Gare d’appalto, queste sconosciute. Dopo l’affidamento diretto alla lussemburghese Absolute Blue per l’organizzazione di una mostra fotografica a Cannes (poi revocata dal dipartimento al Turismo), un altro caso infervora i giorni di Renato Schifani e dell’assessore Scarpinato. E, anche se in tono minore, conferma la necessità di trasparenza invocata da più parti sulle procedure di affidamento di incarichi e soldi pubblici.
L’ultima segnalazione è giunta dall’associazione Catania Jazz, che in questi anni avrebbe tanto voluto organizzare il Sicilia Jazz Festival – la manifestazione più importante del settore – ma non ha mai avuto l’opportunità di partecipare a un bando e competere. L’Assessorato al Turismo, è la denuncia, “ha affidato negli anni 2021, 2022 e in ultimo nella stessa data del caso Cannes, il 30 dicembre 2022, ancora una volta l’organizzazione di una manifestazione, che in tre anni è costata ben 5 milioni di euro, alla Fondazione Brass Group di Palermo”. Catania Jazz ha scritto all’ex presidente della Regione Musumeci, all’ex assessore al Turismo Messina e ai dirigenti dell’assessorato per esporre “le ragioni giuridiche a sostegno della nostra posizione riguardo l’illegalità dell’affidamento privato per somme di queste dimensioni. Nella normativa vigente sugli appalti, non esiste, allo stato attuale, alcuna norma o clausola che potevano consentire, non solo l’affidamento diretto ma neppure la reiterazione allo stesso soggetto della stessa procedura”.
Questa volta nessun riferimento all’articolo 63 del Codice degli Appalti, che nel caso di Cannes, e in ragione della clausola di “esclusività”, poi smentita dal parere dell’Avvocatura della Regione, avrebbe consentito di scegliersi direttamente l’organizzatore (che portava in dote il format “Women and Cinema”), a cui erano stati affidati – attraverso una procedura negoziata diretta – 2,2 milioni per la passata edizione della mostra, e 3,7 per quella che avrebbe dovuto tenersi nel prossimo maggio. Fino all’esplosione dello scandalo, che ha portato alla richiesta reiterata, da parte di Schifani, di revocare il procedimento in autotutela. D’altronde, come si legge nel parere di Giovanni Bologna, incaricato di redigerlo per conto dell’Avvocatura, “sembra inequivocabilmente che la Absolute Blue sia certamente un intermediario economico affidabile, professionale, rigoroso ed efficiente, ma tale circostanza non appare risolutiva al fine del ricorso alla procedura negoziata richiamata (…) Dalla documentazione trasmessa, dunque, la società appare priva della necessaria connotazione soggettiva che sola legittima il ricorso alla procedura negoziata”.
Bologna, come riportato da Riccardo Lo Verso su Live Sicilia, spiega nel parere che nulla è stato rivenuto nella documentazione agli in cui si attesti che Absolute Blue – oltre a essere semplice proprietaria di un format – sia esclusivista dei servizi che propone. Fra cui l’allestimento di “Casa Sicilia” nel prestigioso Hotel Majestic, o la disposizione dei pannelli pubblicitari, tanto meno l’organizzazione delle conferenze stampa o l’accoglienza degli ospiti. Insomma “la procedura negoziata non poteva essere attivata per insussistenza dei presupposti di legge”. Da qui sono drizzate le antenne a Schifani, che ha chiesto e ottenuto la revoca di tutti gli atti, ad eccezione dello shooting fotografico di Moja (per 311 mila euro) che invece è stato “sospeso” in attesa dei dovuti approfondimenti. Eppure qualche giorno fa, intervenendo a una conferenza stampa sui cimiteri di Palermo, Nello Musumeci ha ribadito la piena fiducia nell’operato di Manlio Messina, suo assessore per quasi tre anni.
Tornando al caso del Sicilia Jazz Festival, “i dirigenti dell’Assessorato al Turismo – raccontano i rappresentanti dell’associazione Catania Jazz – pur non avendo mai citato le motivazioni addotte nei decreti di finanziamento diretto sin dal 2021, hanno sostenuto che l’affidamento si giustificava con la ragione che la Fondazione Brass Group, fosse “in House” della Regione”. Una motivazione che per Catania Jazz “non ha alcun riscontro giuridico” dal momento che “la stessa Fondazione, nel 2017 ha impugnato una legge regionale sulla riduzione a 3 dei membri del Cda delle società partecipate totalmente o in parte dalla Regione, trovando successo nella sentenza del Tar che ne affermava la “principale natura privata” della Fondazione”. Come secondo motivo fanno riferimento a una sentenza del Cga di Bari che ha condannato il Comune di Bari perché, con le stesse modalità dell’Assessorato Regionale al Turismo, aveva affidato la gestione del Teatro Piccinni, senza bando, direttamente alla Fondazione Petruzzelli di Bari”.
Il Catania Jazz, sull’onda lunga dello scandalo della Croisette, si augura “di non dover arrivare sino al ricorso alla Magistratura per affermare un diritto acclarato dalle leggi, e si augura che, quanto affermato per Cannes, valga anche per questa vicenda” e che la Regione “sospenda in autotutela anche l’evento Sicily Jazz Festival e faccia chiarezza sulla vicenda”. Fin qui nulla è trapelato. Renato Schifani e l’assessore Scarpinato sono ai ferri corti e la difesa d’ufficio garantita a quest’ultimo da Fratelli d’Italia, il partito di maggioranza del centrodestra, ha aperto un contenzioso col presidente della Regione.
Ma che sia necessario “registrare” la vicenda degli appalti, emerge dall’ultimo scandalo sollevato dal presidente della commissione Antimafia, Antonello Cracolici. Ossia l’aggiudicazione di un bando da mezzo miliardo (più volte rettificato) per la riscossione dei tributi nei Comuni. Era stato emanato dall’Ufficio speciale – Centrale unica di committenza per l’acquisizione di beni e servizi dell’assessorato all’Economia (durante l’epoca di Gaetano Armao). Alla gara, suddivisa in cinque lotti, avevano partecipato cinque operatori. Tutti vincitori. Un’anomalia che ha costretto l’assessore Marco Falcone a metterci una pezza: “Abbiamo concordato e dato mandato al dirigente dell’ufficio Cuc (Centrale unica di committenza) di sospendere la procedura di affidamento dell’accertamento e della riscossione tributi degli enti locali della Regione. La sospensione si rende necessaria, dopo aver preso atto anche di aspettative parlamentari, per valutare attentamente ogni aspetto utile a verificare la linearità dell’iniziativa a garanzia dei principi di trasparenza e di libera concorrenza e, ove fosse necessario, a procedere all’annullamento della gara”. Un classico esempio di appalto senza gara.