Ci sarà una “sorpresa”, dice Giuseppe Conte in tv a Nicola Porro, con una certa abilità scenica. Ma, forse perché ancora non è confezionata, forse per alimentare l’effetto suspense, si limita solo a un accenno: “In Europa saremo in un gruppo dell’area progressista”.
I Cinque stelle e le famiglie politiche europee: storia lunga e mai risolta, che sembra una perversione da addetti ai lavori, in verità è la sostanza dell’equivoco, perché siccome nel mondo, e dunque in Europa, esistono la destra (nelle sue varie declinazioni) e la sinistra (nelle sue varie declinazioni), chi ha la pretesa di andare “oltre destra e sinistra”, alla fine resta apolide.
Pensi, ma la questione è un po’ più complicata. Andando a scavare, un po’ registri che l’“area in questione” non è certo il gruppo dei Socialisti e democratici, con cui c’era stata un’interlocuzione ai tempi dell’effetto ottico giallorosso (per intenderci quando il premier italiano fu insignito del titolo di “punto di riferimento dei progressisti europei”). Non se ne fece niente, un po’ perché nel frattempo in Italia era cambiato governo (e pure “punto di riferimento”) un po’ perché l’effetto ottico, tutto italiano, in Europa non funzionava per un partito protagonista di feroci contrasti coi socialisti: dall’opposizione, assieme alla Lega, alla proposta di commissione speciale per “far luce sulle ingerenze elettorali straniere” allo stop alla risoluzione sui porti aperti. Se possibile l’Ucraina ha reso più profondo il solco, anche perché i socialisti europei non sono così in sintonia con Marco Tarquinio o Cecilia Strada. E poi, in questa fase di aspra competizione a sinistra, è lo stesso leader dei Cinque stelle che non ravvisa nessun vantaggio a essere “inglobato della famiglia del Pd”. Continua su Huffington Post