Respingere il ricorso della Absolute Blue contro la decisione di revocare l’affidamento diretto da 3,7 milioni per l’organizzazione di una mostra fotografica a Cannes, non significa solo aver dato ragione a Schifani, che aveva chiesto il ritiro del provvedimento in autotutela. Ma significa anche un’altra cosa, per cui è impossibile non esigere un sequel: il Tar di Palermo ha ritenuto la Regione responsabile di quell’affidamento (senza gara) “in violazione del Codice degli Appalti”. I magistrati hanno messo a nudo un pezzo di verità da cui i protagonisti, invece, fuggono. Che è l’autore di questa presunta condotta dolosa? Chi è il mandante della decisione politica che non è possibile celare dietro il paravento della continuità amministrativa? C’è davvero qualcuno disposto a immaginare che gli unici responsabili siano i burocrati? E’ mai possibile che durante la transizione dal governo Musumeci al governo Schifani l’assessorato al Turismo sia stato una landa disabitata?
Per arrivare alla sentenza del Tar, che ha trasmesso le carte alla Procura della Corte dei Conti e alla Procura di Palermo, bisogna rimettere insieme i tasselli. Ma soprattutto ricostruire la catena delle responsabilità, che ha provocato – come ha detto lo stesso Schifani – un danno d’immagine alla Sicilia. “Indaghiamo su questo danno d’immagine”, è la richiesta da parte delle opposizioni e di ogni siciliano di buon senso. Perché l’esito del Tribunale amministrativo non cancelli lo sperpero di denaro (i milioni impegnati per l’evento sono andati persi) e non precluda alla politica la possibilità di darsi una regolata in termini di trasparenza e di gestione dei conti pubblici. E’ un’occasione per far luce che nessuno, però, sembra intenzionato a cogliere.
La nota entusiasta di Palazzo d’Orleans pone l’accento sulla “vittoria netta” della Regione siciliana al Tar di Palermo. Ma valuta solo gli effetti materiali della sentenza: cioè i 2 mila euro che Absolute Blue dovrà rifondere come spese legali e il fatto che Schifani, al termine del braccio di ferro, l’ha avuto vinta sulla riluttanza dell’assessorato al Turismo, che nei giorni di marasma non si è degnato di far pervenire al governatore una dettagliata (e convincente) relazione sull’accaduto. Schifani, infatti, ha dovuto rivolgersi a un parere dell’Avvocatura, confezionato per lui da Giovanni Bologna. Un parere che s’è rivelato esatto. Absolute, in quanto organizzatore del format “Sicily, Women and Sicily”, non ha affatto “dimostrato di essere titolare di diritti di esclusiva”. Ha fatto male la Regione a crederlo. Ecco: chi è stato così superficiale da accordare la possibilità di organizzare la seconda edizione della mostra, per di più a un prezzo assai più esoso rispetto al 2022, senza passare da un bando di gara? Chi ha fatto la valutazione da 3,7 milioni di euro?
Le domande s’inseguono, ma le risposte mancano. Schifani, dopo che il caso venne fuori alla vigilia dell’Epifania, disse di non saperne nulla. L’ex assessore al Turismo, Manlio Messina, per difendere l’operato del suo allievo, Francesco Scarpinato, sostenne il contrario: “In merito all’edizione del 2023 – disse durante un’ospitata tv ad Antenna Sicilia – la proposta della Regione alla società Absolute Blue, quella della Absolute Blue alla Regione, la contrattazione, i termini su quanto spendere e come spendere quei soldi, tutto viene fatto in un arco temporale che va dal 20 ottobre all’11 novembre, ovvero quando io non sono più assessore al Turismo e non lo è ancora Scarpinato. L’assessore al Turismo ad interim, in attesa delle nuove nomine, era proprio il governatore Schifani (…) A questo punto, o Schifani non ha guardato le carte, e questo sarebbe gravissimo, oppure non le ha sapute leggere”. A quelle dichiarazioni non seguì nessuna replica, ma solo un silenzio infastidito che sfociò in uno sfogo romano del governatore (con La Russa). A distanza di qualche settimana ci misero una pietra sopra, scambiando le deleghe di Scarpinato e Amata.
Il primo, diventato poi assessore ai Beni culturali, cadde anch’egli dal pero: “Non ho mai firmato alcuna autorizzazione né tanto meno un aumento del budget per il finanziamento dell’evento a Cannes – confidò all’Ansa -, ho solo preso visione di un progetto che era ancora in fase di aggiudicazione che mi fu sottoposto dal dirigente della Film commission per quella iniziativa programmata ben prima che io diventassi assessore e raccomandando agli uffici di darmi notizie del seguito”. Insomma, un altro che non si è accorto di nulla. E in effetti la firma di Scarpinato non compare sul decreto del 20 settembre con cui si approva la realizzazione del progetto fotografico e il quadro economico: 3,75 milioni di euro, di cui 311 mila euro per lo shooting (da realizzare in Sicilia) e tutto il resto per una serie di eventi da sfoderare sulla Croisette, compreso l’affitto del salone e le decorazioni per l’allestimento di Casa Sicilia all’Hotel Majestic (costo parziale dell’operazione: 920 mila euro), animazioni e conferenze stampa (511 mila).
Su quel decreto compaiono due firme soltanto. La prima è del dirigente generale ad Interim del dipartimento Turismo, Calogero Franco Fazio. La seconda del dirigente della Sicilia Film Commission, Nicola Tarantino. Ovvero l’uomo buono per tutte le stagioni (è stato a lungo commissario straordinario della Foss), il “gancio” tra Manlio Messina e Patrick Nassogne, patron di Absolute e double face del fotografo Awamu Moja, che avrebbe realizzato gli scatti per la mostra. E a questo punto la domanda si ripropone: è mai possibile che Fazio e Tarantino abbiano scelto da soli di avallare la proposta lussemburghese, predisponendo un aumento di budget consistente rispetto al 2022, quando l’evento era costato “appena” 2,2 milioni? E’ possibile che abbiano agito con tanta superficialità, senza considerare l’ipotesi di un bando pubblico, e senza pretendere da parte della società di Nassogne il rilascio del certificato antimafia e il pagamento di una clausola fidejussoria pari al 10% delle cifre stabilite?
Un altro quesito sul tavolo è legato all’Oman. Dopo la revoca del provvedimento in autotutela del 12 gennaio (negli atti compaiono le stesse firme: Fazio e Tarantino) a seguito dell’intimazione di Schifani, Nassogne offre lo stesso pacchetto al Sultano dell’Oman, per una cifra largamente inferiore: si arriva a 2,1 milioni (il 43% in meno rispetto ai 3,7 pattuiti con la Sicilia), mantenendo il canovaccio della proposta originaria (compresa la colazione con granita, brioche, caffè, succo d’arancia e melograno). Perché? Com’è possibile? Tra le domande rimaste inevase c’è anche questa. In attesa che la politica si svegli e “scongeli” la verità, rimangono in pista le indagini della Procura della Corte dei Conti, della Procura europea e soprattutto della Procura di Palermo, che sta indagando sul mare magnum del Turismo e sulla gestione, forse un po’ troppo scriteriata, del suo portafogli.