La battaglia non è ancora finita. Cateno De Luca si prepara al secondo round, dopo che il primo si è chiuso con un sostanziale equilibrio: “Prima di votare la Legge di Stabilità in aula – dice il deputato regionale di “Sud chiama Nord” – chiederemo una verifica del ragioniere generale sul rispetto dell’Accordo Stato-Regione. Dove non si parla solo di riduzione della spesa, ma anche di chiusura delle partecipate e di approvazione dei bilanci entro il 28 febbraio di ogni anno. Inoltre vogliamo capire se gli interventi finanziari legati a questa manovra sforino il patto con Roma”. Dopo quindici ore di maratona, tuttavia, l’ex sindaco di Messina ha fatto rientro a casa con una consapevolezza nuova: “Avevamo presentato 23 punti da integrare al Documento di economia e finanza. Il governo si era impegnato a tenerli in considerazione in sede di dibattito sulla Finanziaria: in parte l’ha fatto, e di questo dobbiamo essere soddisfatti”.
A tal punto da definire la manovra una “buona manovra”?
“Una parte delle soluzioni che abbiamo fornito alla commissione Bilancio facevano parte del nostro programma elettorale. Altre cose sono rimaste in sospeso e dovremo riparlarne a Sala d’Ercole. A partire dagli enti locali”.
L’assessore Falcone ha ribadito che verranno anticipate a maggio le prime tre trimestralità dei trasferimenti ordinari ai Comuni.
“Ma questo non esaurisce la questione. Avevo presentato un emendamento che prevedeva di completare i trasferimenti, compresa la quarta trimestralità, entro l’esercizio finanziario per cui è autorizzata la spesa. Al massimo il 31 ottobre. Il governo e la maggioranza, però, hanno previsto l’ultima rata per l’anno successivo, entro il 28 febbraio. E abbiamo capito perché: non c’è la copertura finanziaria. Quando ho chiesto che venissero rispettati i tempi dell’annualità, mi hanno risposto che mancano 120 milioni. Mi aspetto che entro due-tre giorni si trovi una soluzione”.
C’è anche un’altra vicenda relativa ai Comuni.
“Cioè la norma di intangibilità della spesa. Significa garantire solidità e certezza ai trasferimenti in favore degli enti locali, prevedendo il medesimo trasferimento di risorse nel triennio 2023-2025, garantendo la possibilità di programmare le spese relative ai servizi erogati su base pluriennale. In questo modo si eviterà la strategia del bancomat e la sottrazione di risorse ogni volta che si approva una Finanziaria”.
Non mancano le solite marchette. Da 15 articoli di partenza si è già arrivati a 40, con l’accoglimento di circa 100 emendamenti. Al netto degli stralci che verranno dalla presidenza dell’Ars, ce n’è per tutti i gusti: enti, sagre, associazioni…
“Il clima attorno a una Finanziaria è stabilito dal regista: in questo caso l’assessore all’Economia, Marco Falcone. Probabilmente avrà avuto da Schifani il mandato di portare a casa la Legge di Stabilità al più presto. Con questo mandato ha cercato di soddisfare la sensibilità di tutti i parlamentari, con soluzioni mirate. Queste scelte appartengono al regista, e una volta fatte, tutti ci si ritrovano: maggioranza e opposizioni. Ma non mi importa nulla delle sagre. Il problema è fare le cose utili ai siciliani: sui Forestali, ad esempio, ho chiesto che il governo si impegni a garantire una copertura finanziaria triennale. Questo consentirà di dare stabilità al settore procedendo ad una programmazione complessiva che possa evitare lo stop all’attività creando disagi al territorio e ai lavoratori”.
Falcone ascolta più di Armao?
“E’ più vero, più sincero. Non ha l’aplomb anglosassone di Armao, che era bravo solo a meravigliarci. Falcone, col suo accento di Mirabella Imbaccari, non prova a stupirti. Detto questo, gli avevo già confermato durante il nostro primo incontro che mi sembrava un ragioniere un po’ scarso. Avrebbe dovuto spiegare quali erano le sue politiche di bilancio, ad esempio, per superare i problemi di qualità della spesa, o chiudere le partecipate inutili. In Legge di Stabilità non c’è niente di tutto questo”.
Lui e Schifani avevano promesso un’operazione trasparenza sui conti.
“Non possono più farla perché siamo entrati nel ciclo dei documenti finanziari e non ci sarà spazio per un’operazione del genere. Tranne che non riescano ad approvare i rendiconti 2021 (appena esitato in giunta) e 2022 entro aprile, e che segua un assestamento di bilancio. Non vedo molte chance”.
Molti hanno definito il “Salva Sicilia” un cappio al collo, poiché contiene una serie di prescrizioni – dalla riqualificazione della spesa alla riorganizzazione dell’amministrazione fino alle riforme – che sarà impossibile attuare subito. O no?
“Pensi che una delle condizioni poste dallo Stato, già dal 2019, è la presentazione dei bilanci entro il 28 febbraio di ogni anno”.
L’anno scorso siamo andati in esercizio provvisorio per quattro mesi.
“Appunto. Voglio vederci chiaro, e capire quali obiettivi sono stati centrati: per questo chiederò conforto al ragioniere generale”.
In una delle sue dirette ha detto che Schifani governa “da remoto”. Che intendeva?
“In questi giorni di commissione non l’abbiamo visto, chissà se avremo il piacere in aula… Inoltre, ha scoperto solo adesso che per spostarsi da Roma a Palermo servono 500 euro. Per cui: o prima viaggiava con gli aerei di Stato, o in Sicilia non veniva mai”.
Tre procure indagano sul caso Cannes, eppure il risultato di questo grosso scandalo è lo scambio di deleghe fra due assessori. Non crede sia un po’ poco?
“Mi lasci fare una premessa: se in Sicilia il Pil non è aumentato nemmeno dello zero virgola, nonostante i fondi strutturali, vuol dire che c’è un problema endemico di qualità della spesa. Non possiamo permetterci di usare i soldi dell’Europa per tenere in piedi le clientele. Per scendere nel dettaglio, è ovvio che sul Turismo qualcosa non va. Un provvedimento viene revocato in autotutela quando c’è il rischio che sia illegittimo, se non addirittura in violazione di legge. Non parliamo solo di rilievi amministrativi, ma penali. Chi di competenza accerterà la verità. Resta in piedi la nostra mozione di censura nei confronti dell’assessore Scarpinato: dopo la sessione finanziaria chiederemo che venga calendarizzata. Non può finire tutto col gioco delle tre carte. Voglio capire se è stato Schifani a chiedere la revoca dei provvedimenti, o se è stato Scarpinato a suggerirglielo. Nei palazzi girano di quelle leggende…”.
La Corte di Cassazione ha emesso una sentenza che dichiara illegittime le nomine dei dirigenti di terza fascia a capo dei dipartimenti. Anche sul recepimento delle norme in materia di dirigenza pubblica la Regione ha fatto orecchie da mercante.
“Se siamo ridotti in queste condizioni non è solo colpa della politica. La nostra classe burocratica, specie nella fascia apicale, non è all’altezza del compito. La qualità e la tempistica della spesa è in capo ai dirigenti. Non vorrei che la mancata apertura a una riforma o revisione della pubblica amministrazione sia determinata da chi vuole mantenere questo livello medio-basso. Resta il fatto che in Sicilia è diventato sempre più difficile stabilire se contano più i politici o i dirigenti”.