Capire di aver sbagliato è il primo passo per tornare a recitare una parte nel panorama politico nazionale e regionale. Nella guerra intestina che si consuma ogni giorno dentro il Partito Democratico, Giuseppe Lupo è uno che prova a guardare la luna al di là del proprio dito. Invoca i congressi da tempo, ma anche un cambio di rotta: “Perché non è un caso – spiega lui – se i nostri elettori al Sud abbiano scelto il Movimento 5 Stelle. Dobbiamo rimettere in discussione ciò che abbiamo fatto, anche ciò che ci sembrava corretto”.
Il “mea culpa” di adesso ha radici antiche. L’incapacità di rapportarsi con i cittadini, i personalismi sfrenati, le politiche pressapochiste: “Credo che il prossimo congresso del Pd debba essere l’occasione per riconoscere gli errori del passato – insiste il capogruppo “dem” all’Assemblea regionale – Bisogna ritrovare la disponibilità, da parte di tutti, a cambiare l’impostazione su alcuni temi rilevanti come scuola, riforma previdenziale e riforma fiscale. Dovremmo rivedere la “buona scuola” e la Fornero. Salvaguardando l’equilibrio dei conti (tema in discussione in questi giorni) e valorizzando il rapporto con l’Europa. Non possiamo pensare che tutto quello che è stato fatto quando eravamo al governo sia perfetto”.
Parla già di temi. Ma l’attualità suggerisce che il partito naviga a vista e senza una guida
“Un rilancio forte può arrivare dai congressi. Mi auguro che quello regionale e quelli territoriali possano essere celebrati entro il mese di novembre. E che quanto prima possa svolgersi anche quello nazionale, che sarà un’occasione per un confronto aperto e per poter eleggere il nuovo segretario”.
La stagione congressuale è cominciata in Toscana, dove solo 1/3 dei vostri iscritti ha deciso di esprimersi.
“E’ un dato negativo, che conferma l’esigenza di creare entusiasmo e partecipazione sui territori. Senz’altro il congresso sarà anche l’occasione per incontrare moltissimi elettori, soprattutto quelli delusi, e trovare insieme le ragioni per andare avanti e rilanciare un progetto per il Paese. Oggi è più necessario che mai dinanzi all’avanzare della destra leghista e del Movimento 5 Stelle che stanno penalizzando il Meridione e in particolare la Sicilia”.
Crede che nell’agenda di governo non si parli abbastanza di Sud?
“Considero la sua una battuta, più che una domanda (e sorride). I gialloverdi stanno depredando la Sicilia di fondi che erano stati assegnati dal governo Gentiloni. Mi riferisco soprattutto a quelli per le periferie, circa 200 milioni di euro destinati alle aree più bisognose e sottosviluppate del territorio siciliano. Il governo parla della Flat Tax, che è Robin Hood al contrario: togliere ai poveri per dare i ricchi. Un provvedimento per far pagare meno imposte al Nord e penalizzare il Sud, con il risultato di tagliare le risorse destinate alle politiche sociali e ai comuni. Questo è un governo leghista e anti-meridionale, che sta facendo solo danni”.
Torniamo al Pd: parteciperà alla Leopolda siciliana di Davide Faraone il 5 e 6 ottobre?
“Da capogruppo è un mio dovere. Partecipo a tutte le riunioni promosse da parlamentari del Partito Democratico. Sabato scorso abbiamo svolto un incontro molto partecipato con l’onorevole Marina Sereni. Se alla Leopolda mi chiederanno di portare un saluto a nome del gruppo parlamentare del Pd o di intervenire, ovviamente lo farò”.
Crede che manifestazioni del genere rappresentino spinte divisive per il partito? O possono contribuire a una cura rigenerante?
“Ben vengano queste occasioni di confronto aperto e libero all’interno del partito, promosse da iscritti, simpatizzanti, elettori, circoli e parlamentari. L’importante è che ci sia la voglia di maturare le ragioni dello stare insieme e non diventino occasione di divisione. Il Pd è un grande partito, aperto e plurale: è normale che al suo interno possano esserci aree politiche. Ma tutto ciò non può diventare l’occasione per un correntismo sfrenato che fino a oggi ci ha massacrato. Di correntismo si muore”.
