“Oggi in un luogo meraviglioso come Palazzo Reale mi sono emozionato perchè per la prima volta io e il mio giovane staff, sentendo parlare altre persone di quello che abbiamo fatto, ci siamo resi conto dell’entità della scoperta fatta in Iraq. Il nostro obiettivo concreto è aprire nel 2027, proprio nel sito di Tell Muhammad a Baghdad, un parco archeologico sul periodo paleobabilonese che possa diventare un’attrazione culturale e turistica”. Guarda già in avanti Nicola Laneri, l’archeologo siciliano che ha recentemente scoperto a Baghdad il muro del II millennio a.C. di Hammurabi, avamposto di Babilonia, protagonista questa mattina del primo OpenLab “Pionieri della Cultura” [Salva la Cultura dal Rischio Estinzione], nuovo ciclo di laboratori della Fondazione Federico II con studiosi e artisti impegnati nella salvaguardia della cultura dal rischio estinzione. Durante l’incontro, Laneri ha, inoltre, mostrato per la prima volta le immagini di una canaletta di circa quattromila anni fa, il sistema di acque reflue del tempo.
“Palazzo Reale è patrimonio dell’Unesco – ha detto il Presidente della Fondazione Federico II, Gaetano Galvagno – e sentiamo la responsabilità di salvaguardare dall’oblio le civiltà passate e custodire le civiltà antiche nel presente. La cultura e l’archeologia rappresentano veicolo di rinascita sia per la Sicilia che per Paesi dilaniati dalla guerra come l’Iraq. Come Fondazione Federico II siamo orgogliosi di aver promosso il grande lavoro svolto da uno straordinario archeologo siciliano come Nicola Laneri, dal suo staff e da tutta l’Università di Catania, lavoro culminato con la storica scoperta del muro di Hammurabi”.
“Il lavoro del team di Laneri – ha detto Patrizia Monterosso, direttore generale della Fondazione Federico II – è la dimostrazione che quando la cultura cammina crea anticorpi. In un contesto sociale come quello attuale, la Fondazione Federico II ha sentito l’esigenza di creare dei momenti di confronto a tutela della cultura. Oggi celebriamo la grande archeologia che, rivelando le antiche radici di una civiltà proietta in avanti come strumento di rinascita dalla guerra”.
“L’Iraq – ha detto Maurizio Greganti, Ambasciatore italiano in Iraq – ospita ben 19 missioni archeologiche italiane sostenute dal Ministero degli Esteri. Baghdad per secoli è stata centro della cultura araba e mediorientale. L’archeologia oggi è necessaria per l’Iraq al fine di svincolarsi dalla pesante narrativa che lo ha appiattito agli occhi della comunità internazionale. L’incontro di oggi voluto dalla Fondazione Federico II, pertanto assume particolare rilevanza per un Paese come l’Iraq che ha vissuto momenti drammatici con atti di violenza e vandalismo che miravano proprio a cancellare i valori storici universali che il patrimonio storico tramanda. Oggi, invece, la sicurezza dei siti archeologici non è più minacciata. Gli scavi pertanto non hanno semplicemente un rilievo storico ma hanno un impatto determinante per lo sviluppo del Paese”.
“Siamo molto soddisfatti – ha detto in collegamento da Baghdad, Laith Majid Hussein, Direttore dello Sbah (Iraqi State Board of Antiquities and Heritage) – del lavoro degli archeologi italiani, della missione archeologica dell’Università di Catania a Tell Muhammad e in particolare del lavoro del professore Nicola Laneri”
“Oggi è stata una bella esperienza – ha detto il Direttore del Disum (Dipartimento Scienze Umanistiche) dell’Università di Catania, Marina Paino – non solo per diffondere l’attività dell’Università di Catania ma anche perché incontri come quelli organizzati dalla Fondazione Federico II consentono di far sapere che la ricerca siciliana è arrivata ad alti livelli”. Erano presenti anche i giovani collaboratori di Laneri, che partecipano alla missione in Iraq.