Diciotto giorni di caos e una matassa talmente aggrovigliata che è quasi impossibile venirne a capo. Fontanarossa soffoca insieme ai suoi poveri passeggeri, dirottati a destra e manca nella speranza di un imbarco. Chi avrebbe gli strumenti per pretendere chiarezza non li usa, anzi contribuisce a intossicare il clima. E’ il caso di Renato Schifani e Antonio Tajani, che hanno tessuto le lodi di Sac nonostante una scintilla abbia fatto divampare un incendio, domenica 16 luglio, senza che nessuno azionasse un idrante per porvi rimedio; ed è il caso dell’amministratore delegato della società di gestione del ‘Bellini’, Nico Torrisi, che su ‘La Sicilia’ ha lanciato un messaggio (fin troppo) audace, considerato il momento: “Stiamo gestendo un’emergenza per la quale non ci sentiamo responsabili e per la quale, comunque, sentiamo il dovere di intervenire al fine di alleviare i disagi dei passeggeri”.
Hai capito il cuore di Sac? Incolpevoli, ma coscienziosi. E allora perché tanto trambusto? Se le cose sono andate come dovevano, e la Procura ha sequestrato solamente “un’area di 80 metri quadrati su 35 mila dello scalo”, senza intaccare “estintori, manichette o idranti”, perché fare catenaccio? Forse perché Sac merita una difesa corporativa. Da anni, infatti, rappresenta per la politica una gallina dalle uova d’oro. L’approdo naturale del clientelismo più sfrontato. A precisa domanda sulla rete aeroportuale siciliana, Vito Riggio risponde così: “Ho sempre sostenuto che affidare gli aeroporti a enti siciliani politici e clientelari è un grande errore – ha confidato a Live Sicilia l’ad di Gesap -. Gli aeroporti sono strutture industriali che hanno bisogno di gestioni specializzate. Quello di Milano ha dato il 49% a un fondo e ha utili importanti. Napoli ha privatizzato, Roma ha venduto e ha fatto 2 miliardi di investimento. In Sicilia si ostinano a cacciare la preda, le posizioni sono di tipo politico e non tecnico”.
Forse un campanello d’allarme per Catania che, stando ai dati pubblicati in queste ore da SudPress, non conosce decenza. Da giugno 2022, infatti, la Sac ha assegnato venti consulenze, tutte con affidamento diretto tranne tre, per un totale di 456 mila euro. Ad esse vanno aggiunti numerosi incarichi professionali, tutti con affidamento diretto (quindi senza alcuna procedura di evidenza pubblica) per un totale di 811 mila euro. Sommando questi numeri con i 345 mila euro destinati al Cda (di cui 115 mila per Torrisi) e ai sindaci, si supera il milione e mezzo l’anno di soldi pubblici solo per sfamare la governance. Ecco spiegata la gallina dalle uova d’oro. E’ su questo che avrebbe dovuto concentrarsi Tajani, anziché cedere alle lusinghe dell’applauso. Ma è stato più semplice e meno oneroso congratularsi, attraverso le agenzie di stampa, per la gestione dell’emergenza. Che per altro presente una quantità imbarazzante di buchi.
Le negligenze sono al vaglio di Enac e magistratura, come assicura lo stesso Torrisi: “Il personale – ha detto a ‘La Sicilia’ è arrivato tempestivamente ma il fumo che si stava sviluppando e che poi si è incanalato verso alcune aree impediva un intervento risolutivo, come quello che hanno tentato pure dei poliziotti. Alla fine si è pensato di far evacuare i passeggeri, verso l’esterno e verso la pista, e pur nella considerazione che nell’emergenza si corrono dei rischi, beh, posso dire che alla fine il piano di evacuazione ha funzionato e non si è fatto male nessuno”.
