“È sempre Carta Bianca”, il titolo scelto per il nuovo programma di Bianca Berlinguer, da martedì 5 settembre, su Rete 4, non più Raitre, ora nel dominio Mediaset. Quasi una promessa di fedeltà autobiografica. Anche nel promo Bianca annuncia, rassicurante, continuità, “… sarò sempre io”, promette al pubblico, abituato, altrove, al suo volto, alla sua cifra, come dire, severa, “giansenista”. Con rispetto quasi reverenziale, avendo memoria affettiva epocale e politica di Enrico Berlinguer, “suo” padre, il Padre.
Un valore fondante e forse, altrettanto, anche un peso per Bianca, posto che i figli hanno, sì, il dovere di custodire e proteggere il proprio tesoro affettivo, genetico, ma anche il dovere, non meno necessario, della discontinuità dal peso genitoriale, a maggior ragione davanti al simbolico che si accompagna al cognome Berlinguer, a ciò che porta con sé. Non può esistere tuttavia un Edipo giornalistico.
Ecco, per tali umanissime ragioni, vorremmo che Bianca Berlinguer si concedesse davvero finalmente del tutto “carta bianca”, scegliendo il mare aperto addirittura, l’ho già detto, della discontinuità espressiva. A maggior ragione dovendo ora affrontare un “luogo” mediatico-spettacolare finora a lei estraneo, forse perfino, sia detto tra virgolette, ostile, meglio, più prossimo a un territorio d’intrattenimento politico e di costume, come dire, nazional-popolare, ecco, sì, segnato da una temperatura e da un’ornamentazione “berlusconiana”, e anche in questo caso le virgolette appaiono d’obbligo.
Sappiamo fin da ora che nel parterre, tra gli ospiti ambiti fissi ci sarà Mauro Corona, un amico caro anche a chi scrive, narratore, artista scultore e alpinista dal tratto incontenibile, letterario di segno rapsodico, affabulatorio. Così come, nel blocco successivo, figurerà Alessandro Orsini, portatore, quest’ultimo, di un pensiero prossimo alla Russia discutibile agli occhi di molti, compresi i miei.
Forse, senza peccare d’invadenza, suggeritori non richiesti, l’occasione, la circostanza del nuovo mare aperto mediatico potrebbe fornire a Bianca Berlinguer e al suo rodato gruppo di lavoro, l’occasione di trascendere l’ordine formale stesso del talk originario già rodato in Rai, sì, esatto, una disinvoltura, perfino divertita, che renda possibile nel suo nuovo “condominio” (nulla è più condominiale del flusso narrativo e fluorescente del Biscione) ciò che Umberto Eco, ragionando proprio di televisione, avrebbe riferito all’Alto e al Basso.
Nessuno pretende che Bianca Berlinguer si trasfiguri adesso, come nell’esperimento grottesco di “Frankenstein Junior” di Mel Brooks, nel corpo estraneo di Barbara d’Urso, peraltro professionista di straordinario talento spettacolare, di cui, sia detto per inciso, ricordiamo anche queste parole: “Votavo per il Partito comunista italiano quando c’era, ero di sinistra. Ancora oggi continuo a essere dalla parte del popolo”, più semplicemente, per il bene stesso di Bianca Berlinguer che invece sappia, diciamo, “colorare” la sua “carta” attraverso una riconquistata libertà di sguardo, ciò che in filigrana si intuisce anche nei suoi sorrisi spesso trattenuti, forse per pudore, indole, temperamento; come recita una leggendaria didascalia situazionista libertaria, “Sarà una risata che vi seppellirà”, così adesso aspettiamo anche la sua per il risultato stesso di questa nuova avventura nel mare aperto degli studi del Palatino, già set della più straordinaria età d’oro cinematografica.
Auguri e buon lavoro, Bianca.