Dopo mesi di nulla l’Assemblea regionale siciliana mette le marce alte. Lunedì alle 20 scadono i termini per la presentazione degli emendamenti al Ddl province, ossia il disegno di legge che punta alla reintroduzione degli enti d’area vasta e di oltre 300 poltrone. Priorità massima. A tal punto da rischiare una clamorosa impugnativa: nel resto d’Italia, e in Sicilia, è vigente la Legge Delrio, che di fatto vieta un ritorno all’elezione diretta. Ma la Regione ha così tanta fretta di tornare al voto, che ha deciso – dietro le rassicurazioni verbali di un ministro (Calderoli) e nonostante la perplessità di pezzi della maggioranza – che si può andare avanti comunque. Il disegno di legge, già esitato in prima commissione, è una delle poche iniziative a tenere banco in questa fase della legislatura, tutta orientata a definire le nomine della sanità e le liste per le Europee.

Ma le altre (iniziative) sono addirittura peggio. Su tutte la norma “salva-ineleggibili”, che ha l’obiettivo di blindare il seggio di quattro deputati, tre di Fratelli d’Italia e uno di Sud chiama Nord, attualmente “impigliati” in una causa civile; e la sanatoria per salvare le case costruite a meno di 150 metri dalla battigia, fino al 1° ottobre 1983. Se vi siete mai fatti una domanda sulla qualità della proposta legislativa, questa è la risposta. Una mera elencazione di provvedimenti utili soltanto alla politica: per allargare il consenso o conservare i privilegi della ‘casta’.

Non ci sono né riforme, né guizzi, né tentativi di politica alta. Tanto meno una visione. E’ solo una cianfrusaglia legislativa utile alla salvaguardia della specie. Come nel caso delle province. Martedì inizia il dibattito all’Ars, mercoledì si passa alla votazione. L’obiettivo di Schifani & Co., che intravedono il primo risultato di questa legislatura (fin qui piena zeppa di annunci e di rigore di cartapesta, come sul caro-voli), è allineare l’appuntamento con le urne all’Election Day, che Palazzo Chigi ha fissato per l’8 e 9 giugno prossimi. Dalla disamina articolata del presidente della commissione Affari istituzionali, Ignazio Abbate (DC), emerge la spregiudicatezza di una norma che prevede “un maggiore numero di consiglieri e assessori e, soprattutto, più competenze da affidare agli enti”, ma anche “maggiori risorse finanziarie per le spese relative alla realizzazione delle elezioni e, in aggiunta, un ulteriore stanziamento finanziario per le spese inerenti al funzionamento degli enti”. Più poltrone e più spesa: davvero un bell’affare.

Lo stesso Abbate, dal profilo facebook della Democrazia Cristiana, ammette che “il superamento della legge Delrio rimane lo scoglio più importante”. E ad ogni modo, “se l’aula dovesse determinarsi entro i tempi tecnici previsti, compreso l’esame di eventuali modifiche al testo, l’election day rappresenterebbe un momento di risparmio economico da non sottovalutare. La riforma non sarà il pretesto per creare poltrone – precisa – ma di efficienza dell’attività amministrativa grazie alla maggiore presenza di soggetti istituzionali chiamati a vigilare sul territorio e a risolvere le esigenze della provincia considerata. Ne è convinto il centrodestra”. La politica, non solo il centrodestra, risulterebbe più credibile se, nel frattempo, avesse condotto altre battaglie in favore dei cittadini, dell’ammodernamento della burocrazia, della tutela e salvaguardia dei beni culturali, del rilancio turistico. In assenza di qualsivoglia segnale, però, è normale ipotizzare che la sospirata riforma – di cui ai siciliani frega il giusto – rappresenti un obiettivo nel medio termine a uso e consumo dei palazzi.

