In Sicilia c’è più di una Lega. Non è soltanto una ricostruzione giornalistica o un tentativo di creare scompiglio. E’ una tesi emersa dalle schede elettorali di domenica scorsa. Il simbolo ufficiale del Carroccio era in lizza a Licata, e grazie alla segretaria regionale Annalisa Tardino ha ben figurato (col 9,2 per cento). Altrove c’era ‘Prima l’Italia’, il simbolo ideato dall’ex segretario Nino Minardo, un tentativo un po’ meno impacciato di andare alla ricerca del consenso in una terra tradizionalmente ostile. Ma in provincia di Catania, come tradizione, è comparso pure il Quadrifoglio: la lista civica di Luca Sammartino che ha messo insieme numeri da far impallidire i rivali interni.

Nella Lega siciliana – ma questa non è una notizia – ci sono i rivali interni e ci sono le correnti. L’ultima ondata di conquistadores, da Sammartino a Turano, ha creato parecchi pruriti ai dirigenti storici del partito, rappresentanti dell’epoca dello zero virgola (e dell’esperimento di ‘Noi con Salvini’). Il vicepremier, per evitare di disperdere gli oriundi, ha deciso di affidare la guida della segreteria ad Annalisa Tardino, individuata come una figura di garanzia. La tenuta del Carroccio, però, sarà messa a dura prova dall’episodio che rischia di costare il posto all’assessore Turano.

Il mancato appoggio al candidato sindaco del centrodestra a Trapani, Maurizio Miceli, ha comportato una presa di distanza da parte di Fratelli d’Italia ma soprattutto del presidente della Regione, Renato Schifani, che dopo i ballottaggi romperà gli incantesimi e deciderà di mandarlo via: “A Trapani ho sperato fino all’ultimo che si potesse raggiungere una normale e fisiologica coesione dell’alleanza – ha detto il governatore all’Adnkronos – ma mi sono reso conto che la situazione era difficilmente recuperabile, anche perché ho trovato una situazione poco propensa alla rivisitazione di una scelta. E purtroppo è successo il peggio del peggio, cioè che la lista della Lega ha ottenuto quei consensi che, se si fosse schierata nel suo alveo naturale, avrebbero consentito al candidato Miceli di vincere agevolmente”.

La Lega, che s’è trovata riunita nella lista ‘Trapani Tua’, ha garantito la sconfitta a Miceli e la vittoria di Tranchida al primo turno. E non vale per Turano l’attenuante di non essere riuscito a fare da cerniera col suo gruppo storico. Ciò, al contrario, fa emergere una carenza di leadership che FdI, con forza, sottolinea. Di fronte a questo assalto, ecco riemergere le vecchie discrepanze leghiste: mentre Sammartino e la compagna Sudano si ergono a difensori della patria, Annalisa Tardino lascia uno spiraglio: “La linea di un partito verticistico come la Lega la detta il segretario regionale – ha detto l’eurodeputata nell’intervista a Repubblica -. Non abbiamo ancora avuto modo di parlare con Schifani dell’attività amministrativa del nostro rappresentante in giunta e al momento il rimpasto non mi sembra all’ordine del giorno”. In realtà la scadenza è prossima: massimo fra venti giorni. L’ipotesi di (dover) mettere alla porta Turano diventa sempre più quotata anche se, spiega la Tardino, “nella lista “Trapani Tua” a sostegno di Tranchida non c’è nemmeno un tesserato della Lega. A Trapani dobbiamo costruire con le persone che intendono sposare non la linea di un deputato, ma il programma politico della Lega Salvini premier”.

Di ben altro tenore la difesa di Sudano: la deputata ha rispedito al mittente la richiesta di dimissioni avanzata dal coordinatore di FdI per la Sicilia occidentale, Giampiero Cannella, che fa il paio con quella del capogruppo meloniano all’Ars, Giorgio Assenza. “È sinceramente un modo di fare politica arrogante e che ha stancato”, ha replicato Sudano parlando di “attacchi pretestuosi” e portando a mo’ d’esempio alcuni voltafaccia patrioti. Sul destino dell’assessore alla Formazione è in ballo una bella fetta di autorevolezza in casa Lega. C’è anche un precedente in questa legislatura: Schifani avrebbe voluto rimuovere Scarpinato dopo i disastri di Cannes, ma FdI non glielo consentì. Ecco perché il Carroccio, quanto meno, dovrebbe avere voce in capitolo e non assistere da semplice spettatore.

E’ vero che deciderà Tardino, almeno sulla carta, ma Sammartino e la Sudano (come Turano) sono pezzi pregiati dell’ultima campagna acquisti. Portano i voti e danno diritto di cittadinanza alla Lega nel Catanese. L’hanno fatto alle Regionali e anche stavolta. Indisporli non sarebbe una mossa astuta perché, come ha evidenziato tempo fa Raffaele Lombardo (in chiave critica), sarebbero capaci di trascinare il loro consenso altrove. In qualsiasi momento. E fare tutta la differenza del mondo. Lo sa Tardino, ma lo sa soprattutto Schifani, che sin dall’inizio del suo mandato ha preso Mr. Preferenze sotto la sua ala protettrice, tessendone le lodi pubblicamente. “In un’eventuale analisi tutto dovranno sentirsi in discussione e non solo Turano, io per primo”, sono state le poche parole di Sammartino sull’argomento. Un avviso ai naviganti e ai colleghi.

Peraltro, la “fantastica coppia” può contare sull’amicizia influente di Totò Cuffaro, gran restauratore della Dc, che a Catania prima di ripiegare su Trantino aveva spinto con convinzione sul nome della deputata nazionale. Ecco: Cuffaro rischia di rappresentare l’altro elemento della discordia. L’approssimarsi delle elezioni Europee, infatti, imporrà all’ex governatore di stringere un’alleanza/federazione con un grande partito nazionale per ambire a un seggio a Strasburgo. Oltre ai canali già aperti con Noi Moderati di Maurizio Lupi (che però non basta per raggiungere lo sbarramento a livello nazionale), il partito di Salvini e di Sammartino sarebbe l’unico approdo possibile. La Tardino, però, non ne vuol sentire: “Lui (Cuffaro, ndr) ha già una candidata che è Francesca Donato ed è incompatibile con Annalisa Tardino”, ha detto a Repubblica. Più chiusura di così…

La Dc, però, è reduce da un doppio sgambetto ai leghisti: a Modica ha contribuito alla vittoria di Maria Monisteri e s’è confermata prima lista col 23%, staccando la civica ‘Modica al centro’ vicina all’ex segretario Minardo; ma il risultato più influente riguarda Licata, dove la Democrazia Cristiana ha preso il 13%, meglio del Carroccio a trazione Tardino, sostenendo per di più un candidato sindaco avversario. Piccoli inciampi a livello di pubbliche relazioni. Nulla, però, in confronto agli schiaffi di Fratelli d’Italia. Se ne può parlare.