Sono i “grandi elettori” di questo governo o se vogliamo, visto il clima natalizio, i tre re magi. Partono ricchi (di voti) e, sovente, consegnano doni. I tre super assessori di Schifani – Falcone, Sammartino e Tamajo, in rigoroso ordine alfabetico – sono gli unici, inoltre, ad essersi guadagnati un margine d’autonomia e un presidio d’autorevolezza.

Anche se, specie per Marco Falcone, non è stato facile (e non lo è tuttora). Fin dall’inizio, infatti, ha dovuto cancellare il lascito e la cattiva fama del suo predecessore, Gaetano Armao, puntando tutte le fiches sulle doti di lavoratore indefesso (“E’ più stronzo, ma almeno è più serio”, ha detto di lui Gianfranco Micciché). Si è visto scippare la delega alla Programmazione, e tuttavia ha stretto i denti e resistito. Da semplice “ragioniere”. Fino a un episodio del novembre scorso, quando grazie a un meeting di Forza Italia celebrato a Taormina, è riuscito a ritagliarsi quel presidio d’autorevolezza di cui sopra e, in un certo senso, una riconoscibilità maggiore anche agli occhi del governatore (altro che il ventriloquo Caruso).

Falcone in Sicilia è un pezzo importante di Forza Italia: perché ha alle spalle Tajani e Gasparri, e sarà il prossimo candidato di spicco alle Europee. Esige rispetto. E rispetto gli sarà dato nella misura in cui riuscirà a rendersi utile per il suo governo, senza giochicchiare troppo con le opposizioni. Anche in questa sessione finanziaria s’è tolto d’impaccio, ottenendo un accordo per evitare l’esercizio provvisorio (Armao non c’è mai riuscito). Gli sarà costato un inciucio, un tesoretto che dovrebbe aggirarsi sui 30 milioni, sicuramente qualche sfottò (come “l’ansia da prestazione” curata col “viagra De Luca”), ma alla fine ha tenuto la barra dritta e ha avuto ragione. La medaglietta se la cucirà sul petto, anche grazie a una serie di contributi – vedi quello per le edicole o per l’abbattimento degli interessi sui mutui a tasso variabile per l’acquisto della prima casa – che portano la sua firma. Inoltre c’è la sua impronta sull’Accordo con lo Stato sottoscritto con Giorgetti, in nome del quale Schifani ha aperto la nuova stagione dei concorsi e annunciato l’innalzamento della quota di compartecipazione dello Stato alla spesa sanitaria (cioè più risorse per l’Isola).

Poi c’è Luca Sammartino, l’enfant prodige. Ha perso il primato di Mr. Preferenze – colpa di quel “diavolo” di Tamajo – ma ha risentito minimamente del transito dal Pd a Italia Viva fino al Carroccio. Con un bottino di ventimila voti ha bussato alle porte di Salvini e ha trovato praterie (bypassando la vecchia guardia del partito); ha bussato a quelle di Schifani ed è diventato suo vice. Rispettatissimo. E oggi ha consacrato la Sicilia come “Regione europea della gastronomia 2025”. La prima in Italia a ricevere il prestigioso riconoscimento assegnato dall’International institute of gastronomy, culture, arts and tourism (Igcat). “Il governo siciliano – ha detto l’assessore – ha deciso di mettere in piedi un grande piano di investimenti per valorizzare questo inestimabile patrimonio e accogliere i turisti che verranno in Sicilia ad assaggiare i nostri prodotti, conoscere la nostra tradizione e scoprire l’incredibile magia dei nostri paesaggi”.

