L’Enac e Salvini hanno tolto le castagne dal fuoco a Renato Schifani, che ieri – trionfalmente – ha annunciato il ritorno alla piena operatività del Terminal A dell’aeroporto di Catania. Ma resta una scia di polemiche sulla gestione di Sac, che non è andata giù ai patrioti di Fratelli d’Italia e, ci avranno fatto caso i più attenti, anche agli Autonomisti. Il Mpa di Raffaele Lombardo è l’ultima scheggia impazzita che rischia di rovinare le vacanze al presidente della Regione, che ha già dovuto parare un’infinità di critiche per la gestione delle due crisi estive: la mobilità da un lato, gli incendi dall’altro.

In questi giorni qualcosa s’è mosso sul fronte etneo. Roberto Di Mauro, assessore regionale all’Energia, continua a rimanere scettico sulla possibilità di realizzare i due termovalorizzatori. Nonostante le promesse da marinaio del presidente della Regione, non esiste una prospettiva immediata: né sul bando da pubblicare, tanto meno sul luogo ove realizzarli. Eppure Schifani continua a gongolare pensando ai poteri speciali che dopo l’estate Palazzo Chigi potrebbe assegnargli, sul modello Gualtieri. Ma poi? Potrà il governatore infischiarsene del piano regionale dei rifiuti – non ancora completo – e procedere con un Avviso pubblico per incenerire i rifiuti? A quali cifre? Secondo quale “principio di prossimità”? Su questo Di Mauro è sempre stato cauto e data la sua esperienza – ma anche la storica riluttanza del suo leader (che revocò il bando di Cuffaro per la realizzazione di quattro termovalorizzatori: era il 2009) – non è disposto a firmare cambiali in bianco per dare prova della sua ostinata fedeltà al governo, o per garantire a Schifani di rispettare i patti elettorali, alcuni un po’ azzardati. Bisogna andare per gradi e fare le cose a norma di legge.

Altro fronte di battaglia fra Schifani e l’ex governatore di Grammichele resta il giudizio su Sac. Qualche giorno fa, in occasione del secondo sopralluogo a Fontanarossa, gli Autonomisti si aspettavano un j’accuse sulla gestione dell’emergenza che ha provocato, nell’ordine: il malumore dei viaggiatori e il malessere (anche economico) delle imprese del turismo. “È incalcolabile il danno procurato dall’incendio avvenuto all’aeroporto di Catania – aveva commentato il segretario organizzativo del Mpa, Salvo Di Salvo -. Danno all’economia del turismo e non solo. Danno irreparabile all’immagine della Sicilia nel mondo. Assurdi disagi ai passeggeri. Incertezza e contraddizioni sulla riapertura”. Schifani se ne lavò le mani dicendo che era tutto apposto. Ora che la semi-normalità è stata ri-acquisita, gli scudieri di Lombardo cambieranno idea? O resteranno inflessibili nel giudizio? Sono stati pur sempre venti giorni d’inferno.

Ma c’è un ulteriore tassello che si aggiunge a questo puzzle di complicazioni. Riguarda la sanità. Il Mpa è stato l’unico partito della maggioranza a commentare, in maniera negativa, la pubblicazione di un elenco parziale e, a quanto pare, non ufficiale relativo ai 49 manager risultati “maggiormente idonei” per le nomine nelle Asp e nelle Aziende ospedaliere. Chi l’ha diffuso? Perché? Che valore ha? Secondo Giuseppe Lombardo, membro della commissione Sanità all’Ars, si è trattato di “un’iniziativa arbitraria, abusiva e illegittima. A scanso di ricorsi alle magistrature penale ed amministrativa, di equivoci e di polemiche, di cui non si avverte il bisogno, è indispensabile che si assicuri che il fantomatico elenco, ammesso che esista, non ha nessun valore e si prenda atto che la commissione esaminatrice ha dichiarato idonei gli esaminati che hanno superato la prova”. Schifani, come spesso gli avviene, è caduto dal pero. E ha ammesso di non averlo mai letto. Ma la pubblicazione ha tanto il sapore della soffiata: Lombardo e i suoi non sono sciocchi e cercheranno di vederci chiaro. Lottizzare la sanità a senso unico non è possibile: o tutti o niente. Mercoledì appuntamento di fuoco all’Ars.

Il vero fatto politico, passato un po’ in sordina, degli ultimi giorni, è però l’elezione del nuovo presidente del Consiglio comunale di Siracusa. Un fatto di cronaca spicciola se non fosse che a Siracusa il centrodestra ha perso al ballottaggio (con il candidato di Forza Italia, Ferdinando Messina) e non è riuscito neppure a mettersi d’accordo per esprimere un nome unitario alla guida del consesso civico, dove deteneva la maggioranza. Ad appoggiare la candidatura e l’elezione dell’autonomista Alessandro Di Mauro, infatti, sono stati gli sfidanti: in primis il sindaco Italia e il vicesindaco Bandiera, che aveva già abbandonato la coalizione di centrodestra in rotta con Forza Italia (e s’era candidato da solo prima di apparentarsi con Italia.

Insomma, a Palazzo del Vermexio è nato un nuovo asse trasversale, che ha sfasciato i vecchi schemi, di cui Schifani verosimilmente non si è accorto (o non si cura). A mettere i punti sulle “i” è stato l’onorevole Giuseppe Carta, deputato regionale, che ha segnalato “la mancanza di iniziativa ed anche di interesse da parte di un inesistente tavolo regionale del centrodestra, più volte sollecitato nella persona di Marcello Caruso. Un ulteriore fallimento della coalizione come dimostrato dalle ultime elezioni di maggio in cui il centrodestra sconfitto a Trapani, Ragusa e Siracusa, tiene solamente a Catania… almeno fino ad oggi”. Questo finale sibillino nasconde un malcontento più ampio e diffuso, che serpeggia pure nei palazzi palermitani. Dove il Mpa è stato il partito più disponibile in fase di spartizione degli incarichi: un solo assessore a fronte di quattro eletti, mentre ne hanno avuti un paio sia la Lega che la Dc. Quello che riesce a far fesso Raffaele Lombardo non è ancora nato.