Il Partito Democratico si muove a fari spenti nella notte. In attesa di eleggere il nuovo segretario nazionale, e di capire chi la spunterà fra la promettente Elly Schlein e il governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini (difficilmente ci sarà spazio per un outsider), la democrazia ai piani bassi s’è ingolfata. Una testimonianza arriva dall’avvocato palermitano Vincenzo Lo Re, che denuncia a chiare lettere di far parte di un “organismo fantasma”. Si tratta dell’Assemblea regionale del partito, un’entità astratta che ha smesso di riunirsi da mesi. Almeno stando alle dichiarazioni di Lo Re, che per questo ha denunciato il comportamento omissivo del segretario Anthony Barbagallo, oggi conteso fra Roma e Palermo. Nel senso che a Roma ha scelto di operare, alla Camera dei Deputati; ma a Palermo ha ancora l’incombenza di “registrare” un partito uscito martoriato dalle ultime competizioni elettorali: sia per il pessimo risultato di Caterina Chinnici (poi sparita nel nulla) alle Regionali, che per il caos dei “paracadutati” che ha disorientato la base e anche alcuni dirigenti siciliani (ne è prova il passo di lato di Cracolici che ha scelto di non candidarsi al Senato).
Ma qui la questione è un’altra: la partecipazione. Ormai annientata, stando a Lo Re, che a Live Sicilia ricorda come “lo statuto attribuisce all’assemblea regionale l’indirizzo della politica del partito, l’organizzazione e il funzionamento di tutti gli organi dirigenti regionali”. E che “l’articolo 16 dello Statuto prevede che l’Assemblea regionale elegga a scrutinio segreto il proprio presidente e che l’Assemblea venga convocata ordinariamente dal suo Presidente almeno una volta ogni tre mesi”. Macché. “Ad oggi l’Assemblea non è mai stata convocata, neppure in coincidenza
di importanti appuntamenti elettorali”, inoltre “la scelta del programma elettorale, dell’indirizzo politico, delle alleanze per tali importanti appuntamenti elettorali, è stata effettuata in splendida solitudine dalla segreteria regionale o da un ristretto cerchio magico da cui certamente è rimasta esclusa l’assemblea del partito che è l’organo maggiormente rappresentativo degli iscritti e dei territori”.
Doveva essere il nuovo corso. Quello che avrebbe permesso ai capi e ai signori delle tessere di riconciliarsi con la base. Di ripartire dai quartieri. Di superare le diseguaglianze. Di dimenticare il disastro della stagione Crocetta e le lotte intestine fra correnti. “Ed invece – chiosa Lo Re – mi ritrovo incredibilmente ad essere componente da oltre due anni e sette mesi di un organismo fantasma”.