E’ rimasto solo il sindaco di Catania, Enrico Trantino, a combattere a mani nude contro la società di gestione dell’aeroporto “Bellini”, che in Sicilia rappresenta un feudo di potere come pochi. Trantino, durante l’assemblea dei soci, ha chiesto le dimissioni della governance (incallita) della Sac, che nonostante lo scempio di quest’estate – per venti giorni Fontanarossa ha lavorato a scartamento ridotto e provocato danni incalcolabili ai passeggeri e all’immagine della Sicilia – non ne vuole sapere di farsi da parte. E neppure di ammettere le numerose negligenze che hanno portato l’Isola a un passo dal baratro, sputtanata sulla stampa internazionale. Il Cda resta. E Antonio Belcuore, commissario unico della Camera di Commercio del Sud-Est, che ne rappresenta un bel pezzo (il 61 per cento), spiega perché: “Gli impianti antincendio e i rilevatori anti-fumo hanno funzionato, l’area interessata dalle fiamme è stata solo lo 0,1 per cento del sedime aeroportuale” e, udite udite, “l’emergenza è stata correttamente gestita”.
Una dichiarazione che si potrebbe confutare facilmente con alcune testimonianze di viaggio o mostrando le immagini del Terminal C, quello che l’Aeronautica ha allestito con una tenda da campo, dove la gente era stipata come sardine. Ma non è questo il luogo. Perché, al netto della difesa d’ufficio da parte della Sac, o di una parte dei soci, c’è un ragionamento da approfondire. O meglio: una governance da scandagliare. L’ha fatto Stefania Campo, deputata regionale del Movimento 5 Stelle: “Tutti gli enti pubblici che controllano la proprietà della Sac (CamCom del Sud-est, Irsap e Libero consorzio di Siracusa) sono tutti gestiti da commissari nominati dalla Regione, e quindi da Schifani, e si sono schierati per la riconferma di Torrisi (l’amministratore delegato) e degli altri, mentre l’unico azionista eletto dai cittadini, Trantino, appunto, ne chiede l’azzeramento. I commissari degli enti sopraccitati invece, in caso di accertamento da parte della magistratura di irregolarità in carico all’attuale Cda di Sac, avranno il coraggio di assumersi le proprie responsabilità e di dimettersi dal proprio incarico? O si arroccheranno, ancora una volta, come fatto in questa occasione, per difendere posizioni e direttive politiche calate dall’alto, decisioni che certamente arrivano da Palermo?”.
In effetti la Campo ha ragione. Antonio Belcuore, a titolo d’esempio, a gennaio è stato nominato Commissario della Camera di Commercio del Sud-Est: quella che accorpa Catania, Siracusa e Ragusa e che, sulla scorta dell’emendamento Prestigiacomo, era stata abrogata dal Consiglio dei Ministri. Con un coup de theatre poco gradito al Ministro Urso, Schifani l’ha riportata in vita in attesa che a esprimersi sia la Corte Costituzionale. Belcuore è vicinissimo al deputato etneo Nicola D’Agostino (Forza Italia): ma soprattutto è una leva di controllo fondamentale sull’aeroporto. Peccato che il suo ruolo sia stato già “impugnato”: “Tutte le categorie produttive – scrive il quotidiano online Sud Press – si sono pubblicamente espresse con durezza, persino inusitata per organizzazioni in genere prudenti. Pesantissime in particolare le posizioni assunte dalle più importanti ConfCommercio, Confindustria, CNA, Unimpresa, etc. e tutte hanno chiesto un cambio di governance alla Sac. Si tratta cioè di quelle organizzazioni chiamate dalla legge a costituire i consigli camerali, sempre se si facessero quelle elezioni le cui procedure non si capisce perché non siano ancora iniziate: ma anche questa è altra storia. Quindi la domanda: chi rappresenta l’attuale commissario della Camera di Commercio del Sud Est Antonio Belcuore? Gli interessi di quale categoria o gruppo?”.
La domanda è retorica, chiaramente. Sulla gallina dalle uova d’oro ha allungato le mani Forza Italia. Ma non (soltanto) per preservare i commander-in-chief de noantri, quanto per assicurarsi un’ampia base di consenso elettorale a cui vorrebbe attingere anche Fratelli d’Italia (da qui la crisi fra Schifani e Urso). Sempre Sud Press, alcune settimane fa, ha svelato che da giugno 2022, la Sac ha assegnato venti consulenze, tutte con affidamento diretto tranne tre, per un totale di 456 mila euro. Ad esse vanno aggiunti numerosi incarichi professionali, tutti con affidamento diretto (quindi senza alcuna procedura di evidenza pubblica) per un totale di 811 mila euro. Sommando questi numeri con i 345 mila euro destinati al Cda (di cui 115 mila per pagare lo stipendio a Torrisi) e ai sindaci, si supera il milione e mezzo l’anno di soldi pubblici. Mezza Catania pende dalle labbra di Sac e saprà con chi essere riconoscente.
A tutto questo, però, si aggiunge il clamoroso epilogo della crisi di Fontanarossa: non si conoscono i responsabili di quanto avvenuto il 16 luglio, quando una scintilla (forse) partita da una stampante ha consegnato alla Sicilia una crisi senza precedenti. E questo vulnus – grave e anche un po’ imbarazzante – rischia di far mancare il terreno sotto ai piedi a un pezzo della politica. Di esporla a un’indignazione popolare che Fratelli d’Italia, giustamente, cavalca. Se per giustizia o per tornaconto si vedrà. Urso ha già evidenziato come un “bene pubblico e fondamentale infrastruttura anche al servizio delle imprese del territorio”, non possa soffrire di un “deficit infrastrutturale che lo rende non solo fragile, ma progressivamente inadeguato alla crescente domanda di traffico”. Trantino è impegnato a fare gli interessi dei catanesi, per questo mette le mani avanti: “Mi infastidisce che la questione, da alcuni organi di informazione, venga inquadrata come una faida all’interno delle forze della coalizione. La mia iniziativa è stata anticipata a tutte le forze di maggioranza, poiché non esiste altra ragione a base della mia sollecitazione, se non gli interessi della città e dell’intero distretto. Ho sempre sostenuto che per le grandi infrastrutture strategiche debbano andare i migliori”.
Invece a decidere le sorti dell’aeroporto, e a non rispondere della gestione dell’emergenza, sono loro: i commissari. Non solo Belcuore, in quota CamCom; ma anche Marcello Gualdani, commissario straordinario dell’Irsap (cioè l’istituto per le attività produttive che ha sostituito i Consorzi Asi); e Domenico Percolla, commissario straordinario del Libero Consorzio di Siracusa. Entrambi soci col 12,22%. Entrambi scelti dalla politica. L’unico scelto dal popolo è Trantino, guarda caso. Ma non basta. C’è un percorso da compiere, da qui alle prossime elezioni provinciali (metteteci pure le Europee), e gli equilibri vanno salvaguardati. Non si possono perdere pezzi né alleati. Bisogna presentarsi all’elettorato con un’immagine linda e senza strappi. Anche se ciò dovesse comportare la necessità di difendere l’indifendibile, come in questo caso. O di sparare nel mucchio, come accaduto sulla vicenda dei depuratori. Perdere le elezioni significa perdere posizioni, e se ciò dovesse succedere a Schifani, anche la leadership della coalizione e nel partito. Giammai.