Durissimo il commento di Cateno De Luca, leader di Sicilia Vera, all’esito dell’udienza di parifica della Corte dei Conti, che ha deciso per la sospensione del giudizio: “Se qualunque sindaco avesse commesso tutti gli illeciti contabili che sono stati contestati dalla Corte dei conti sezione Sicilia alla Regione Siciliana a quest’ora sarebbe stato arrestato e con una contestazione per danno erariale di milioni di euro”. “Il quadro finanziario nel quale la regione siciliana si trova non è precario, è disastroso – commenta l’ex sindaco di Messina -. Ciò è dimostrato anche dalla mancata approvazione del rendiconto del 2020 e 2021. Oggi la Corte dei conti ha confermato le mie perplessità e anche l’arringa del pubblico ministero sostanzialmente non ha fatto altro che ribadire tutte le prese di posizioni che io ho assunto ogni qualvolta ho ribadito all’interno del Parlamento siciliano che i bilanci della regione sono falsi. In questi ultimi 10 anni sostanzialmente il Parlamento siciliano ha continuato ad approvare bilanci in violazione di legge, ma la cosa più grave è che il governo Musumeci per continuare a far fronte alle spese pazze della Regione ha pure cambiato unilateralmente le regole riguardanti il patto tra lo Stato e la regione per quanto riguarda le annualità per far rientrare la regione siciliana dal suo disavanzo. Vorrei ricordare – afferma De Luca – che i patti si modificano con l’accordo di chi li ha sottoscritti e non unilateralmente come hanno fatto l’assessore Armao e il presidente Musumeci”.
Gianfranco Micciché, intervenendo a Live Sicilia, contesta la mossa di Falcone, che da domani avvierà un dialogo col governo Meloni per cercare di ottenere una norma utile a sfangare il rischio di un mega accantonamento: “Le parole di Marco Falcone – dice l’ex presidente dell’Ars – rischiano di offendere le istituzioni, la risposta ai duri rilievi non può essere il ricorso a una leggina e vuol dire anche offendere la Consulta, obbligandola a decidere in determinati modi”. E aggiunge: “Non capisco più Renato Schifani, non vorrei che questa guerra religiosa nei miei confronti non gli stia facendo capire niente: continuare a rivendicare che loro sono la continuità con il governo Musumeci è uno dei motivi della dura pronuncia della Corte dei Conti”.
“Prima di annunciare strabilianti interventi da inserire nella prossima manovra regionale – aggiunge il capogruppo parlamentare del Pd, Michele Catanzaro – il presidente Schifani dovrebbe spiegare come intende far fronte ai disastri finanziari causati dalla sua coalizione, dal momento che il governo attuale è in assoluta continuità con quello che era guidato da Musumeci”. Per il collega dei Cinque Stelle, Antonio De Luca, “è andata peggio delle peggiori previsioni. Ora, altro che Finanziaria approvata per tempo, qui si bloccano le spese per centinaia di milioni di euro per investimenti e le assunzioni nei centri per l’impiego e nell’amministrazione regionale. A fare le spese di tutto ciò saranno i siciliani. Schifani, piuttosto che rivendicare la continuità col governo Musumeci, dovrebbe vergognarsene e, soprattutto, provare a cambiare rotta rispetto al passato. Intanto ritiri le variazioni di bilancio e prepari l’esercizio provvisorio”.
Tra le prime reazioni quella di Alfio Mannino, segretario regionale della Cgil: “E’ una sentenza pesante, che si abbatte su una gestione della finanza pubblica e su un’azione politica che è stata inadeguata. Chiediamo che non siano i soggetti più deboli e i lavoratori a pagarne le conseguenze con tagli che ne aggraverebbero la condizione e che il nuovo governo regionale avvii subito il confronto col sindacato innanzitutto sulle riforme strutturali necessarie, cosa che il precedente governo non ha fatto e che ci ha condotto alla situazione attuale”. Mannino sottolinea l’urgenza “dell’avvio del confronto col governo nazionale per giungere a un accordo per maggiori trasferimenti sull’Iva e sulle imposte di ciò che viene prodotto in Sicilia. Servono nuove entrate strutturali – dice – ma anche occorre procedere alle riforme che il governo Musumeci non è stato in grado fare come quelle del trasporto pubblico locale e delle partecipate. Solo così si possono peraltro liberare risorse e destinarle ad investimenti per lo sviluppo”. Mannino aggiunge che “una situazione così difficile impone anche un allerta speciale sul progetto leghista di autonomia differenziata che porrebbe la Sicilia ai margini dell’Italia e dell’Europa. Rispetto a questo progetto il governo siciliano e la politica tutta devono schierarsi all’opposizione senza se e senza ma”.