Ora tutti a copiarlo. Siamo tutti bravi a copiare, abbiamo cominciato con le versioni di greco al liceo e non abbiamo finito più. E via con interrogazioni, proposte di legge, interviste inquiete, amari sarcasmi a iosa. Ma l’originale ce l’abbiamo noi, il primo, the first, che ha deciso di rispondere a paradosso con paradosso, o se preferite, e non avete le scuole alte, a minchiata con minchiata.
E’ stato lui Saverio Bosco, 32 anni, il più giovane sindaco della storia di Lentini provincia di Siracusa, borgo ricco di aranceti, che diede i natali a Jacopo da Lentini, detto “il notaro”, insigne letterato del Duecento a cui viene attribuita l’invenzione della forma poetica del sonetto…
E’ stato lui Bosco “figlio” (per distinguerlo dal padre pure lui a suo tempo sindaco e deputato regionale del Pci)… E’ stato lui che ha preso penna carta e calamaio e ha scritto a Conte, Salvini, e a mezzo governo chiedendo che i debiti che i cittadini lentinesi hanno nei confronti del Comune vengano rateizzati in 76 anni, come i milioni arrobbati dalla Lega.
E giustamente Saverio nostro argomenta che qui c’è la fame, la disoccupazione a doppia cifra, le imprese agonizzano e quindi, se siamo tutti uguali senza differenza di religione (politica) e di razza (politica) e di lingua (politica) come recita la Costituzione – che grillini e leghisti all’ultimo referendum hanno combattuto per lasciarla così com’è – allora 76 anni di rate a tutti i lentinesi morosi.
E c’è chi dirà, chi già afferma, chi lamenta che si tratta di una provocazione, di un attacco politico, di una strumentalizzazione. E probabilmente “la lettera” di Bosco Jr e tutte le iniziative a cascata sullo stesso tema sono provocazioni, attacchi strumentali. Ma la rateizzazione in 76 anni allora cos’è?