Da “l’Italia è il paese che amo” a “sarà perchè ti amo”. Antonio Tajani no limits. Mette in riga Salvini, disegna i confini della prossima maggioranza europea, fissa l’obiettivo per l’8 e 9 giugno: “Andiamo in doppia cifra”, dice, prima di aggiungere: “E poi prendiamo il 20 per cento alle politiche”. Al Palazzetto dello sport di Roma il leader azzurro quasi ruba la scena ai Ricchi e Poveri, attesi dagli oltre mille militanti, tra il tripudio di bandiere e gli inni di sempre frammisti alle nuove hit. Andata e ritorno negli anni ’80. Al summit di Paestum c’era Al Bano. Ivana Spagna a quello di Moratti a Milano. Qui Angelo e Angela. C’è, invece, un po’ meno Berlusconi del solito: il nome scritto a caratteri giganti sui teli, e ripreso nelle immagini che corrono sugli schermi. Ma su centinaia di magliette campeggia il suo faccione, “una forza tranquilla al centro dell’Europa”. E in calce la firma: Antonio Tajani.
Insomma, Salvini non mette paura. “Il sorpasso? Non ci interessa, noi facciamo la nostra gara, niente polemiche”, parte piano Tajani. Poi pero’ si scalda. In platea c’e’ Antonio Cangemi, il vicepresidente del consiglio regionale del Lazio. Uomo di molti voti. Tajani l’ha strappato alla Lega in extremis rompendo il patto che li impegnava a non soffiarsi i candidati nel Lazio. Salvini c’è rimasto male. “Dice che sei sleale”. “Ma Cangemi ha sempre votato me…”, si difende Tajani. Del resto, ha reso la pariglia, visto che il leghista al sud gli ha portato via Aldo Patricello. Ma è vero che punti a fare il presidente della Commissione? “No è una balla, io ho già dato”, dice. Ma poi quando si tratta di indicare una maggioranza possibile dice: “Quella che ho guidato io: popolari, liberali e conservatori”. E Identità e democrazia? “Sta fuori. Se vuole c’è spazio per la Lega”. E per Marine Le Pen? No, lei no. “Non è una questione personale, ma di contenuti”. Continua su Huffington Post