Nelle nebbie della Finanziaria ci si muove a tentoni, sperando di sfangarla. Il primo esito della commissione Bilancio, arrivato giovedì notte dopo 15 ore di maratona, ha portato all’approvazione della manovra. Dai quindici articoli di partenza si è passati a 40. Accolti un centinaio di emendamenti: questo dovrebbe rendere più snello il cammino a Sala d’Ercole, dove il testo sarà incardinato lunedì pomeriggio.
E’ prevista una pioggia di soldi per le iniziative più disparate: 100 mila euro per l’anniversario dell’operazione Husky con lo sbarco degli Alleati in Sicilia nel ’43, altri 100 mila euro per la “restaurazione” (così c’è scritto nella norma) della Casa del Cavaliere Cammarata, monumento che si trova nel rione Maregrosso a Messina. E ancora: 100 mila euro all’associazione Rugby ‘I Briganti’ onlus con sede a Catania, 100 mila euro per la Festa e il Palio dell’Ascensione di Floridia (Sr), 75 mila euro per il festival internazionale dei Fuochi pirotecnici di Gualtieri Sicaminò (Me), 100 mila euro per il Carnevale di Termini Imerese. Un lungo elenco di piccoli finanziamenti contenuti in decine di emendamenti presentati dai deputati di maggioranza e di opposizione, sul quale in commissione Bilancio è stata trovata l’intesa.
Ma non sarà facile per Marco Falcone, neo assessore all’Economia, mettere ordine nei conti della Regione siciliana: persino le Sezioni riunite della Corte dei Conti, il 2 dicembre scorso, hanno scelto di soprassedere sulla parifica, in attesa di accertare la costituzionalità del decreto legislativo del 2019 che permetteva di spalmare in dieci anni il disavanzo con lo Stato. Ma è proprio da queste basi che è ripartito il dibattito nelle commissioni: cioè da un piano di rientro della spesa imposto dal “Salva Sicilia” – approvato con l’ultima Legge di Bilancio dello Stato – che ripropone esattamente lo stesso schema del passato: risparmi annui dal 20 al 40% su determinate voci (dalla riorganizzazione della struttura amministrativa, passando per la razionalizzazione delle società partecipate) che investono il Bilancio. Per 1,7 miliardi complessivi fino al 2029.
I nuovi termini del “Salva Sicilia”, in effetti, allungano il tentativo di ripiano fino al 2032. Ma il quadro di partenza non è un granché. La Regione, dopo aver scelto deliberatamente di non congelare la cifra sotto inchiesta (866 milioni) “perché tanto c’è il Salva Sicilia”, oggi si ritrova a dover accantonare l’ultimo e unico regalino concesso da Roma: cioè i 200 milioni di euro che il presidente Schifani ha ottenuto al tavolo con il ministro Giorgetti al MeF, in cambio della rinuncia a qualsiasi compensazione finanziaria prevista dalla legge n.296 del 2006 (quella che sancisce l’aumento della compartecipazione alla spesa sanitaria). Seguire il profumo dei soldi è molto semplice, ma in questo caso non porta da nessuna parte: gli 8 miliardi di retrocessione delle accise – come previsto da tre commi dalla norma originaria – sono un sogno che non si avvererà mai; i 200 milioni, invece, non saranno appostati in Finanziaria “per evitare – come ha spiegato Cateno De Luca – l’assalto alla diligenza da parte degli stessi deputati di maggioranza”, mentre per il grillino Luigi Sunseri verranno utilizzati “per mettere in sicurezza il bilancio”. Andranno a copertura delle quote di disavanzo.
Da questi primi calcoli pare non ci siano soldi. Eppure Schifani è soddisfatto: “Siamo chiamati – evidenzia il presidente della Regione – a coniugare l’esigenza di garantire l’equilibrio dei conti con il dovere di far fronte alle conseguenze di una congiuntura economica e sociale particolarmente difficile a causa degli effetti della pandemia e della guerra. Questo deve richiamare tutti noi a un maggiore senso di responsabilità. Il governo regionale con questa manovra finanziaria sta facendo la propria parte. Ringrazio la Commissione per il lavoro svolto e auspico che in Aula con le forze politiche, anche di opposizione, si instauri un clima costruttivo, pur nella differenza naturale di posizioni, che miri all’esclusivo interesse dei siciliani».
Non è mancato il classico slancio patriottico sui precari. L’aumento delle ore non sarà una prerogativa degli Asu impiegati nei Beni culturali (spesso come custodi nei musei), ma di tutto il personale in attesa – da sempre – di un percorso di stabilizzazione: 4 mila unità secondo la DC di Totò Cuffaro, che s’intesta il merito dell’operazione: “Finalmente anche questa categoria di lavoratori percepirà uno stipendio dignitoso, dopo che per quasi 30 anni hanno ricevuto una indennità mensile di appena 600 euro”. Adesso verrà raddoppiata. Ma ci sono tante altre questioni da risolvere, persino più sostanziose. Ad esempio quella che riguarda l’utilizzo dei fondi europei.