E va addirittura peggio sulle altre due proposte. La sanatoria, che secondo il primo firmatario Giorgio Assenza (FdI) dovrebbe sanare un’ingiustizia sorta 40 anni fa, appare come un tentativo strenuo di cancellare abusi edilizi che avrebbero dovuto pagare il pegno della demolizione, ma anche in mancanza di fondi destinati all’uopo, sono rimasti nel limbo. Per i Cinque Stelle, da sempre contrari, si tratta “dell’ennesimo e intollerabile sfregio all’ambiente targato centrodestra, il vergognoso regalo del governo Schifani agli speculatori in vista delle prossime tornate elettorali. Una norma acchiappavoti con cui si prendono in giro i cittadini”. A intervenire, su Focusicilia, è Giampiero Trizzino, ex parlamentare M5s e avvocato ambientalista: “L’interpretazione autentica di una norma così datata è un’operazione pericolosa. Fa retrocedere i suoi effetti al tempo in cui fu emanata dando vita a sperequazioni. Tra chi, ad esempio, ha subito l’abbattimento di un immobile e chi invece oggi per la stessa tipologia di abuso otterrebbe la sanatoria. Una aberrazione giuridica e una nuova aggressione al paesaggio”. Poco da aggiungere sotto il profilo tecnico. Ma vuoi mettere qualche voto in più alle Europee?

L’ultima proposta di calibro dell’Ars, anche qui addivenuta a un voto “sospetto” in prima commissione (un blitz di Fratelli d’Italia cui non si sono prestati né la Dc né Forza Italia), riguarda la legge “salva-ineleggibili”. Una norma che cancellerebbe alcune incompatibilità elettive di taluni deputati che oggi sono sottoposti al giudizio dei tribunali civili. Alcuni dei quali già al secondo grado (e a rischio poltrona). Come Giuseppe Catania, sindaco di Mussomeli, che il tribunale di Palermo ha ritenuto “ineleggibile” perché al momento del voto era vicepresidente del Gal Terre del Nisseno, società che riceve contributi da parte della Regione. Anche un altro Catania, Nicola, e il presidente della commissione Bilancio, Dario Daidone, sono con un piede fuori dall’Assemblea e potrebbero salvarsi ridisegnando il perimetro delle incompatibilità, ovviamente con valenza retroattiva. Così come il deluchiano Davide Vasta, atteso dalla sentenza d’appello.

Anche in questo caso si tratterebbe di una norma ad personam, svilente per i tempi e per il modo, che però verrà spacciata – la sanatoria insegna – come un tentativo di cancellare un’ingiustizia. Nei confronti dei quattro… Per questo Cuffaro si è pubblicamente defilato: “Abbiamo detto chiaramente che siamo contrari ma se ci sarà una linea della maggioranza la seguiremo”, ha detto a Live Sicilia. Mentre un candidato con De Luca alle ultime elezioni, Santo Privitera, è già pronto a rivolgersi alla magistratura penale: “Ho dato già mandato al mio legale Andrea Nunzio Russo di presentare un esposto contro la condotta incostituzionale, e non solo, di tre deputati che hanno esitato in commissione Affari Istituzionali all’Ars la norma salva-ineleggibili”. Si tratta dei meloniani Intravaia e Savarino e dell’autonomista Carta che “ignorano la nostra Carta Costituzionale. Questi, infatti, con l’astensione e l’assenza degli altri deputati hanno esitato, per il momento solo in commissione, la sanatoria salva-ineleggibili, nonostante il circostanziato parere contrario in diritto dell’ufficio legislativo dell’Assemblea regionale siciliana. Siamo davanti a gravi violazioni statutarie e dell’ordinamento giuridico perpetrate – conclude Primavera -. Non rimane altro che chiedere l’intervento della magistratura penale”.

E in effetti anche gli uffici dell’Ars hanno messo il dito nella piaga, ribadendo a chiare lettere che la proposta legislativa è ritenuta “una diretta violazione dello Statuto speciale” e va “in contrasto con la costante giurisprudenza costituzionale”. Il presidente Galvagno – stanco delle frequenti impugnative provenienti da Roma – aveva detto di vigilare su norme che potessero intaccare la credibilità della Regione siciliana al cospetto di Palazzo Chigi prima e della Corte Costituzionale poi. Ma qui siamo di fronte a tre casi che hanno già fatto arrossire i costituzionalisti di mezza Italia e, tuttavia, si fa finta di niente. Si prosegue in questo azzardo senza alcuna vergogna (e con nient’altro, magari di più pregnante, da raccontare). E’ il parlamento siciliano, bellezza.