Era scontato che, presto o tardi, Paolo Gentiloni sarebbe caduto in disgrazia. La vera sorpresa è che da destra abbiano tardato ad attaccarlo. Forse pensavano di tenerselo buono in vista di negoziati (sul Pnrr, sul Mes, sulla riforma del patto di stabilità) dove avere un interlocutore a Bruxelles potrebbe valere oro. Sia come sia, il tempo dell’attesa è finito: prima Matteo Salvini poi Giorgia Meloni hanno vuotato il sacco sul nostro rappresentante europeo dipingendolo come un traditore della Patria, uno che “gioca con la maglietta di un altro Paese” per dirla col linguaggio esplicito del Capitano.

Già da premier, Gentiloni era stato crocifisso per le sue amicizie in Francia. Addirittura Meloni, quando stava all’opposizione, metteva in giro la bufala che lui volesse regalare ai cugini d’oltralpe alcune acque territoriali particolarmente pescose. Adesso invece prevale la voglia di farne il capro espiatorio, anzi la “bestia nera” a cui addebitare i fallimenti europei; se i miliardi Ue arrivano col contagocce, se i cosiddetti “frugali” del Nord rifiutano di farci ulteriori regali e vogliono imporci le regole del rigore, la colpa ha nome e cognome: è di Paolo Gentiloni che, invece di prodigarsi come dovrebbe per noi scialacquoni, rema contro il governo eletto dal popolo. Chiaro, no? Continua su Huffington Post