Si avvicina il Natale, sono ricominciate le simulazioni, ma i voli sono sempre carissimi. Tali e quali a un anno fa, forse qualcosina in più. Ergo: Renato Schifani ha perso tempo. Il presidente, imbronciato per il mancato invito del magnate giapponese all’evento del Politeama, non ha ancora trovato le parole per descrivere la propria indignazione a riguardo. Questa volta, oltre a Ita e Ryanair, servirebbe una lavata di capo anche ai suoi amici di Aeroitalia – l’amministratore delegato Gaetano Intrieri e il country manager Paolo Corona (“l’uomo di Schifani”) – che avevano promesso tariffe calmierate e oggi, se vuoi partire con un bagaglio, costringono a sborsare 300 euro per un Palermo-Fiumicino a ridosso delle feste. E’ la concorrenza, bellezza. Che Schifani ha provato in tutti i modi ad annientare, utilizzando il movente dei “siciliani vessati”.
Ma neppure il terzo vettore è riuscito a restituire dignità ai passeggeri che sotto le feste vorrebbero rientrare a casa a prezzi dignitosi (però, per Tirana, Wizzair propone collegamenti a 9,99 euro, forse converrebbe fare scalo in Albania). Appurato il fallimento – politico e diplomatico – è logico voltarsi indietro: e ripartire dalla denuncia all’Antitrust del cartello fra Ita e Ryanair, passando per le male parole rivolte alla compagnia irlandese, che ha tolto il disturbo a Comiso e minacciato di tagliare il 10 per cento delle tratte altrove; senza dimenticare la creazione di un osservatorio (inutile) per monitorare i prezzi, il pressing sul ministro Urso per assumere un’iniziativa (poi decapitata da Palazzo Chigi) di imporre un tetto all’algoritmo dei rincari, e il tentativo di riconciliazione con Eddie Wilson, n.2 di Ryanair, invitato a Palazzo d’Orleans per distendere i toni.
Una serie di eventi inusitati, e arricchiti da alcune marachelle: l’impuntatura sull’aeroporto di Catania (nessuno tocchi il monopolio di Sac); il cazziatone a Gesap per non aver accolto i voli dirottati da Fontanarossa durante l’estate nera eccetera eccetera… L’unico inchino, invece, è stato riservato ad Aeroitalia, che ha fatto irruzione in tutti gli scali siciliani – anche se a Comiso ha annunciato e cancellato in fretta e furia il collegamento con Napoli, dopo aver chiuso Bucarest – e annunciata come “la salvezza”. Ciò non è bastato, però, a cancellare alcune opacità. Una vicenda ricostruita su ‘La Sicilia’ da Mario Barresi, secondo cui il country manager della compagnia, Paolo Corona, “a Punta Raisi si autodefinisce e si muove come «uomo di Schifani». In Gesap, magari per rispetto presidenziale, lo tollerano. E un po’ lo subiscono”. Ci sono pochi dubbi sull’influenza di Corona: ha appena ricevuto una consulenza da Gesap, la società di gestione del Falcone-Borsellino per 9 mila euro; ha fatto assumere il figlio, Bruno, alla Asc Handling; compare in tutte le foto ricordo, con o senza il governatore.
Non vorremmo che la vicenda del caro-voli, di Aeroitalia, delle società di gestione – a Catania il sindaco Trantino ha chiesto le dimissioni del Cda della Sac, senza ottenerle – sia solo un tentativo per distrarre dai veri affari: cioè incarichi, clientele, consulenze, giochini di potere. Perché se così fosse, i siciliani avrebbero molti più elementi, rispetto a un volo da 400 euro, per indignarsi. Giammai, sarà senz’altro una coincidenza. Ma tornando agli effetti della protesta decisa, dei pugni sul tavolo, del mascariamento degli irlandesi, oggi l’unico effetto visibile è quello rappresentato dal Giornale di Sicilia: con Ryanair fare la spola Torino-Palermo costa 553 euro, Milano-Palermo 475 euro e Milano-Catania 524 euro. Invece da Venezia e Palermo ci vogliono 485 euro. Tutto questo nel periodo fra il 22 dicembre e il 6 gennaio. Cifre raddoppiate rispetto a un Palermo-Londra, che costa 240 euro.
Ryanair, che dopo la minaccia di tagliare il 10% dei collegamenti da Palermo e Catania, si è presentata a Palazzo d’Orleans in segno di pace, ha ripreso nella sua mission: spennarci vivi. Eppure dalla Regione, lo scorso 20 settembre, filtrava ottimismo: “Ho preso atto dei nuovi programmi di investimento della compagnia – disse Schifani a confronto con Wilson -. Sono pienamente cosciente dell’importante ruolo che Ryanair riveste nel mercato italiano e soprattutto in quello siciliano, per questo ho accolto la richiesta di un incontro che potrebbe segnare l’avvio di una nuova stagione di dialogo”.
Invece no: soltanto prese in giro. A cui seguirà la solita lagna, e il rilancio di nuove iniziative. A proposito, che fine ha fatto l’idea di alleggerire le tasche dei fuorisede stanziando un contributo (offerto come bonus sconto) a carico della Regione? Fra qualche giorno si votano le variazioni di bilancio – un collegato-ter alla Finanziaria – e sarebbe un’occasione imperdibile per dar seguito alle ipotesi prospettate la scorsa estate. A Schifani l’ha ricordato in questi giorni la senatrice Musolino di Italia Viva: “All’inizio del mandato – spiega l’ex deluchiana – Schifani aveva ventilato un fantomatico bonus sconto per i siciliani, promesso per il primo anno di amministrazione. I siciliani sanno perfettamente che per ora è rimasta solo una promessa elettorale. Bene Presidente, è arrivato il momento di giocare quella carta!”. Anche perché, ribadisce la senatrice, “gli aerei delle principali compagnie tra cui Ryanair, Ita ad Aeroitalia (la compagnia voluta dal Presidente della Regione) sono spesso completamente prenotati durante le festività il che porta a un aumento esorbitante dei costi dei biglietti”.
“Che cosa hanno prodotto – chiede la deputata Jose Marano, del M5S – i ripetuti annunci fatti dal presidente della Regione nell’ultimo anno? Come era previsto e prevedibile, i prezzi, già ai primi di novembre, sono alle stelle, figuriamoci sotto le feste. E quali sono i risultati dell’osservatorio speciale istituto da Schifani per contrastare il caro voli che in un anno si è riunito solo due volte? Non si sono rivelate produttive – continua Marano – nemmeno le altre mosse governative, visto che la compagnia tanto voluta dal presidente ha iniziato ad alzare i prezzi delle tratte per Catania e Palermo a ridosso delle festività natalizie”. La foglia di fico è diventata davvero troppo piccola: il caro-voli, utilizzato per mascherare la profonda inefficienza della macchina amministrativa e della squadra di governo, non basta più a coprire le vergogne di questo primo anno di legislatura.