Di questa emergenza restano il sapore amaro dell’autoassoluzione e l’assenza di prospettive. Nessuno sa dire con certezza quando l’aeroporto tornerà pienamente operativo. Da oggi, grazie alla tensostruttura montata dall’Aeronautica militare, sarà possibile operare 14 voli l’ora (anziché dieci). Ma le bonifiche al Terminal A non sono concluse. E’ un tutto un dovrebbe/potrebbe/servirebbe. Ma ciò che servirebbe davvero è l’assunzione di responsabilità da parte della politica, il cui compito prioritario è vigilare e pretendere che i servizi vengano resi nella maniera più adeguata. Invece la sensazione è che Sac, grazie alle amicizie e agli intrecci fra società di gestione e partiti del centrodestra (specie uno: Forza Italia), viva in una bolla tutta sua. E’ intoccabile.
Solo qualcuno al di fuori del grande cerchio trova il modo per contestarla: “Il capo dell’aeroporto di Catania – sostiene Claudio Melchiorre, presidente di Movimento elettori consumatori – non si rende conto di quello che dice. Nell’intervista si fa riferimento spesso al fatto che non sarebbe compito di Sac fare molte cose e addirittura che si lavora per puro spirito di servizio, come se non fosse un normale dovere. Sarà bene avvertire il dottor Torrisi che tutti quelli che lavorano alla Sac sono pagati per farlo. Se il suo personale non sa usare la Naspi, vale a dire l’idrante, non sa prendere gli estintori dagli alloggiamenti, non sa cosa fare in caso di emergenza, la responsabilità è dell’azienda, vale a dire sua. Vogliamo vedere gli attestati dei corsi di sicurezza e antincendio, a questo punto, e sapere chi li ha rilasciati”. Questo è uno dei tanti punti rimasti in sospeso.
Anche il Ministro Urso non molla la presa, dopo aver raccolto le lamentele delle imprese ricettive, costrette ad assistere a una miriade di cancellazioni. Il presidente di Assoturismo, Vittorio Messina, segnala al Giornale di Sicilia “la totale incertezza che sta accompagnando le vacanze dei turisti: uno stato d’ansia che, unito alla disdetta di alcuni voli extra Schengen, ha già prodotto una perdita di circa un milione di presenze, ossia, considerando che la permanenza minima in Sicilia è di tre giorni, almeno tre milioni in meno di pernottamenti”. Sarebbe interessante che qualcuno del governo, ad esempio il presidente Schifani, replichi a questi rilievi. Che spieghi perché Air Malta abbia deciso di cancellare una dozzina di voli indirizzati a Fontanarossa, o perché il pilota di Lufthansa abbia disegnato sui radar un simbolo fallico, una prova di malumore per l’ennesimo dirottamento insensato. Invece sembra l’unico presupposto per arginare la crisi sia conservazione dello status quo, e le repliche piccate nei confronti di chiunque provi ad argomentare criticamente: come Urso.
L’altro rancore coltivato in questi giorni dal governatore ha avuto come destinatario proprio Vito Riggio, che però sull’argomento non è stato stimolato abbastanza. L’ex presidente dell’Enac, che oggi amministra la società di gestione del Falcone-Borsellino di Palermo, non si è soffermato sulle critiche – aspre e spropositate – riversate da Schifani su Gesap per il mancato supporto ai voli catanesi da dirottare. E si è limitato a spiegare, con grande eleganza istituzionale, che “non ho annunciato dimissioni, lo avevo fatto con una lettera a marzo, dicendo al sindaco e al presidente della Regione, che a 76 anni questo lavoro si può fare per breve tempo. Non si capisce perché mi sarei dovuto dimettere dopo l’incendio di Catania”. Sarà pur vero, ma l’entrata a gamba tesa di Schifani su Riggio e su Natale Chieppa, direttore generale di Punta Raisi, non può essere archiviata con troppa nonchalance. E in generale, la cautela di certe dichiarazioni potrebbe favorire il lassismo delle istituzioni, in attesa che intervengano l’Enac o il magistrato di turno. Nessuna novità. La crisi, sepolta sotto tonnellate di sabbia, rientrerà da sola come sempre.