Per portare la delegazione siciliana alla Borsa Internazionale del Turismo di Milano, meglio conosciuta come Bit, la Regione ha messo sul piatto poco meno di mezzo milione. Per l’esattezza: 453.312 euro, compresa iva, di cui buona parte per l’acquisizione dell’area espositiva (239 mila euro) e per l’allestimento (127 mila). Ma ci sono anche 6 mila euro per il “supporto organizzativo all’attività di comunicazione ed alla conferenza stampa dell’Assessore per il Turismo” Elvira Amata. Una cifra risibile rispetto a quella sborsata, ad esempio, per l’organizzazione dello shooting fotografico a Cannes, per veicolare il brand Sicilia a Ballando con le Stelle o per la promozione del Bellini International Context, ma che rivela l’antico vizietto di questa classe politica: spendere e spandere senza alcun ritegno, seppure in presenza di una causa utile.
Perché la promozione dell’Isola su un palcoscenico così ambito (e ricchissimo) è cosa buona e giusta. Sarebbe servito vigilare altrove e in altri tempi per evitare, però, che ogni singola spesa prodotta dal Dipartimento regionale del Turismo (anche sul decreto della Bit c’è il timbro della dirigente Maria Concetta Antinoro) finisca per alimentare il sospetto dello spreco. In effetti la presenza a Milano, con Schifani, la Amata e alcuni pezzi grossi di Fratelli d’Italia – in quanto tenutari del “feudo” – è stata rendicontata sui social, grazie alle foto impeccabili postate dall’assessore in compagnia della massima autorità del ramo: ossia quella Daniela Santanché, ministro ed ex proprietaria del Twiga, che non ha ancora risolto il mistero dei costi di Open to Meraviglia, la campagna in cui utilizza la Venere di Botticelli in versione Ferragni. Ma questa è un’altra storia.
Per rimanere alle bassezze di casa nostra, partiamo da una domanda: cosa sono andati a fare Schifani & Co. alla Bit? Risposta: hanno presentato l’anno della ripresa del turismo in Sicilia che, con oltre 16 milioni 462 mila presenze complessive, rileva un incremento del 10,8% rispetto al 2022 a conferma del superamento della situazione pre-pandemica (2019) quando i pernottamenti nell’Isola si erano arrestati a 15 milioni. Il dato è ancora più imponente se si guarda alla componente straniera (+24,8% rispetto al 2022). Un fiume di visitatori dall’estero è sbarcato in Sicilia (forse) senza sapere che alcuni illustri assessori del precedente governo avevano pensato a un piano fallimentare come SeeSicily, destinando una cifra monstre (circa 23 milioni) per scopi di “comunicazione” e lasciando a bocca asciutta gli albergatori provati dalla pandemia. Ma quanti stranieri saranno arrivati nell’Isola a seguito delle inserzioni sulle piattaforme di Urbano Cairo? Quanti per aver visto al cinema le produzioni che la Sicilia Film Commission, con importanti e reiterati sforzi economici, finanzia ogni anno?
Nessuno forse. Gli americani, semmai, si sono precipitati dopo aver ammirato la splendida vista di Taormina grazie a ‘The White Lotus’, una produzione che non ha ricevuto neppure un euro di sovvenzione da parte del Balilla. Né da parte dei suoi successori, che ancora si scontrano – bontà loro – con alcuni dubbi che la Procura di Palermo e della Corte dei Conti, ma anche la Direzione generale della Politica regionale e urbana della Commissione europea (che ha denunciato la possibilità di “irregolarità con gravi conseguenze finanziarie” legate a SeeSicily) – ci terrebbero a chiarire. E poi ancora: alzi la mano quello straniero accorso nell’Isola dopo aver assistito alle indimenticabili tappe ciclistiche del Giro di Sicilia, costato un investimento pluriennale per promuovere le bellezze della Trinacria con le telecamere dall’alto.
Schifani insiste con la teoria che i risultati raggiunti dalla Sicilia, anche sul piano della ricettività alberghiera, siano il frutto “dell’efficacia delle politiche di settore poste in essere dall’amministrazione regionale e del lavoro fatto in termini di individuazione dei mercati-target e di azioni di promozione della destinazione”. La Amata, che ha ereditato i vizi e le virtù del suo padrino politico, invece si sfrega le mani in vista degli Stati Generali del Cinema, in programma ad Ortigia nel prossimo aprile, con cui la Regione “continua a supportare ed incentivare le produzioni audiovisive sul proprio territorio, forte propulsore per il cineturismo, che in Sicilia affonda le radici ad inizio secolo con il caso “Il Commissario Montalbano” che ha saputo cambiare le sorti del Ragusano”.
