“Noi l’auto blu non la utilizziamo”. Nel dubbio, meglio una nota. La vettura di servizio spettava, come da regolamento, anche al vicepresidente dell’Ars, Nuccio Di Paola. Che però non ne ha mai usufruito. E così i Cinque Stelle hanno acceso un faro – dopo l’ex iena La Vardera – sull’unica vicenda che compone attualmente l’agenda politica siciliana. Le auto blu. Sinonimo di casta, sintomo (quasi) di malaffare. Tutti i cronisti in questi giorni si sono messi a studiare cosa prevedesse il regolamento parlamentare e quanti fossero (e di che marca) gli esemplari del parco auto in dotazione a Palazzo dei Normanni. La Vardera è stato il primo a chiedere al presidente dell’Assemblea, Gaetano Galvagno, la revoca del benefit all’ex presidente, Gianfranco Micciché, fotografato con l’auto di servizio fuori da Villa Zito, e per questo finito sui giornali (oltre che su un’ordinanza di custodia cautelare del Gip, rivolta però ad altri).
Un simpatico esercizio di stile, seguito a un’indagine condotta dalla Guardia di Finanza e coordinata dalla magistratura, che però non cancella i dubbi di partenza: perché se ne stanno occupando solo adesso? Perché hanno atteso che qualcuno, forse, si recasse col lampeggiante a prelevare droga per porre “l’accento sul possibile uso improprio dei mezzi di servizio, oltre che sulla mai sopita questione morale della politica”?. E perché la politica lascia sempre ai magistrati la primogenitura di qualsiasi azione che abbia a che fare con la condotta morale? Misteri. E’ accaduto con l’auto blu e con tutti gli scandali che rischiano di inficiare l’immagine pubblica oltre che il salvadanaio della Regione. Una volta c’era la Commissione Antimafia a cercare di scardinare le opacità del sistema, e adesso?
Le campagne per la trasparenza sono sacre quando non diventano strumentali o, peggio, populiste. Interessarsi all’auto blu è corretto. Ma sarebbe stato corretto sempre, non appena la Finanza si reca in Assemblea per prendere visione del regolamento che neppure i deputati, fino a un paio di giorni fa, dimostravano di conoscere. “Viviamo un periodo di forte allontanamento dei cittadini dalla politica – sostengono ancora i Cinque Stelle, a ragione – e questi fatti non fanno altro che acuire sempre più questo disinteresse. Lavoriamo insieme per far recuperare credibilità alle istituzioni dando l’esempio”. Esatto. Ma non può l’interesse sbocciare all’improvviso. Né si può distinguere fra scandali di Serie A e scandali di Serie B. La guardia andrebbe tenuta alta su tutte le vicende “deviate” da interessi privati. Di fronte alle sciagure e al privilegio dell’auto blu, e magari di fronte all’aumento delle indennità che i 70 parlamentari, lo scorso febbraio, hanno approvato votando con un semplice automatismo il bilancio interno dell’Assemblea. Tanto che vuoi che ci sia scritto…
E’ la saga dei privilegi e dei pentimenti. Prima ti aumenti lo stipendio di 890 euro, suscitando indignazione nei cittadini; poi ti discolpi, dicendo che era inevitabile. E infine riesci a tornare sui tuoi passi e persino ad esaltarti, stoppando qualsiasi scatto d’indennità futuro (ma il blocco vale fino al termine della legislatura, non un giorno in più). Finché i giornali non scoprirono l’inghippo, a nessuno era venuto in mente di parlare degli adeguamenti Istat previsti per i deputati. Poi tutti bravi a protestare, restituire, indignarsi. Minacciare di non ripresentarsi in aula finché quel singolo articolo non venisse abrogato. Sono scene a cui la politica siciliana ha abituato i suoi seguaci più attenti e più fedeli. E anche il tema dell’auto blu è uno spiacevole déja-vu. Come ne capitano di frequente: gli stipendi d’oro, i vitalizi, le pensioni degli ex deputati.
Non è con la fuffa che si costruisce il buon esempio, tanto meno con la dissimulazione. Una ingente quantità di risorse pubbliche, soldi dei cittadini, vengono destinate ogni anno a investimenti e marchette che gridano vendetta. Una volta all’amico editore, un’altra alla società fantasma. E nessuno muove un dito finché la Procura solleva il polverone. O finché la Corte dei Conti non squarci le omissioni. Ecco: dalla buona politica ci si aspetta l’esempio, ma soprattutto il tempismo. La questione delle auto blu è invecchiata male. Ma oggi, non avendo molto altro da dire, ritorna improvvisamente un cult. Sappiamo quante sono e chi le utilizza; sappiamo chi c’era sull’Alfa Romeo Stelvio fuori da Villa Zito; sappiamo pure chi la guidava. Ma domani la Sicilia non si sveglierà migliore.