La Rap, la municipalizzata di Palermo che si occupa di raccolta dei rifiuti, costa 120 milioni l’anno: eppure la monnezza resta per strada (e i compattatori in garage: guasti). Allo stesso modo, nonostante i 9 miliardi di budget, l’assessorato alla Salute non riesce a garantire un ricovero o una prestazione ambulatoriale ai pazienti. Quelli che, in questi giorni, avrebbero dovuto operarsi all’anca o sostituire una protesi, resteranno letteralmente per strada. Come la monnezza dell’Albergheria. Il paragone è forte, ma rende l’idea di quanto la Sicilia sia indietro sul piano della civiltà.
Capitolo sanità. E’ notizia di ieri che a Villa Sofia, dove insiste il Trauma Center di riferimento per la Sicilia occidentale (cioè quello che assiste i politraumatizzati in codice rosso), il reparto d’ortopedia dovrà chiudere per carenza di medici. E’ andato via pure il primario: da questo momento si dedicherà all’attività libero-professionale. “Turni massacranti, condizioni strutturali carenti, stipendi troppo bassi rispetto alla mole di lavoro: ecco perché i medici fuggono dagli ospedali”, ha detto Massimiliano Mosca a Repubblica. E poco importa che, dal suo addio (e da quello di numerosi chirurghi: sono piovute dimissioni a cascata), l’assessorato regionale alla Salute non sappia che pesci prendere. La notizia di un trasferimento del reparto al Policlinico è stata stoppata dal rettore dell’Università di Palermo, Massimo Midiri, e da un vertice in assessorato, alla presenza dei commissari straordinari e ai direttori sanitari delle Aziende palermitane: fumata nera. A Villa Sofia, però, da oggi va in scena il blocco dei ricoveri e il trasferimento dei pazienti in attesa in altre strutture. Forse, se tutto s’incastrerà a dovere, si procederà con una disposizione di servizio per trasferire i medici che lavorano attualmente nei reparti di Ortopedia di Partinico e Termini Imerese, che già non godono di ottima salute.
Capitolo rifiuti. Secondo Repubblica, la Rap costa ai contribuenti 120 milioni l’anno e ne recupera meno di due con il riciclo. Ma la cosa peggiore è che in dieci anni – da quando ha rimpiazzato Amia – non è riuscita a raggiungere il 20% di raccolta differenziata (le normative europee imporrebbero il 65). Non funziona nemmeno il servizio porta a porta (limitato a 4 cittadini su dieci), e gli ingombranti restano perennemente sui marciapiedi. Inoltre i suoi impiegati sono spesso al centro di indagini della magistratura (l’ultima riguarda l’assenteismo). Però, da buona municipalizzata, gode di continue ricapitalizzazioni che non sovvertono nemmeno per un istante l’ordine delle cose. Ma a che serve pagare?