Tutti parlano di miliardi, ma nessuno riesce mai a spenderli. Non bastassero i numeri preoccupanti degli ultimi giorni – tra fondi europei in fumo e risorse del Pnrr rimodulate dal governo nazionale si arriva a 2,5 miliardi circa – il presidente Schifani ha pensato bene di riportare Gaetano Armao nell’orbita del governo, assegnandogli il titolo di esperto in materia di fondi e questioni extraregionali. Inizialmente avrebbe dovuto occuparsi di recuperare gli oltre 800 milioni dell’ultima Finanziaria impugnati da Palazzo Chigi (capitoli a valere su risorse extraregionali), ma a seguito della bocciatura di Falcone, cui è stata revocata la delega alla Programmazione, Armao potrebbe diventare un consulente a tutto tondo e offrire i suoi preziosi consigli anche sugli investimenti futuri.

Non gode di ottimi trascorsi. E’ stato per cinque anni assessore all’Economia e non è riuscito a spendere, tanto meno a certificare, i quattrini del PO Fesr (Fondi per lo Sviluppo regionale) che a fine anno la Regione dovrà restituire all’Europa. Rientrano nella programmazione comunitaria 2014-20 e l’obbligo inderogabile è che vengano utilizzati entro il 31 dicembre di quest’anno. Dalla relazione di Vincenzo Falgares, direttore del dipartimento Programmazione, appare un miraggio: almeno un miliardo e 75 milioni potrebbe tornare a Bruxelles. La Sicilia non è riuscita a concretizzare numerosi piani d’investimento: sulla banda larga, contro il dissesto idrogeologico, in materia di rifiuti e di turismo. Una gestione sciagurata che ha costretto l’attuale governo ad alzare bandiera bianca. O quasi.

Nei giorni scorsi, infatti, Schifani ha chiuso un accordo con il ministro Fitto e con la commissione Europea per salvare il salvabile. La somma sub-judice è di oltre due miliardi. Una parte della cifra – al netto del miliardo già in fumo – verrà indirizzata a progetti di spesa corrente. Significa rattoppare: “Non si è trattato soltanto di mettere in sicurezza le risorse – obietta Schifani – ma sono stati stanziati oltre 369 milioni di euro per le piccole e medie imprese colpite dal “caro-energia” e per le famiglie vulnerabili. Con 68 milioni – ha aggiunto il governatore – si è proposto di finanziare a Catania il grande progetto “IPCEI Microelettronica”, che prevede il potenziamento tecnologico nei settori chiave dell’industria automobilistica e dell’internet delle cose. Sono stati previsti 50 milioni per incrementare la dotazione del Fondo di garanzia per il sostegno agli investimenti delle imprese siciliane e altri 70 per finanziare lo scorrimento della graduatoria e consentire a molte più aziende di accedere ai finanziamenti agevolati a tasso zero erogati dall’Irfis. Senza trascurare le azioni per il rafforzamento delle misure di contrasto al dissesto idrogeologico e per la depurazione delle acque”.

E’ un tentativo strenuo per non buttare via il bambino con l’acqua sporca. Ma restano le enormi carenze sotto il profilo procedurale e progettuale. Che investono la politica e attanagliano la burocrazia, sempre troppo debole, e assai deficitaria, nella spesa e certificazione delle risorse. Altri milioni che ballano sono i 230 del Fondo Sociale Europeo (FSE) a supporto del sistema formazione/istruzione. Il servizio Bilancio dell’Ars ha segnalato che “a fronte di un budget iniziale di 820 milioni, i pagamenti certificati alla fine del 2022 ammontano a 525 milioni e 75 mila euro”, mentre dall’assessorato alla Formazione, come riportato dal Giornale di Sicilia, assicurano che il traguardo di fine anno verrà rispettato e che “neanche un euro andrà perso o sprecato”. Secondo Maurizio Pirillo, dirigente generale della Formazione, “in questo caso la Regione ha già fatto la spesa necessaria a raggiungere il target. Il problema adesso è certificarla. Una procedura lunga ma che siamo sicuri di poter effettuare senza traumi”. Possiamo dormire tranquilli.

Anche se il governo nazionale non si fa troppi scrupoli. Nei giorni scorsi il ministro Fitto ha rimodulato 1,4 miliardi, e la Sicilia rischia di dover rinunciare. Tra questi i 62 milioni per la piantumazione di un milione e mezzo di nuovi alberi. Gli ambiti più colpiti sono l’efficienza energetica, la rigenerazione urbana, i Piani urbani integrati delle città, ma anche l’infrastrutturazione sociale delle aree interne, la valorizzazione dei beni confiscati alla mafia, la forestazione urbana nelle aree di Palermo, Catania e Messina. C’è il rischio di perdere anche 75 strutture fra Ospedali e case delle comunità rispetto alle 234 inizialmente previste. Fitto ha provato a spegnere le fiamme, ma la preoccupazione è un elemento intrinseco del governo siciliano. Anche in vista delle sfide future, che mettono in palio una enorme quantità di fondi. Da far tremare i polsi.

Se finora non siamo riusciti a spendere tutti i soldi a nostra disposizione, perché in futuro dovremmo farcela? Dalla prossima programmazione comunitaria pioverà – anzi, pioverebbe – sulla Sicilia una valanga di denaro. E Schifani e i suoi “esperti” avranno il loro bel da fare. Cominciamo dalla fine: la Regione, si legge in una nota di Palazzo d’Orleans, “è riuscita a conquistare il più alto importo di risorse” nell’ambito del Fondo Sviluppo e Coesione 2021-27: 6,6 miliardi e fronte dei 32 assegnati complessivamente dall’UE. E’ stato il Cipess a ultimare la ripartizione. “Procediamo speditamente verso l’accelerazione degli investimenti garantendone il finanziamento – ha detto Schifani -. Come ho già precisato al Governo siamo pronti per condividere già nelle prossime settimane il Piano per il finanziamento dello sviluppo e della coesione territoriale su grandi progetti, e sottoscrivere l’accordo con la Presidenza del Consiglio dei ministri”.

Ma c’è anche un altro canale, già analizzato. Porta ancora a Bruxelles. Durante il Comitato di sorveglianza del Pr Fesr Sicilia 2021-2027, che si è tenuto lo scorso aprile a Palermo, è stato illustrato il nuovo Programma da 5,86 miliardi di euro e sono stati approvati i criteri che verranno utilizzati per la selezione degli interventi. La dotazione finanziaria proviene per 4,10 miliardi di euro dai fondi Ue e per 1,76 miliardi da risorse nazionali e regionali. Si tratta del più cospicuo programma di finanziamento europeo adottato da Bruxelles nell’ambito della Politica di coesione 2021-2027. Ecco cosa vorrebbe farci la Sicilia: promuovere investimenti nei settori innovazione e digitalizzazione, per rafforzare la competitività delle imprese; affrontare le sfide “verdi” poste dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, comprese quelle relative alla mobilità urbana; migliorare le infrastrutture relative ai trasporti e alla mobilità regionale; assicurare adeguati livelli di protezione sociale e inclusione, investendo nell’istruzione e nella formazione; promuovere strategie di sviluppo territoriale. L’attuazione del programma scade il 31 dicembre 2029. Cercasi qualcuno di buona volontà, e discretamente pratico, che se ne occupi.