Toc toc. La questione morale bussa ancora una volta al portone di Palazzo d’Orleans ma il presidente della Regione non ci sente. Non apre nemmeno lo spioncino per capire le dimensioni del nuovo scandalo. Abbagliato dagli specchi che i pagnottisti del cerchio magico gli tengono davanti agli occhi per nutrire il suo narcisismo, Renato Schifani si è convinto che tutto gli è consentito. E si lascia perciò trascinare dagli umori, dalle simpatie, dalle logiche del clan. Al punto da ignorare le leggi costruite negli anni per evitare clientelismi e conflitti d’interesse. A cominciare da quella – la numero 26 del 2012 – che vieta la moltiplicazione degli incarichi e degli stipendi assegnati ai suoi fraternissimi amici. La questione morale, va da sé, tambureggia anche nelle dorate stanze dell’Ars. Ma non trova ascolto nemmeno lì: le opposizioni sono più sorde di Schifani.