Due settimane d’inferno siciliano e non sentirle. Era il 16 luglio, una domenica, quando una scintilla partita dal cavo di una stampante, ha mandato gambe all’aria il terminal A dell’aeroporto di Catania, inficiando l’operatività dello scalo. A distanza di 14 giorni non si conosce la data del ritorno alla normalità (il sindaco Trantino ha abbozzato l’ipotesi del 7 agosto), i passeggeri sono ancora costretti a cancellazioni e dirottamenti, eppure il presidente della Regione Renato Schifani e il Ministro degli Esteri Antonio Tajani – ieri nell’Isola – hanno trovato il tempo per una cosa insolita: alzare il telefono e chiamare il capo della Sac, Nico Torrisi, “per dare un segnale di vicinanza da parte delle Istituzioni e per apprezzare il lavoro svolto sin qui per la gestione dell’emergenza”.
Non hanno neppure cercato di capire, i “quasi amici”, perché quella domenica sera nessuno è intervenuto con un estintore per evitare che il fuoco si propagasse nel Terminal; non si sono resi conto, o forse non vogliono farlo, dei disagi che continuano ad appesantire gli spostamenti di siciliani e turisti, costretti a fare la spola da Fontanarossa agli altri scali dell’isola, distanti – come nel caso di Trapani – fino a quattro ore e mezza. L’obiettivo cruciale era blindare Sac, i suoi rappresentanti e i suoi padrini. Restituire alla società di gestione l’onore di cui era stata privata da questo evento dannoso per l’immagine della Sicilia: è bastata una telefonata e qualche rassicurazione. L’attuale governance non si tocca.
D’altronde, anche in attesa dell’ignaro Tajani, Schifani non ha mai messo in dubbio l’operato di Torrisi & Co. E come potrebbe? I vertici di Sac sono gestiti da uomini di Forza Italia e anche la Camera di Commercio del Sud-Est, che gioca un ruolo cruciale nella società di gestione (avendo il 61% delle quote), è stata affidata alle cure di un commissario – Antonio Belcuore – che è un fedelissimo dell’on. Nicola D’Agostino. A muovere le leve del comando e del controllo, ad assegnare consulenze, a decidere le sorti dell’aeroporto etneo e a spingerlo verso la privatizzazione, è un gruppo di potere ben radicato nel cuore del presidente Schifani. Che infatti non ha osato discutere (come accaduto in altri casi, a partire dagli scandali del turismo) e si è sempre tenuto alla larga da Catania fino al sopralluogo di martedì scorso, a distanza di 9 giorni dall’evento che ha cambiato per sempre l’estate siciliana. In termini di mobilità (per i viaggiatori) ma anche economici (per le strutture che hanno dovuto subire centinaia di cancellazioni). Pazienza.
In questa pantomima della “vicinanza” è stato catapultato anche Antonio Tajani, vicepremier e neo segretario di Forza Italia, sceso in Sicilia per mostrare la propria vicinanza agli uomini del Corpo Forestale che hanno domato gli incendi. Ma non solo: perché l’obiettivo di Schifani nell’accogliere il capo della Farnesina, era assicurarsi altri uomini – la richiesta è di 300/400 unità – per ampliare l’organico degli agenti in divisa. Qualche giorno fa Repubblica ha fatto i conti: dei 230 milioni messi a bilancio dalla Regione ogni anno per il Corpo Forestale, 65 milioni sono destinati al servizio antincendio coordinato dall’assessorato al Territorio, che ha a disposizione circa 6 mila uomini tra Corpo forestale (l’assessore Pagana ha fatto riferimento a una pianta organica da 1.200 posti, di cui solo un terzo coperti) e operai forestali. Il resto delle risorse – scrive Repubblica – va alla manutenzione e alla pulizia dei boschi, coordinata dall’assessorato all’Agricoltura che sulla carta dispone di altri 12 mila operai: 1.300 hanno un contratto a tempo indeterminato, gli altri sono stagionali con contratti da 151, 101 o 78 giorni l’anno.
Non sarebbe il caso, se proprio volessimo fare un servizio ai forestali, cominciare a stabilizzare questi? O, come aveva immaginato il precedente governo – poi la riforma s’è persa per strada – aumentare le giornate lavorative in modo da rendere dignitosi il lavoro e anche lo stipendio? Possibile che su 18 mila unità potenzialmente a disposizione – sei volte superiori ai ranger canadesi – e a prescindere dalle mansioni assegnate e dalla differenze più sottili, non si riesca a garantire un’efficienza sia in termini di antincendio che di manutenzione? Possibile che non si riesca a completare un concorso per 46 agenti (dal 2021) e già si pensi ad assumerne altri 400?
O forse il governo ha un altro fine: promettere una campagna d’assunzioni a ridosso delle prossime Europee, dove l’obiettivo minimo di Forza Italia, come ha confermato Tajani da Mondello, è restare sopra il 10 per cento. Accostare le due questioni sembra una follia, ma non si può escludere. “Cercherò di dare una mano – ha detto Tajani – e farò tutto ciò che posso nell’ambito del governo per sostenere la legittima richiesta che mi ha fatto il presidente della Regione Schifani di potere assumere 300 agenti forestali per coprire i buchi nell’organico”. Ma quali buchi, con 18 mila unità a disposizione? “Mi pare una richiesta giustificata e legata alla specificità della Sicilia – ha proseguito il capo della Farnesina – dove ogni anno si registrano incendi. Come mi ha spiegato Schifani l’età media dei forestali è alta quindi c’è l’esigenza di avere personale giovane”.
Per Tajani, in Sicilia, è stato un giorno da dimenticare. Ma a conferma delle tentazioni clientelari, di cui il Ministro dovrebbe essere messo al corrente, c’è anche il giochino delle province, con la reintroduzione dell’elezione diretta e la spartizione di oltre 300 poltrone. Che i partiti vorrebbero completare ancor prima dell’abrogazione della Delrio, a livello nazionale. Ora stanno litigando sulla data del voto (perché alcuni vorrebbero evitare l’accavallamento con le Europee), ma il segnale è chiaro: la sopravvivenza politica passa dagli incarichi di sottogoverno, dall’inclusione dei trombati, da prebende e consulenze, dal rafforzamento dei quadri dirigenti e, soprattutto, dal mantenimento delle posizioni personali. La ricerca del consenso è l’unica vera aspirazione di questa classe politica. Che non ha mai prevenuto un incendio. Perché cominciare proprio adesso?