Da qualche anno a questa parte i bilanci si reggono sulle risorse extraregionali stanziate dall’UE, che originariamente dovrebbero finanziare gli investimenti, e alla fine vengono “girati” su altri interventi, a partire dalla spesa corrente. Come nel caso dei Forestali: tra le proposte del governo c’era la mobilitazione di 74 milioni di fondi Fsc per garantire un aumento medio degli stipendi di 100 euro (alla fine i milioni saranno 22, come dichiarato da Sammartino). Le opposizioni hanno più volte chiesto l’intervento in commissione del dirigente alla Programmazione: per capire quali sono i fondi a disposizione e da riprogrammare, e quali (e perché) gli interventi definanziati. “Vogliamo chiarezza dal dirigente alla programmazione sui fondi europei disponibili, su tutto ciò che non è stato speso dal governo Musumeci e che oggi potrebbe essere impegnato e su quanto c’è da programmare per il futuro – dicono i Cinque Stelle -. Il Parlamento non può essere lasciato fuori dall’indirizzo politico dei fondi europei, soprattutto in un momento come quello attuale in cui la Sicilia ha bisogno di rialzarsi e guardare avanti”.
Falcone aveva promesso un’operazione trasparenza dei conti, ma dal giudizio di parifica ad oggi non c’è stato abbastanza tempo per scavare. Il risultato è l’assenza di strategia. Unita a uno specchietto per le allodole tirato fuori all’occorrenza: cioè che ogni operazione a perdere – come la cancellazione degli Uffici speciali – sia utile a riguadagnarsi la stima dei magistrati contabili. Il dialogo con le opposizioni, più fitto rispetto alla stagione Armao, non è bastato a rimuovere le incrostazioni: “Ci stiamo muovendo all’interno di un quadro precario – riferisce De Luca – con l’aggravante di non aver definito quelli che sono anche i pilastri di questa Legge di Stabilità perché ci ritroviamo con un rendiconto 2020 non parificato dalla Corte dei conti e il 2021 e 2022 inesistenti, il che significa che non sappiamo realmente quali sono i saldi di partenza”.
Lungo il percorso, però, bisognerà disinnescare altre mine. Il presidente della Regione può contare sulla solidità dei numeri (finora, ufficialmente, ha perso un solo deputato: Micciché), ma non può farsi ingannare da essi. In aula, quando sarà il momento della verità, anche lui dovrà far fronte a un paio di tranelli: gli emendamenti aggiuntivi e il voto segreto. Dipendono l’uno dall’altro, hanno a che fare con i territori e con la fame dei singoli deputati. Se non venisse soddisfatta, tutto si complicherebbe. Per informazioni citofonare Musumeci.
Falcone: “Manovra che affronta emergenze e garantisce equilibrio dei conti”
«Dopo una lunga e proficua sessione di lavoro in Commissione Bilancio, ha preso forma una legge di Stabilità dal valore complessivo di 16,5 miliardi di euro che si poggia su tre pilastri: la certezza dei conti, il sostegno all’economia e allo sviluppo, l’ascolto di tutte le forze politiche e sociali della Sicilia. Non c’è un solo ambito d’intervento o socio-economico che non viene toccato dall’intervento della Regione, a dimostrazione dell’attitudine servente che ispira l’azione di governo della giunta Schifani». L’assessore regionale all’Economia Marco Falcone commenta così l’approvazione da parte della Commissione Bilancio dell’Ars del testo della Finanziaria 2023, che sarà composta da una quarantina di articoli che accolgono un centinaio di emendamenti.
«La manovra, da lunedì prossimo incardinata in Aula – prosegue Falcone – garantisce l’equilibrio finanziario della Regione, abbracciando diverse iniziative dal chiaro approccio interventista, tese a favorire la ripresa economica. In primo luogo ricordiamo i 300 milioni di euro stanziati per favorire le nuove assunzioni, a cui si aggiunge l’azione dell’Irfis e un utilizzo finalmente compiuto dei fondi extraregionali a nostra disposizione, per avere ricadute certe nel tessuto produttivo e occupazionale dell’Isola».
Aggiunge poi l’esponente del Governo Schifani: «In un contesto di forte inflazione, la Regione ha voluto mandare un segnale anche al mondo dei dipendenti e del precariato che vede contrarsi il proprio potere d’acquisto. Per i lavoratori forestali, i Pip, i lavoratori Rmi abbiamo formalizzato l’adeguamento Istat e l’aumento dei salari, mentre introdurre le 36 ore settimanali per i lavoratori Asu significa dare dignità a una categoria bistrattata da anni, come da impegno che lo stesso presidente Schifani aveva assunto».
«Inoltre – ricorda Falcone – una spinta decisiva arriva, dalla nostra Finanziaria, ai Comuni siciliani: alla certezza dei trasferimenti ordinari, di cui anticiperemo a maggio le prime tre trimestralità, affianchiamo la misura straordinaria del Fondo di progettazione da 200 milioni di euro. Le amministrazioni locali potranno così avvalersi di risorse e professionalità aggiuntive per cogliere tutte le opportunità di finanziamento che si prospettano nell’attuale congiuntura. Infine – conclude – sono numerosi gli interventi in ambito culturale, turistico e sportivo che hanno integrato la manovra sotto il profilo delle sensibilità territoriali, senza intaccarne la strategia complessiva. Una conferma dell’attenzione reale e sincera che il governo Schifani e il Parlamento siciliano hanno saputo accordare verso tutte le categorie».