Mancava un solo dato politico all’appello, ed è arrivato lunedì pomeriggio: il centrodestra, dopo la vittoria di Catania e le sconfitte di Ragusa e Trapani, ha perso pure Siracusa. Al ballottaggio, infatti, trionfa il sindaco uscente Francesco Italia (di note simpatie calendiane) che ha la meglio sul “cartello” di Ferdinando Messina, sostenuto da Forza Italia, Fratelli d’Italia e Lega. Dalla città di Archimede viene fuori un altro pateracchio della coppia Schifani-Caruso, che in campagna elettorale non era riuscita a preservare l’unità del partito azzurro. La scissione di Edy Bandiera, già al primo turno, aveva finito per dimezzare i consensi rispetto alle regionali di settembre; al ballottaggio, invece, si è rivelata fatale.
La decisione dell’ex assessore regionale all’Agricoltura di autosospendersi dal partito, in risposta alla decisione dei vertici di appiattirsi sui desiderata dei Gennuso, ha provocato una scissione che si è definita la settimana scorsa, quando Bandiera ha comunicato l’apparentamento con Italia (di cui sarà vicesindaco). La scelta, per Schifani & Co., si è rivelata un disastro. La vittoria di Barbagallo ad Acireale (coi fari del Ministero dell’Interno già puntati per le frequentazioni coi boss) non può essere una consolazione.
Mentre su scala nazionale il centrodestra viaggia con le marce alte, in Sicilia il flop è palese: a Trapani il ko di Miceli contro Tranchida è stato giustificato dal mancato sostegno di Mimmo Turano; a Ragusa, dove Forza Italia si era fermata sotto l’1 per cento, la coalizione era stata scartata dal riconfermato Cassì e ha dovuto ripiegare sull’avvocato Giovanni Cultrera, giunto terzo. Se l’obiettivo del presidente della Regione era compattare i ranghi, le Amministrative hanno confermato che il centrodestra è più sfaldato che mai. E perde molto più facilmente che altrove. Il risultato di Catania, nonostante le proporzioni, resta un episodio isolato (come Palermo un anno fa) in cui si decide di mettere da parte i personalismi turandosi il naso (è ancora freschissimo lo scontro fra Lega e FdI per l’individuazione del candidato). Anche le giravolte per la composizione della giunta Trantino, in fondo, dimostra che la coesione è un miraggio.
Oltre Acireale, dove Barbagallo ritorna sindaco ai danni di Nino Garozzo (sostenuto di FdI, Prima l’Italia e Democrazia Cristiana), il centrodestra si impone a Piazza Armerina, dove Nino Cammarata, sostenuto da Fratelli d’Italia, si aggiudica lo scontro fratricida con Massimo Di Seri, candidato di Forza Italia, Dc e Cateno De Luca. Anche ad Aci Sant’Antonio, teatro dell’unica sfida col centrosinistra, arriva un’altra sconfitta: a Giuseppe Santamaria non basta il supporto degli altri due candidati usciti malconci al primo turno per avere ragione di Quintino Rocca, che vince con 250 voti di scarto.