L’epicentro della crisi che si è sviluppata alla Regione e che ogni giorno rende sempre più difficile l’azione di governo, non è Palermo. Bensì Agrigento. Territorio periferico, dal punto di vista geografico, ma contesissimo (e rovente) bacino elettorale. Specie dal ritorno di Totò Cuffaro, che negli ultimi giorni ha cooptato alcuni rappresentanti sia nel capoluogo che a Canicattì, e che nello scorso fine settimana ha riempito Ribera con la festa dell’Amicizia.
Il caos sulla Sanità è nato da un’intervista del capogruppo della DC, Carmelo Pace, a una tv di Sciacca e alla replica piccata del sindaco di Montevago, Margherita La Rocca Ruvolo, che è anche parlamentare regionale di Forza Italia. Tutti, o quasi tutti, temono che le nomine dei manager siano decise nel “retrobottega” di Totò Cuffaro, compresa la minoranza del partito di Schifani, mentre fonti della DC negano qualsiasi addebito e rilanciano: “La Democrazia Cristiana – ha detto il segretario Cirillo – chiede con forza al Presidente della Regione di scegliere i più competenti” e di “approvare le nomine in giunta senza consultare i partiti”. Ma il messaggio più interessante, forse, è quello recapitato alla “ribelle” La Rocca Ruvolo: “Tutti gli incontri si sono sempre tenuti nella sede di Forza Italia che è il suo partito, in una stanza ricca di luce con un bel tavolo che per nulla somiglia ad un retro bottega e per ciò la sua dichiarazione risulta infondata e di pessimo gusto”, conclude Cirillo.
Ma la questione è persino più complicata di così. Al netto del fatto che la sanità in provincia di Agrigento lascia parecchio a desiderare, sono tanti i competitor che non si sognano di lasciare spazio ai contender, specie se sono temuti e si chiamano Totò Cuffaro. Arriva da Licata l’europarlamentare leghista Annalisa Tardino, già segretaria del Carroccio e contraria a qualsiasi accordo elettorale con la Dc; ma anche la meloniana Giusy Savarino, il democristiano Carmelo Pullara, l’altro forzista Riccardo Gallo e il lombardiano, assessore all’Energia, Roberto Di Mauro. Nessuno è disposto a cedere la propria sfera di consenso, mostrando il fianco al rivale più accreditato. Non solo con le nomine in ballo (l’attuale commissario dell’ASP è Mauro Zappia), ma anche in vista delle prossime Europee. Gli spazi si sono notevolmente ristretti, quasi azzerati. E’ l’effetto Cuffaro.