Sarebbe stata una infuocata telefonata fra il Presidente Musumeci in persona e il direttore generale dell’assessorato Sergio Alessandro a sbloccare l’impasse sulla nomina del soprintendente ai beni culturali e ambientali di Siracusa.

Il decreto di nomina dell’architetto Irene Donatella Aprile alla guida di una delle più importanti soprintendenze italiane era infatti in attesa della firma del dottor Alessandro da una settimana. Poi la telefonata del Presidente dai toni ultimativi, le dure rimostranze per quella che veniva interpretata come una insubordinazione e l’implicita (o forse esplicita) ipotesi di invito alle dimissioni ove il decreto fosse rimasto senza firma. Si è chiusa così, con l’ulteriore default, l’ennesima partita fra “l’unico pizzo che piace ai siciliani” e la provincia di Siracusa.

Una nomina, questa della soprintendente Aprile, che viene vissuta dal centrodestra siracusano, come l’ennesimo schiaffo da parte del presidente e che acuisce una ostilità ormai conclamata, anche a livello Regionale, fra il Presidente e Forza Italia, cioè l’azionista di maggioranza della coalizione che lo ha eletto.

A Musumeci peraltro viene attribuita dagli azzurri anche la responsabilità della sconfitta del centrodestra alle amministrative di giugno a Siracusa avendo lui sostenuto a primo turno con la sua lista “Diventerà Bellissima” il suo vecchio amico Fabio Granata che non ha preso molti voti, ma quelli che ha preso sarebbero bastati a far vincere a primo turno il candidato del centrodestra Paolo Reale. Per non parlare del ballottaggio, quando Granata s’è schierato con il centrosinistra – e a quel punto Musumeci prese blandamente le distanze – diventando poi assessore comunale alla cultura della giunta di sinistra.

Siracusa è vittima storicamente delle mire di colonizzazione da parte di Catania. Nell’ultimo periodo però è stato uno tsunami. Siracusa ha perso la Camera di Commercio, accorpata a Catania, l’Autorità Portuale, la cui guida è passata dal grande hub industriale di Augusta al piccolo porto di Catania, ferme le opere pubbliche (autostrada Sr-Gela in primis). Il tutto in una realtà economica in cui la zona industriale è stata venduta a russi e arabi, con quotidiane proteste per i miasmi che ammorbano l’aria cittadina e le bonifiche che non si completano.

Sul fronte dei beni culturali si è aperta una frattura fra centrodestra siracusano e Regione sul caso “Maniace”, con la soprintendente Rosalba Panvini che aveva avallato e difeso pubblicamente la “privatizzazione” della piazza e il manufatto antistante il castello federiciano. Poi la Panvini è stata trasferita a Catania, l’ufficio affidato a interim al soprintendente di Ragusa (che rilevato irregolarità nel grande bar realizzato nel piazzale intimandone di fatto lo smontaggio) e adesso la nomina di Irene Donatella Aprile che non è mai stata soprintendente e che ha superato, si dice, colleghi con esperienze dirigenziali ben più nutrite e conoscenze del territorio siracusano non paragonabili a quelle dell’architetto catanese. E c’è da aggiungere che la Soprintendenza siracusana è da tempo terreno di scontri interni infuocati con denunce e controdenunce alla Procura della Repubblica. Elemento che avrebbe suggerito la nomina di un dirigente di esperienza e peso e non quella di un “esordiente” alla guida di un ufficio tanto importante.

E per completare il quadro anche come commissario della Provincia Regionale di Siracusa è stata nominata una funzionaria catanese che ha dichiarato l’ente in dissesto, con buona pace di tutti i creditori locali.

Ma, al di là delle “deminutio capitis” cittadine, il modo in cui si è giunti alla nomina del soprintendente di Siracusa, i modi in cui la nomina è stata sostenuta, pretesa e alla fine ottenuta, il tipo di scelta fatta in dispregio di tutte le richieste di condivisione politica, di concertazione, da parte di Forza Italia, sono tutti elementi di un disagio che esiste oggi fra il Governo Regionale, ed in particolare il presidente ed alcuni assessori, e la sua “base” aretusea.

E così Siracusa, dove domenica prossima arriverà in visita Mattarella, sembra candidata a diventare turbolento laboratorio del “crocettismo” di Musumeci. Ovvero un uomo solo al governo. A prescindere.