Piccoli scricchiolii che lasciano pensare. Dopo un idillio durato un paio di mesi, il presidente Renato Schifani ha avuto da ridire sull’operato del governo centrale, targato Fratelli d’Italia. E di un ministro in particolare: il leghista Giancarlo Giorgetti. Il tema, manco a dirlo, è quello del caro voli, che costringe tantissimi siciliani (ad eccezione dei beneficiari – pochi – delle tariffe sociali) a volare a prezzi sconsiderati sotto le feste. E’ un refrain che si ripete da anni: per ovviarvi il governo Musumeci s’inventò una soluzione assai provinciale: mettere a disposizione degli autobus di linea (del “carrozzone” Ast) per andare a prelevare studenti e lavoratori pendolari in giro per l’Italia.
Schifani no. Esige chiarezza. Così ha deciso di denunciare all’Antitrust il cartello fra Ita Airways (la nuova “compagnia di bandiera”) e la irlandese Ryanair che gestiscono, per lo più, il duopolio dei collegamenti da Catania e Palermo verso le principali città italiane: Roma e Milano. Ma è andato oltre, strapazzando la gestione del Mef: “Torno a chiedere al governo di farsi sentire e in particolare modo al Ministero dell’Economia e delle Finanze, al quale da tempo abbiamo posto anche altri temi urgenti su cui non abbiamo ancora ottenuto risposte”, ha detto Schifani.
Ai più nostalgici sarà parso di risentire Musumeci ai tempi del governo Conte, quando il capo dell’esecutivo regionale puntava dritto al bersaglio (arrivando ad accusare un ministro della Repubblica, Toninelli, di manifesta incapacità), senza curarsi troppo dei convenevoli. Schifani ha un tono signorile, più rispettoso. Ma il momento storico impone cautela e riflessioni: con quelle dichiarazioni, il governatore non può non aver alluso alla richiesta, già avanzata in sede istituzionale, di poter disporre a titolo d’acconto di una cifra prossima al mezzo miliardo di euro, per ammortizzare l’aumento della compartecipazione della Sicilia ai costi del sistema sanitario. Una retrocessione delle accise, come la chiama Schifani, in attesa che da Roma si decidano ad accordare a Palazzo d’Orleans – proposta già inoltrata in Conferenza Stato-Regione – un taglio della quota di compartecipazione dal 49 al 42%, anche progressiva, come previsto da una sentenza della Corte costituzionale (significherebbe centinaia di milioni risparmiati ogni anno).
E’ il primo passo per dialogare. Ma ne servirà un altro, assai più audace. Salvare i conti. Detto che il mezzo miliardo, semmai dovesse arrivare, sarebbe un ottimo espediente per evitare tagli sanguinosi nella prossima Finanziaria, ciò che continua a tenere col fiato sospeso Schifani e l’assessore Falcone, nonostante le dichiarazioni di rito, è la sospensione del giudizio di parifica sul rendiconto 2020, fabbricato dall’ex assessore Armao, da parte della Corte dei Conti. Con la decisione conseguente di rimettere alla Consulta la questione di “legittimità costituzionale” legata alla spalmatura triennale del disavanzo (che per i magistrati andava fatta in tre). Anche se, per dirla con Falcone, la sentenza di sabato scorso non è “paralizzante”, la Regione si trova fra due fuochi: acconsentire all’accantonamento di 866 milioni nella prossima manovra, con tutto ciò che ne deriva (tagli su tagli); oppure ignorarla. In questa seconda ipotesi, però, servirebbe il via libera di palazzo Chigi.
Come? Con una “norma interpretativa – ha detto Falcone – che dia ragione alla Regione siciliana, facendo venire meno il motivo del contendere davanti alla Corte Costituzionale”. Insomma, un articolo di legge, da inserire nel prossimo decreto Aiuti, o magari nella Legge di Bilancio dello Stato, che renda inefficace la sospensiva della Corte dei Conti ed eviti di spostare la contesa di fronte alla Consulta (con uno slittamento dei tempi che la Sicilia non può permettersi). Le interlocuzioni con il governo Meloni e con il Ministero dell’Economia sono state avviate lunedì scorso, ma vista l’uscita pubblica di Schifani, con un richiamo sostanziale a mantener fede alle promesse, non sembra stiano dando grande costrutto.