Uno dei primi provvedimenti inseriti nella Legge di Stabilità, attualmente in discussione a Sala d’Ercole, è l’istituzione di un fondo da tre milioni per sostenere l’iniziativa. Ci sono pure l’erogazione di contributi, pari a 1,5 milioni, in favore di Comuni, altri enti pubblici e soggetti privati per il recupero, la fruizione e la valorizzazione dei borghi marinari; e lo stanziamento di 5 milioni all’Esa per interventi di manutenzione sulla viabilità rurale per l’accesso ai terreni agricoli e forestali e per l’irregimentazione delle acque. Sammartino è anche l’unico, in questa fase, ad aver portato a casa un principio di riforma – la commissione Attività produttive ha esitato il ddl sui Consorzi di Bonifica, che adesso dovrà proseguire il suo iter – e di certo non fa mancare aiuti al settore. Qualche giorno fa è stato annunciato l’arrivo di 44 milioni per gli agricoltori siciliani da destinare all’acquisto di nuovi e più moderni macchinari. “Il contributo, in conto capitale, può arrivare fino a un massimo del 65 per cento dell’importo dei costi di investimento ammissibili, ma per i giovani agricoltori (41 anni non compiuti) il massimale è fino all’80 per cento”, si legge in una nota di Palazzo d’Orleans.

Sammartino è un portatore di voti, ma il primato dei contributi spetta all’altro pezzo grosso: Edy Tamajo. L’assessore alle Attività produttive, schifaniano di razza e Mondello-centrico, ha il padre assessore al Comune di Palermo. Una rara abilità nel saper parlare con le persone e doti organizzative niente male: qualche settimana fa s’è intestato la prima edizione di ‘Innovazione Sicilia’, un riconoscimento che intende valorizzare e promuovere aziende, enti e privati che si sono contraddistinti in uno o più settori della Strategia Regionale dell’Innovazione. E poi ci sono i piccioli – “Con le attività produttive si può fare la terza guerra mondiale”, diceva un certo Montante – cioè il classico zucchero che non guasta bevanda. Basta semplicemente risalire agli ultimi tre Avvisi dell’assessorato per capire di cosa si parla. Primo provvedimento: il Bonus Energia. Lo riceveranno le 2.756 imprese siciliane ammesse al contributo della Regione per compensare l’aumento dei costi di elettricità nel 2022. Il tesoretto ammonta a 76 milioni. Gli importi liquidati vanno da un massimo di 200 mila a un minimo di 3 mila euro, con un valore medio pari a 27.870 euro. A ricevere il contributo sono state per lo più micro, piccole e medie imprese, ma tra i beneficiari ci sono anche aziende di grandi dimensioni.

Secondo tassello: l’Avviso “Fare Impresa in Sicilia”. Trattasi di agevolazioni a fondo perduto fino al 90 per cento per neo imprenditori, giovani e donne, che vogliono fare impresa nell’Isola. Le somme saranno curate dall’Irfis in qualità di soggetto gestore. Un’altra misura da 26 milioni, molto ghiotta, rivolta alle piccole e micro imprese che hanno un’unità operativa in Sicilia. Il progetto da presentare deve avere un costo che va dai 50 ai 300 mila euro e deve essere attuato entro 24 mesi dal finanziamento. Le agevolazioni sono concesse a fondo perduto fino a un massimo del 90 per cento. L’altra misura, già esitata, si chiama “Più artigianato”. Sono 425 le domande di investimento pervenute per l’avviso pubblicato la scorsa estate dall’assessorato, che vede come soggetto attuatore il Crias e regolamenta le agevolazioni per le imprese artigiane dell’isola da un fondo di circa 39 milioni. Consiste nell’abbattimento degli interessi sui finanziamenti bancari/contratti di leasing finanziario fino all’80% del tasso di riferimento vigente alla data di stipula del finanziamento a cui si aggiunge un contributo in conto capitale pari al 20% degli investimenti sostenuti.

Al netto dei tecnicismi ciò che conta è la sostanza: chi ha i soldi, fa. E chi fa, non ha ostacoli. Per una questione di rispetto istituzionale, di forza elettorale, di autorevolezza (e copertura) politica. Falcone, Sammartino e Tamajo ne hanno acquisito, bontà loro, in abbondanza.