Per capire quale vento spira nelle tv italiane bastava guardare, giovedì sera, tre trasmissioni: “Stasera Italia”, il preserale di Rete4 condotto da Nicola Porro; “Dritto e Rovescio”, la trasmissione, sempre di Rete4, affidata a Paolo Del Debbio; e “Otto e mezzo”, il preserrale de La7 condotto da Lilly Gruber. Bene, su “Stasera Italia” – Aridatece Barbara Palombelli, per favore – è stato officiata, manco a dirlo, la quotidiana messa in gloria di Giorgia Meloni. L’officiante, appartenente al Sacro Ordine dei Comizianti, e chiamato subito sul grande schermo dal suddiacono Porro è stato, manco a dirlo, Matteo Salvini, vice presidente del Consiglio e ministro delle Infrastrutture. I due hanno regalato ai pochi telespettatori che ancora si ostinato a guardare Rete4, una predica di oltre mezz’ora il cui unico obiettivo era quello di esorcizzare la maledizione degli immigrati, un demonio che si è ormai impadronito di Lampedusa, della Sicilia, dell’Italia, e che rischia di trascinare nel vortice del disastro tutte le velleità e le propagande di questo governo.
Una breve pausa pubblicitaria e rieccoci nella cattedrale di TeleMeloni dove, chiamato con grande riverenza dal diacono Del Debbio, è salito sull’altare l’altro officiante: il cardinale Antonio Tajani, anche lui vice presidente del Consiglio e ministro degli Esteri. La Santa Messa – un Pontificale, stavo per dire, con tanti turibolari pronti a spargere incenso mirra – si è protratto per quasi un ora. Con tutte le liturgie e le giaculatorie più consunte: le colpe dell’immigrazione clandestina sono dell’Europa; la catastrofe dell’aumento dei tassi è da ricondurre all’Europa: come il carovita e ogni altro problema che si frappone fra Giorgia Meloni e la santità. Diciamolo: a Palazzo Chigi il ministro Tajani, di Forza Italia, vede solo santi, angeli e arcangeli: perché il maligno – Mysterium inquietatis, lo chiamava San Paolo – è nascosto, va da sé, tra Bruxelles e Strasburgo. E anche a Francoforte, sede della Banca Centrale Europea, governata da quella strega francese chiamata Marine Lagarde.
Di tutt’altro tono e timbro la conduzione di “Otto e Mezzo” da parte della Gruber, affiancata ieri sera da Massimo Giannini, direttore de La Stampa. Sulla Graticola – non sull’altare – Elly Schlein, malgré tout segretaria del Pd, sempre a metà strada tra il movimentismo e l’estremismo, tra l’ingenuità e la confusione d’idee, tra Giuseppe Conte e la Cgil di Landini. I due giornalisti, dichiaratamente di sinistra, l’hanno fatta a pezzi. L’hanno ridotta in poltiglia. La prima bordata è arrivata dalla Gruber: “Parlando di Lampedusa lei ha detto che è la dimostrazione del fallimento delle politiche di esternalizzazione del governo: Ma chi la capisce se lei parla così…”. La seconda stilettata non poteva mancare e l’ha assestata Giannini: “Lei non dice una parola chiara, questo è il vero limite della sua segreteria. Non è troppo di sinistra, non è chiara su alcune questioni fondamentali”. La poveretta ha cercata di ostentare un sorriso di circostanza e di arrampicarsi sugli specchi. Ma gli sguardi compassionevoli dei due giornalisti non le hanno fornito alcun appiglio. E’ stata una disfatta.