Che furbacchione questo Patrick Nassogne. Aveva intortato bene i due sicilianuzzi, Manlio Messina e Nicola Tarantino, approdati a Cannes con tutto quel carico di denaro pubblico. Da grande magliaro gli aveva fatto credere che per mettere in piedi la sfiziosa passerella di Cannes – belle donne, cinema, champagne e luxury hotel – erano necessari tre milioni e settecentomila euro. Sapeva di parlare con il Balilla, un patriota che non avrebbe mai badato a spese. Tanto era stato messo lì, a capo dell’assessorato al Turismo, proprio per spargere moneta a destra e a manca; per lucidare i bilanci di Mediaset e di Urbano Cairo; per rendere famosa nel mondo l’immagine della Sicilia e, all’un tempo, alimentare il prestigio politico suo e del suo gerarca superiore: quel Francesco Lollobrigida, potente cognato di Giorgia Meloni, che ha fatto fuoco e fiamme pur di imporre a quel donabbondio di Renato Schifani gli uomini della sua confraternita.
Oggi si scopre che Nassogne, il solfureo lussemburghese che si era accaparrato il biglietto vincente di 3,7 milioni della lotteria siciliana, ha girato al sultano dell’Oman il progetto sontuoso che aveva concordato col Balilla. Certo, ci ha rimesso qualcosa: intascherà solo 2,1 milioni, il 43 per cento in meno. Ma di sicuro non andrà in perdita. Il guadagno netto si assottiglierà, ma la sua fantomatica società, la Absolute Blue, non andrà a carte quarant’otto.
Resta in piedi l’interrogativo più scontato e più scottante: in base a quali valutazioni il sultanato del Balilla offriva, per lo stesso progetto, al magliaro Nassogne 1,6 milioni in più rispetto al sultano dell’Oman?
Seconda domanda, ancora più rovente: c’erano accordi taciti e particolari sul sovraprezzo concesso con tanta generosità dai due sicilianuzzi Messina e Tarantino alla Absolute Blue che, manco a dirlo, ha sede in un paradiso fiscale?
Lasciamo le due domande appese al chiodo. Prima o poi le procure che hanno avviato, su questo scandalo, ben tre inchieste una risposta dovranno pur darla. L’unica certezza è che, per Fratelli d’Italia e per la Regione di Renato Schifani, il caso non esiste: il Balilla continua a piritolleggiare a Roma, tra l’incarico di vice capogruppo alla Camera e qualche comparsata sulle reti della strapagata Mediaset; il fedele Tarantino continua a pavoneggiarsi tra l’Orchestra Sinfonica, ridotta a proprietà privata della confraternita, e la Film commission, dove c’è una altra montagna di milioni da spendere e spandere; mentre il subordinato maresciallo Francesco Scarpinato, l’ultimo chiodo della carrozza, continua a dirigere un assessorato della Regione nonostante sia stato sorpreso a firmare, in nome e per conto del Balilla, i documenti del brutto affare, revocato in autotutela solo perché Mario Barresi, su La Sicilia, ha pubblicato le carte della vergogna.
E’ proprio una bella terra questa Sicilia. Non solo per Nassogne e la cricca di Cannes. Qui, per gli scandali, non paga pegno mai nessuno. Allegria.