Il pagnottista musicale si è ingozzato. A forza di rastrellare incarichi, stipendi e affari si è appesantito a tal punto che rischia di affogare. Parliamo, ovviamente, di Andrea Peria. Al quale non bastava la presidenza del Corecom, l’ente più inutile che ci sia. E non gli bastava nemmeno l’appalto, ottenuto in fretta e furia dal Comune di Palermo, per il Festino di Santa Rosalia, né la direzione dell’ignoto e sperduto Festival di Morgantina: tutta roba finanziata con denaro pubblico. Appena è entrato nel cerchio magico di Renato Schifani ha chiesto di salire ai piani alti dell’Orchestra sinfonica siciliana, preludio per una scalata ancora più ardita: quella al vertice del Teatro Massimo, dove per fortuna ancora regna, incontrastato, il compositore Marco Betta. Il presidente della Regione non lo ha fatto attendere: gli ha riconosciuto il merito di essere stato il primo a tradire il suo odiato nemico Gianfranco Miccichè e lo ha nominato sovrintendente della (ex prestigiosa) istituzione musicale con sede al Teatro Politeama.
Credevano – Schifani e il pagnottista – di farla franca. Avevano dimenticato un dettaglio: che la sovrintendenza della Sinfonica viene considerata dalla legge regionale un “incarico esclusivo”. Andrea Peria, prima di ricoprirlo, avrebbe dovuto rinunciare a tutte le altre poltrone e a tutti gli altri stipendi. Non lo ha fatto. E alla Sinfonica è successo il finimondo. Il presidente dei revisori dei conti ha posto ufficialmente “la questione delle criticità”. Il presidente della Fondazione ha girato il richiamo dei revisori al consiglio di amministrazione. Il consiglio si è spaccato e il presidente, Gaetano Cuccio, si è dimesso. Scrivendo e spedendo lettere di fuoco.
Il pallino passa ora nelle mani dell’assessore al Turismo. Spetterà a Elvira Amata, di Fratelli d’Italia, verificare “la sussistenza delle cause di incompatibilità” e agire di conseguenza. L’affaire è ancora alle prime battute. Chi vivrà vedrà.