La Regione ha fretta perché aveva promesso di chiudere i documenti finanziari entro il 2022, come disposto dalla Legge. A questo punto, però, l’impresa appare impossibile: la proposta più realistica sembra quella di Cateno De Luca, che ha chiesto di procedere con l’esercizio provvisorio (per due o quattro mesi). Lavorare a una Legge di Bilancio e di Stabilità senza la certezza di una copertura economica (ma anche giuridica) sembra una strada poco praticabile. Tanto più con le feste in mezzo.
Anche il più disponibile dei governi – e la Sicilia non sempre ne ha incontrati – dovrà valutare bene le carte, evitando uno scontro interistituzionale, per di più con lo scopo di salvare un ente, la Regione siciliana, che ha dato prova (ad esempio con la mancata applicazione delle clausole previste dall’ultimo accordo Stato-Regione) di essere troppo spesso inaffidabile. Non basta essere di destra, e appoggiare gli stessi colori e la stessa leader, per marciare insieme. Occorre un senso delle istituzioni che si acquisisce sul campo. Nel tempo. La questione del “caro voli”, anche se fuori tempo massimo, potrebbe tornare utile per rinsaldare il rapporto di collaborazione. Ma già dalla fine del mese, ad esempio, il Ministro delle Infrastrutture, Matteo Salvini, dovrà accordare una proroga delle tariffe sociali decise dall’ex sottosegretario Cancelleri, qualche tempo fa, che consentono ad alcune fasce deboli (compresi gli studenti) di viaggiare a prezzi calmierati del 30%, con Ita, in tutti i periodi dell’anno, compresi Natale e l’estate.
Per il resto c’è un rapporto da costruire passo dopo passo. Schifani ha già esternato le sue preferenze: “Lo scandalo del caro voli che da tempo colpisce i siciliani deve trovare una risposta, immediata ed efficace – ha ribadito il governatore -. Il gran lavoro e l’encomiabile impegno del ministro Urso sulla vicenda Lukoil, con il salvataggio di migliaia di posti di lavoro, dimostrano che, volendo, i problemi possono essere risolti”. Ahi ahi Giorgetti, fossero tutti come Urso.
Aggiornamento ore 18: consulenza legale per denuncia all’Antitrust
«La giunta regionale ha deliberato all’unanimità la mia proposta di dare incarico immediatamente a una struttura legale specializzata in ricorsi all’Antitrust, perché si possa valutare l’opportunità e poi immediatamente rivolgersi all’Autorità che vigila sulla concorrenza». Lo dice il presidente della Regione Siciliana, Renato Schifani, che aveva già annunciato l’intenzione di denunciare il “cartello” tra Ita e Ryanair sulla rotta Palermo-Roma in quanto unici vettori a operare su quel percorso.
«È un fatto inaccettabile – prosegue Schifani – che una struttura pubblica come Ita abbia realizzato un’operazione di “cartello” con Ryanair per evitare che ci siano altri concorrenti che possano incidere sui prezzi, decidendo il rialzo delle tariffe, che arrivano fino a 700 euro. Questa è una situazione scandalosa che non può trovare accoglimento da parte delle istituzioni e che penalizza la popolazione siciliana. Noi siamo qui a tutelare i diritti dei nostri giovani e delle nostre famiglie».
La giunta regionale, su proposta dell’assessore Aricò, ha istituito inoltre un osservatorio permanente per il monitoraggio del traffico aereo siciliano che coinvolgerà i vertici degli aeroporti dell’Isola, le compagnie aeree e i rappresentanti dei consumatori. «Riteniamo che l’osservatorio sarà uno strumento importante per monitorare il traffico aereo da e per la Sicilia – dice l’assessore Aricò –. Quest’anno sono stati superati i livelli di traffico registrati nel periodo pre-Covid, ma, nonostante questo importante flusso, i vettori hanno deciso di ridurre il numero di voli per Fiumicino e aumentare notevolmente i prezzi, provocando così un danno francamente inaccettabile per i siciliani residenti nell’Isola e nelle altre regioni. Questo nuovo organismo di controllo entrerà in funzione già nelle prossime settimane».