Tirano ancora in ballo Montalbano – le cui repliche riempiono stancamente il palinsesto della domenica sera su Rai1 – per giustificare il grande esborso di denaro da parte della Film Commission di Tarantino (già commissario straordinario della Sinfonica) che tra il 2021 ed il 2023, per il tramite dell’assessorato competente “ha messo a bando contributi alle produzioni cinematografiche per quasi 21 milioni di euro cofinanziando oltre 100 progetti audiovisivi tra lungometraggi, Film/Serie TV, Documentari e cortometraggi, determinando una ricaduta economica sul territorio, in termini di spesa diretta da parte delle case di produzioni, con un moltiplicatore di oltre il 300% dell’investimento pubblico regionale”. Cento milioni. Ma quali sono le produzioni finanziate (a dispetto di altre)? Quali di esse hanno fatto strada? Come hanno contribuito in termini di indotto?
Queste domande rimarranno senza risposta, perché evidentemente non la meritano: l’unico messaggio che è utile far passare, a suon di numeri, è che il cinema ha contribuito ad alimentare la domanda verso i nostri siti culturali, archeologici, paesaggistici. Come la Coppa d’Assi. Almeno su questo, però, Schifani avrebbe potuto dimostrarsi riconoscente nei confronti del suo predecessore, Nello Musumeci: è stato l’ex governatore ad introdurre nell’Isola il “turismo equino”, e come ricompensa gli hanno chiuso Ambelia, dove fino a qualche mese fa, oltre alla Coppa d’Assi, veniva ospitata pure la Fiera Mediterranea del Cavallo. Che affronto.
Nella lunga cartella stampa che evidenzia i successi della Regione in materia turistica, senza alcun accenno di rossore, si fa riferimento alla voce “comunicazione”. Quella che ha fruttato a Manlio Messina la vetrina delle tv nazionali e gli ha garantito, dopo l’approdo alla Camera, un lauto ritorno d’immagine all’interno dei talk show. La stessa voce che, nel dicembre 2022, aveva finito per riempire le tasche di Patrick Nassogne, capo di Absolute Blue, per organizzare uno shooting fotografico, per conto della Regione, su donne e cinema alla Mostra di Cannes (in quel caso, il Dipartimento assegnò la cifra e le mansioni, fra cui la realizzazione di ‘Casa Sicilia’, credendo che il prodotto fosse un’esclusiva dei lussemburghesi, e invece il Tar smentì quella versione: serviva una regolare d’appalto che non venne mai celebrata).
Sono finiti sotto la voce “servizi tecnici e promo-pubblicitari” gli 892 mila euro riservati, a mezzo procedura negoziata (un invito a cinque operatori, di cui quattro non hanno risposto), alla Vm Agency di Palermo nell’ambito delle Celebrazioni Belliniane. Insomma, ci sarebbero tanti episodi di comunicazione da spiegare e sviscerare – magari per arrivare al dunque: era una spesa etica? hanno funzionato? – e invece la Regione, nella sua nota rivolta al grande pubblico direttamente dalla Bit, preferisce ripiegare sui “6 spot tematici della durata di 30”, che, tradotti nelle principali lingue straniere, saranno oggetto di una campagna mediatica che coinvolgerà anche i paesi esteri. Tra i temi scelti, oltre a Natura, Cultura, Gastronomia, Attività all’aria aperta per un turismo sostenibile, Borghi, anche uno spot interamente dedicato ad Agrigento, designata capitale della Cultura 2025”.
La presenza della Regione a Milano avrebbe potuto farci capire come funziona questo mondo dorato e perché gli investimenti operati in questi anni dalla frangia turistica di Fratelli d’Italia abbiano avuto così successo. Quale sia il segreto di tanta lungimiranza, giacché il partito della Meloni, al netto degli scandali, continua a rivestire un ruolo da protagonista nella gestione del portafoglio e delle iniziative; del perché si scelgano sempre le stesse persone (Beatrice Venezi alla Foss e Gianna Fratta, ex direttore artistico della Sinfonica, come project manager delle Celebrazioni Belliniane), sborsando fior di quattrini, per portare avanti concerti e progetti. Quali regole d’ingaggio siano più remunerative e quali no. Invece è solo una valanga di numeri, un trionfo di selfie, un’autocelebrazione continua (di successi invisibili). Siamo nell’epoca del turismo patriota. Così è, se vi pare.