La madre di tutti gli scandali è SeeSicily, il programma bluff di Fratelli d’Italia che, con la banalissima scusa di promuovere il turismo, ha regalato 24,8 milioni di euro, ai grandi gruppi editoriali, da Mediaset alla Rai a Urbano Cairo, padrone del Corriere della Sera e de La7 tv. Poi ci sono gli scandali minori: Cannes Uno, Cannes Due. Fino al Bellini Context, appena concluso. Tutte iniziative azzardate, soprattutto perché nascondono un trucco chiamato “comunicazione”: una parola magica e vaga che consente ai maneggioni della politica di favorire gli amici, di foraggiare le clientele, di ingraziarsi giornali e televisioni, di lustrare la propria immagine e, all’un tempo, d lucidare i bilanci di aziende che sanno come disobbligarsi. Per la comunicazione del Bellini Context sono stati versati a un privato – un habitué del colpo grosso – quasi 900 mila euro. Al teatro lirico di Catania che, con orchestra e cantanti, ha curato l’allestimento e la messa in scena delle opere principali, solo 740 mila euro. Evviva la cultura.
Strano mondo questo dei “comunicatori” che fiancheggiano la politica, che hanno agganci solidi e consolidati con l’assessore, che lanciano occhiate d’intesa agli affaristi ingrottati nelle amministrazioni, che riescono ad agguantare gli stanziamenti più sostanziosi. E’ gente abile – del mestiere, si diceva una volta – quella che viene scelta per veicolare i soldi destinati ufficialmente alla maggiore glorificazione di festival e concerti jazz, di rassegne cinematografiche e premi letterari, di musica lirica e musica sacra, come quella che allieterà fra qualche settimana il Duomo di Monreale. Nessun funzionario della Regione si azzarderà mai a chiedere un resoconto dettagliato di come sono state spese le somme, di quali professionisti sono stati impegnati, di quanti pagnottisti hanno partecipato alla cena del signore. Solo l’assessore può chiedere se le sue volontà sono state rispettate, anche nelle pieghe più recondite. Ne deriva che il “comunicatore” è una figura intoccabile. Vanta un patto segreto col potere. E’ un uomo di fiducia. “Mamma comanda e picciotto va e fa”, diceva Alberto Sordi in uno dei suoi film più riusciti.
Il “comunicatore” sa come gestire le amicizie. Sa quali sono quelle da esibire e quelle da tenere riservate. L’agenzia che ha fatto il colpo grosso del Bellini Context annovera pubblicamente, tra i suoi clienti, la prefettura e la questura di Palermo, il ministero della Giustizia e quello degli Interni. Li ha sistemati in cima al lungo elenco delle amministrazioni che si avvalgono dei suoi servizi e li indossa come un’aureola fluorescente, intrecciata di orgoglio e santità, di legalità e trasparenza. Onore al merito, per carità. Hic genuflectur. Poi però ti imbatti in una sigla che non t’aspetti, il Corecom: quel carrozzone inutile che, teoricamente, molto teoricamente, dovrebbe vigilare sull’equilibrio e la professionalità del giornalismo, dei media e della comunicazione in Sicilia. E ti chiedi: quale evento avrà impupato il Sommo Comunicatore del Bellini Context per il Comitato Regionale della Comunicazione, il cui presidente, Andrea Peria, manco a dirlo, impupa già, con una sua azienda, altri eventi per Forza Italia, per il Comune di Palermo e per il governatore Renato Schifani?
Misteri di una Regione, senza capo né coda, che passa il tempo a finanziare e a produrre convention, feste e celebrazioni. Tutte rigorosamente con buffet. Torna, prepotentemente, alla memoria il Diario 1845 di Soeren Kierkegaard: “La nave è in mano al cuoco di bordo. Il megafono del comandante non trasmette la rotta ma il menù dell’indomani”.