L’unica certezza è che non governa. Perché non sa governare, perché non gli interessa governare. Del resto, nessuno può mandarlo a casa: è la legge. Allora gioca. Ogni giorno monta un nuovo teatrino. L’altro ieri, incapricciato di narcisismo, ha ripreso in mano il copione della discesa in campo come leader nazionale di Forza Italia, in contrapposizione con Antonio Tajani. Ieri invece si è travestito da Demolition Man ed è tornato ad attaccare il sindaco di Palermo, Roberto Lagalla, per costringerlo a un rimpasto che preveda l’ingresso in giunta di un suo devoto cliente. Manco a dirlo, in questi giochi proibiti Renato Schifani ha come spalla Totò Cuffaro. I due si conoscono da tempo. Li lega un’antica solidarietà. Si sono spartiti i compiti: l’uno recita la parte del reuccio mentre l’altro si riprende, pezzo dopo pezzo, la Regione. Quella che fu la sua Regione.