Il ritorno alla Regione di Gaetano Armao è cosa fatta. Dopo l’incontro dei giorni scorsi con il capo di gabinetto di Schifani, è stato pubblicato il decreto con cui il presidente della Regione, in data 28 aprile, lo nomina come esperto “segnatamente nelle relazioni e nelle questioni extraregionali in ragione delle qualificate competenze acquisite”. L’incarico avrà durata fino di un anno, fino al 27 aprile 2024, e peserà sulle casse di Palazzo d’Orleans per circa 60 mila euro complessivi. Non è dato sapere di cosa si occuperà esattamente Armao, anche se l’ex assessore all’Economia – che in passato ha avuto vaste frequentazioni nei palazzi romani – potrebbe dare una mano sulla gestione delle risorse comunitarie, dato che risulta freschissima l’impugnativa della Finanziaria da parte del Consiglio dei Ministri.
Ma oltre a risolvere i nodi relativi all’Amministrazione, ciò che balza agli occhi è il dato politico. Dopo aver abbandonato Forza Italia alla vigilia delle ultime Regionali ed essersi candidato col Terzo polo di Calenda e Renzi, contro Schifani, quest’ultimo ha deciso di riaccoglierlo fra le proprie braccia. Perdonandogli l’addio e il voltafaccia. Cancelleri era stato il gancio di traino per garantirsi ogni possibilità “inclusiva”, anche se Armao, rispetto all’ex grillino, godrà di una posizione di rendita già in partenza. Dal peso di 60 mila euro.
Prima dell’incontro con Sammartano, il capo di gabinetto, qualche giorno fa a Palermo, Armao aveva accompagnato Carlo Calenda in alcune tappe del suo tour isolano. I canali per una collaborazione fra i due partiti sono avviati. Anche Schifani, durante la convention di FI al Politeama, aveva dato segnali d’apertura a una collaborazione con l’ala moderata di Azione. E’ bastato unire i puntini per ritrovarsi Armao, protagonista di cinque esercizi provvisori consecutivi, di nuovo alla Regione. Il potente ex assessore all’Economia, durante la permanenza in via Notarbartolo, non è riuscito a pubblicare un bando per affidare la gestione delle Terme di Sciacca al privato e ha pasticciato a tal punto con l’appalto sulla riscossione dei tributi locali da rendere necessario l’intervento del suo successore, Marco Falcone, per sospendere la procedura.