Qualcuno ha proposto di sciogliere il Pd, Cracolici ha risposto che sarebbe meglio abolire le correnti. E’ possibile?
“Siamo di fronte a uno scenario nuovo. Guardando sia a livello nazionale che regionale, non vedo le correnti di una volta, né alcuni steccati rigidi che c’erano fino a qualche tempo fa”.
Renzi è tornato a galla. La sua presenza dà fastidio?
“Il Pd è un partito dove chi vuole si può esprimere e dire la propria, purché rispetti lo statuto. Questo vale per tutti, anche per Renzi. Penso che dobbiamo passare dall’idea di ‘Renzi uomo solo al comando’, che era un’idea sbagliata, al concetto di squadra. In una squadra c’è spazio per tutti”.
Il solito Renzi ha lanciato le prime saette contro Zingaretti, dicendo che lo vede ambiguo sui rapporti coi 5 Stelle. Qual è la sua impressione sull’unico (fin qui) candidato alle Primarie?
“Zingaretti è stato molto chiaro. Ha detto di non voler fare accordi coi 5 Stelle, anzi di averli battuti alle Regionali. Sicuramente è una figura spendibile, di livello. Rimango perplesso per due ragioni: la prima che è presidente della Regione Lazio, quindi deve moltiplicare il suo tempo da dedicare al partito, e in un momento difficile servirebbe un segretario a tempo pieno. La seconda è che lo sento parlare poco di Mezzogiorno e di lavoro. Ma ad entrambe le cose può esserci rimedio”.
Lo sosterrà?
“Ancora non c’è neanche la data del congresso. Aspetto di leggere il suo programma”.
E in Sicilia il Pd come sta? Il segretario è un reggente dimissionario che ha appena creato un’associazione politica…
“In Sicilia la situazione è drammatica. Tutti i circoli sono in enorme difficoltà, molti non sono riusciti neppure a rinnovare il tesseramento. Si sono sommati errori politici e di conduzione del partito a negligenze organizzative molto gravi. Si può recuperare, si può rilanciare, si può ripartire, ma serve entusiasmo e partecipazione da parte di tutti. E la voglia di lavorare per il bene comune”.
E’ possibile parlare con l’ala più a sinistra, i cosiddetti “partigiani”?
“Intanto, le posizioni più a sinistra vanno dimostrate coi fatti. Credo si debba dialogare con tutti se dobbiamo lavorare a un progetto unitario. Tutti devono concorrere a tracciare la linea politica”.
Quale deve essere il physique du role del nuovo segretario regionale?
“Deve essere una persona in grado di costruire il massimo dell’unità possibile, questo è il dato più rilevante. E anche di dedicare tempo a un lavoro che va fatto comune per comune, provincia per provincia, che sarà molto faticoso e impegnativo”.
L’altro giorno ha tuonato all’Ars contro l’immobilismo del governo. E’ davvero così grave la situazione a Palermo?
“Il Pd, in assemblea regionale, ha già presentato 63 disegni di legge e 120 atti ispettivi. Stiamo utilizzando tutti gli strumenti a nostra disposizione per dare una spinta alla Sicilia in tema di crescita e occupazione, e per fare opposizione a un governo sempre più assente, che non ha idee. Pensano a litigare per la scelta delle persone che devono avere incarichi di sottogoverno. Stanno tradendo persino il programma elettorale proposto ai siciliani”.
Quali sono i disegni di legge più urgenti che vorreste portare all’attenzione dell’aula?
“C’è quello sul credito d’imposta, di cui sono il primo firmatario, per aiutare occupazione e sviluppo; ce n’è un altro che prevede la riforma del settore del turismo, che ha bisogno di una buona legge per crescere ulteriormente. Anzi, credo che bisognerebbe accorpare l’assessorato al Turismo e quello ai Beni culturali: mantenerli distinti è un anacronismo. Il turismo non può essere solo balneare ma deve diventare principalmente culturale, in modo che duri 365 giorni l’anno. Anche questo disegno di legge è stato presentato, ma il governo fa finta di non vederlo”.