagana, che prova la riconferma a Enna nonostante la presenza scomoda di Fabio Venezia, sindaco di Troina, candidato coi dem, e di Luisa Lantieri, miccicheiana di Forza Italia. Ecco: in questa campagna elettorale, da cui Razza sembrava essersi preso un turno di stop, l’assessore alla Salute rischia di rappresentare per il centrodestra un elemento di disturbo. L’ultimo appiglio del puzzle articolato di Musumeci che, partecipando alla stesura del programma sulla sanità di FdI a livello nazionale, sembra volersi guadagnare i galloni per rifare l’assessore. Per gestire budget e potere. Per dimostrare agli altri che è il più bravo. Per rivendicare la caratura di una scelta che l’ha portati dritto fra le braccia di Giorgia Meloni. Soprattutto per avanzare l’ipotesi di una ricompensa che i patrioti, dal giorno dalle dimissioni (e della dismissione) di Musumeci, pretendono.
Così si organizzano i convegni a casa propria, dopo aver snobbato quelli organizzati in casi altrui. Per mostrare i muscoli. Come? Chiamando a raccolta il mondo della sanità, che aveva già partecipato all’appuntamento del 20 novembre 2021, sempre a Catania, quella volta a ‘Le Ciminiere’, per dare a Musumeci un assaggio di fedeltà. E’ la lettura che il solito De Luca, abile nel far emergere tutte le crepe del centrodestra, ha fornito con le sue recenti dichiarazioni: “Saremmo lieti di capire a quale titolo i direttori generali dei dipartimenti regionali Sanità, i direttori generali delle Asp, i direttori generali degli ospedali e molti primari partecipano puntualmente in ogni provincia agli eventi politici di Renato Schifani e a che titolo parteciperanno all’evento del 15 settembre con un messaggio organizzativo fuorviante dell’attuale assessore regionale in carica, l’imputato Ruggero Razza. È chiaro il tentativo di far passare l’evento come una convention istituzionale”, ma a dieci giorni dal voto è difficile che qualcuno se la beva.
Razza ha subito rintuzzato la vena polemica dell’ex sindaco: “L’evento in programma il prossimo 15 settembre a Catania è integralmente finanziato dal sottoscritto che, a differenza del candidato De Luca, non percepisce quasi 100mila euro al mese di fondi pubblici per essere un non meglio precisato consulente. Anche di queste sue dichiarazioni il signor De Luca risponderà davanti all’autorità giudiziaria”. “Ormai le numerose e frequenti minacce del povero Ruggerino Razza le inzuppiamo nel latte a colazione – ha replicato il principale sfidante di Schifani -. Per il momento all’autorità giudiziaria dovrà rispondere lui per tutte le porcherie commesse durante la fase del lockdown”.
Al netto di come finirà la questione fra loro, sarà curioso capire come finirà questo regolamento di conti – formalmente sommerso – dentro il centrodestra siciliano. Quale sarà il reale apporto della vandea musumeciana alla performance di Schifani (la forbice con De Luca si è ridotta notevolmente negli ultimi giorni); quale effetto avrà il voto disgiunto sui numeri dell’ex presidente del Senato, che anche in caso di vittoria potrebbe non avere la maggioranza all’Ars; quanto influirà l’Aventino, sempre più marcato, delle faccette nere catanesi; quanto il coinvolgimento delle professioni sanitarie – con la loro ragnatela – nell’esito del voto; quanto lo scandalo dell’Oasi di Troina, mai menzionato da Razza e Musumeci, che ha portato al logorio dei rapporti con Sacra Romana Chiesa dopo il tentativo colonizzatore dell’istituto di cura per disabili ad opera di Diventerà Bellissima. Sarà impossibile misurare tutto con precisione. Ma ciò che è già possibile misurare con circospezione, e tra gli addetti ai lavori, è il sottilissimo fil rouge fra le diverse anime del centrodestra; il chiaro fermento nei rapporti bilaterali tra partiti; e la circostanza, ormai pubblica, di tirare la giacchetta a Schifani per prendersi l’assessorato più ambito (FI l’ha già fatto). Raffaele Lombardo ha richiesto la presenza di un tecnico per evitare di buttarla in caciara. Segno che c’è qualcosa che cova sotto.
A proposito dell’asse etneo: anche l’assessore al Turismo, Manlio Messina, si è prodigato assieme a Nello Musumeci e a Francesco Ciancitto (candidato alla Camera nell’uninominale di Acireale e fedelissimo di Ignazio La Russa), per l’organizzazione di un altro evento, il 17 settembre all’Hotel Mercure. Si intitola: “Da Milano del Sud a cuore del Mediterraneo: un cantiere per Catania”. Ci saranno anche Enrico Trantino, Salvo Pogliese e persino Guido Bertolaso, che gli ambienti di certa destra ritirano fuori quando è necessario porre il visto – dato che Bertolaso è un tecnico di comprovata capacità – sul buon operato di qualcuno: in questo caso del presidente della Regione uscente. Tira un’aria frizzantina da quelle parti. Schifani farebbe meglio a farsi un giro.