“Non siamo in Unione Sovietica”. Lo sentenziava a luglio il vicepremier e leader di Forza Italia Antonio Tajani per bocciare l’introduzione del salario minimo in Italia. Eppure, a leggere diverse accuse giunte negli ultimi giorni al governo di Giorgia Meloni, sembra che l’Italia sia effettivamente guidata da un esecutivo, se non socialista, almeno socialisteggiante. O, come suggerito dal renziano Luigi Marattin, “in realtà siamo di fronte a un governo guidato da Nicola Fratoianni”, il leader di Sinistra Italiana (che è all’opposizione). Le accuse di un presunto bolscevismo della premier si sono materializzate nel giro di pochi giorni su ben tre dossier. La scorsa settimana con l’introduzione del (finto) calmiere nei supermercati voluto da Adolfo Urso. Due giorni fa, con l’improvvisa e inaspettata tassa anti-banche sugli extraprofitti annunciata da Matteo Salvini. E infine oggi con la dura critica dell’amministratore delegato di Ryanair che, di fronte al decreto che limiterà le tariffe aeree da e per Sicilia e Sardegna, paragona il nostro Paese alla Russia del 1917. Comincia ad aggirarsi un sospetto tra i liberali più ortodossi: la Repubblica Italiana si sta trasformando nell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche? Continua su Huffington Post