Ma vi siete chiesti come mai nessuno – tra i tanti giustizialisti e manettari che popolano il teatrino della politica – abbia chiesto, invocato e auspicato le dimissioni di Giovanna Volo, l’assessore regionale della Sanità implicata in una storiaccia del Policlinico di Messina e indagata per peculato e corruzione? E vi siete chiesti come mai i campioni della purezza – Caterina Chinnici, Leoluca Orlando, Giuseppe Antoci – che svettano in cima alle liste per le europee non abbiano sentito il bisogno di pronunciare una parola di indignazione per questa ombra giudiziaria che si stende sul governo regionale presieduto da Renato Schifani? Le ipotesi sono due. O le anime belle sanno che nessuno crede più alle loro giaculatorie sull’onestà-tà-tà; oppure è ormai convinzione comune – dei giustizialisti e anche dei garantisti – che l’assessore Volo esiste, come assessore, solo nella mente di Schifani e che il suo potere decisionale non si è mai materializzato negli uffici di piazza Ottavio Ziino. Insomma, siamo di fronte a un fantasma che non ha mai avuto una intuizione politica; che non ha mai preso una decisione degna di questo nome; che non è mai intervenuta in un dibattito all’Assemblea regionale; che non ha mai seriamente contrastato con i sindacati: al punto che l’ultimo accordo, certamente non facile, con le strutture convenzionate è stato sottoscritto quando lei è uscita di scena e la vertenza è stata presa in carico dal capo dipartimento della programmazione, Salvatore Iacolino.

Che la Volo si dimetta o no, dunque, è un dettaglio del tutto insignificante. Avere un fantasma puro come l’aria o avere un fantasma coinvolto in un impiccio giudiziario, non cambia la sostanza delle cose. La sanità resta comunque un assessorato senza capo (né coda)