L’ultimo scandalo di questa Regione bacata e ormai totalmente in mano agli affaristi, arriva da Messina. Lo firma l’ingegnere Dario Costantino, direttore generale del Consorzio Autostrade Siciliane, il quale assegna la cospicua cifra di 53 mila e 900 euro a una confraternita di pagnottisti, con sede a Palermo per avere in cambio – udite, udite – un supporto sui social: per postare cioè su Facebook, su Instagram o su Whatsapp qualche post con notizie e curiosità relative alle tre autostrade che, tra tanti buchi di bilancio e tante buche nell’asfalto, collegano Palermo a Messina, Catania a Messina e Siracusa a Gela. L’ingegnere Costantino ha firmato il decreto il 19 maggio scorso e, per ammansire la vergogna, si è fatto coprire le spalle dal geometra Baldassare Arrigo che, manco a dirlo, è il Responsabile unico del progetto. Un progetto di spreco, ovviamente. Pensate che i 53 mila e 900 euro impegneranno la società dei pagnottisti per non più di tre mesi. Ma per arrivare a quella cifra il geometra Arrigo ha calcolato, bontà sua, che dovranno essere impiegati due esperti junior pagati a 150 euro al giorno, coordinati da un esperto senior remunerato con 400 euro al giorno. Un colossale affare. Per i pagnottisti, va da sé.
Diciamolo: dopo le colossali, mastodontiche e milionarie scempiaggini di SeeSicily, è proliferata in Sicilia una nutrita squadra di corruttori – di taglieggiatori, stavo per dire – che con la banalissima scusa della “comunicazione” rastrella denaro pubblico a destra e a manca. Senza che i controllori, chiamiamoli così, si preoccupino più di tanto. Che volete che interessi al deputato regionale Ismaele La Vardera, del gruppo di Cateno De Luca, o a Luigi Sunseri del M5s, o a Michele Catanzaro del Pd, o all’assessore Alessandro Aricò, responsabile delle Infrastrutture, la scandalosa regalia del famigerato Cas alla confraternita dei pagnottisti palermitani? Loro si occupano di alta politica. Non parliamo poi del presidente della Regione, Renato Schifani, per il quale la questione morale è una ridondante utopia: se così non fosse non avrebbe ingaggiato, con un compenso di sessantamila euro l’anno, l’ex assessore al Bilancio, Gaetano Armao, trombato alle ultime elezioni, affondato da una sentenza della Corte dei Conti e trascinato in giudizio dall’Agenzia delle Entrate che rivendica oltre seicentomila euro di tasse non pagate.
Sembra che la Sicilia – anche la Sicilia della società civile – abbia fatto il callo all’ordinario malgoverno di questa Regione. Sembra che l’unico problema di questa terra non sia l’onestà ma il caro voli. Si rassegnino gli onesti: di questo passo il malaffare è destinato ad allargarsi.