Sulla faccia della Terra esistono poche persone che, meglio di Luisa Lantieri, conoscono il dramma di Totò Cuffaro. Passato, in pochi mesi, dagli scranni del Parlamento Italiano – da governatore siciliano si era dimesso il 26 gennaio 2008, ben prima della sentenza di Cassazione – al carcere di Rebibbia. Il nuovo volto pubblico dell’ex presidente della Regione, che oggi torna da “ospite” (poco gradito) a palazzo dei Normanni, non piace al Movimento 5 Stelle, che ha implorato Micciché, il presidente dell’Ars, a non concedergli la sala dedicata a Piersanti Mattarella per il suo convegno sui detenuti. Non solo. Si è speso in tutte le sedi, Facebook in primis, per sottolineare una vicenda che in salsa grillina assume i toni della “vergogna” e della “porcata”.
“E’ la moda del momento – esordisce Luisa Lantieri, ex assessore della giunta Crocetta e attuale vice-presidente della Commissione Antimafia all’Ars – In questa fase tutti hanno bisogno di trovare un colpevole e massacrarlo. Non è in questo modo che si risolvono i problemi della Sicilia”. La Lantieri è stata per anni nella segreteria particolare di Totò Cuffaro, quando il politico di Raffadali rivestiva l’incarico di governatore: “Ma mi sento sua amica più adesso che allora – spiega l’esponente del Pd – Cuffaro andrà all’Ars per portare la sua testimonianza da detenuto, non per fare politica. Siamo in democrazia e nessuno glielo può vietare”.
Anche Claudio Fava, presidente della Commissione Antimafia, ha contestato l’atteggiamento forcaiolo dei 5 Stelle e legittimato l’intervento di un uomo da cui è sempre stato lontano politicamente
“E io sono d’accordo con lui. Fava ha specificato che l’uomo Cuffaro ha già scontato la sua pena. E che noi siamo una società di diritto. Nessuno deve dimenticare che il carcere, come sancito dalla Costituzione, deve rieducare. Chi ci entra per la prima volta non può essere marchiato come un delinquente a vita”.
Perché, allora, tanto rumore?
“Ogni volta che Cuffaro muove un passo in Sicilia, succede il finimondo. Io sono la nipote dell’ex direttore di un carcere. E mio nonno mi raccontava spesso che i detenuti, espiata la pena, andavano a trovarlo e ricevevano accoglienza. Si tratta di persone che hanno sbagliato e devono essere reinserite. Troppo spesso la società se ne dimentica”.
Cosa l’ha colpita maggiormente di questa vicenda?
“Alcuni commenti su Facebook, che invitavano l’ex presidente a rimanere in Burundi. Io penso che ci sarebbe rimasto volentieri se non avesse avuto degli obblighi da figlio, da marito e da padre. La moglie non si è mai esposta durante la sua carriera politica e tutta la famiglia ne ha sofferto maledettamente. Nessuno gli restituirà cinque anni di sofferenze. Credo che in Burundi Cuffaro sia solo un bravo medico, che viene giudicato per l’aiuto offerto ai bambini. In Sicilia, purtroppo, non è così”.
Il presidente dell’Ars Micciché, e non solo lui, ha evidenziato la doppia morale dei 5 Stelle: garantisti e giustizialisti, dipende dalla circostanza. E’ d’accordo?
“Assolutamente sì. In Assemblea lavorano due ex deputati con un processo in corso. Bravi ragazzi. Pur non essendo candidabili, sono rimasti a lavorare lì, prendendo per il c… i siciliani. Qual è la differenza con gli altri politici? Io sono garantista e mi sta bene che continuino a lavorare finché non dovesse arrivare una condanna definitiva. Ma perché questo concetto deve valere sono per una parte? Perché tutti gli altri, esclusi i 5 Stelle, sarebbero soltanto dei delinquenti prestati alla politica?”.
Crede che l’esperienza in carcere di Cuffaro costituisca una lezione per la classe politica di oggi e per tutti quelli che l’hanno fatta franca?
“Solo per chi veramente gli ha voluto bene come persona e come presidente. Non per i politicanti da strapazzo e per tutti coloro che erano con lui quando gestiva il potere e poi gli hanno voltato le spalle. Lui ha pagato da solo il prezzo dei suoi errori. Ma anche questa è libertà”.
Oggi, in Italia e in Sicilia, si parla troppo poco di mafia. L’attenzione, vedasi migranti, è sempre rivolta altrove. Perché?
“E’ un argomento sottovalutato, che non va di moda. Molta gente ha fatto una lunga carriera nell’antimafia e non ha ottenuto risultati, se non quello di accrescere il proprio prestigio. Ogni domenica, quando mi reco sulla tomba di mio padre, faccio una puntata nella cappella di Boris Giuliano e gli chiedo scusa a nome di tutti i siciliani. Cosa abbiamo fatto per riscattare la sua morte? Chi si è occupato per davvero di antimafia? Chi l’ha fatto, è morto. Penso a Paolo Borsellino… Martiri di questa antimafia spicciola ancora non ne ho visti. Oggi, come nel caso di Cuffaro, si vuole soltanto mettere nel mirino una persona e massacrarla. Cancelleri si è scomodato nonostante fosse in vacanza a New York…”
Passando alla politica: lei è stata eletta nelle file del Pd. Che momento attraversa il partito a livello regionale?
“Un momento non facile, come nel resto d’Italia. Il segretario Martina dice che dobbiamo volerci bene, ma sono stati loro i primi a seminare odio e a diffonderlo nei circoli. Oggi non esiste circolo in cui non si litiga. Penso che bisogna cambiare modo di fare politica e ripartire dal basso, da valori come la solidarietà che il Pd ha perso”.
Qual è la sua collocazione nei “dem”?
“Io parlo con tutti, ma non faccio parte di alcuna corrente. Quando mi sono candidata col Pd sono stata massacrata perché ero amica di Cuffaro. Ma dopo la mia vittoria molti mi si sono avvicinati. Succede in modo scientifico dopo un’affermazione elettorale. Ma io non ho mai voluto vendicarmi o ribellarmi. Anzi, quando vado in giro cerco di promuovere il dialogo. Molti se ne vanno perché tuttora non esiste”.
La stagione di Crocetta ha danneggiato il tessuto sociale del Pd, imponendo una scollatura fra base e dirigenza?
“Crocetta aveva tanti difetti, ma le cose buone fatte dal suo governo – non molte in realtà – venivano dissacrate dagli stessi compagni di partito, che pur avendo dei rappresentanti in giunta sparavano un giorno sì e l’altro pure sul presidente”.
In che rapporti siete rimasti?
“Buoni. Ci siamo sentiti qualche giorno fa. L’ho invitato a Piazza Armerina per l’arrivo del Papa, ma mi ha detto che si trova fuori e difficilmente potrà esserci”.
E al governo Musumeci che voto dà?
“Sta portando avanti alcune delle cose iniziate da noi, senza riuscire a completarle. Ho massimo rispetto per il presidente, ma i suoi assessori non hanno le vele spiegate. Non hanno risolto un solo problema, penso soprattutto ai rifiuti. In nove mesi hanno avuto il tempo di organizzarsi e capire la macchina. Ma i risultati ancora non si vedono”.