Senza remore. Né peli sulla lingua. All’Assemblea regionale, nel giorno delle dichiarazioni programmatiche di Renato Schifani, è intervenuto Gianfranco Miccichè che, spiazzante come al solito, non ha risparmiato le sue critiche al governatore, pur confermando che rimarrà – assieme ai suoi tre deputati d’area – all’interno del perimetro della maggioranza: “Lei è il primo presidente che dal giorno dopo l’elezione tenta di restringere la sua maggioranza. Lasci perdere le beghe di partito e faccia il presidente della Regione. A fare il capocorrente rischia di perdere una parte, mentre il presidente deve essere un padre nobile e lavora per unire”. Tra le colpe di Schifani, secondo il commissario di Forza Italia, quella di aver ceduto a Falcone la delega alla Programmazione: “Un errore gravissimo. E’ il presidente a dover offrire la sua visione di Sicilia. Senza visione lei si riduce a un presidente di condominio. E’ come fare il Ministro del Mare senza i pesci”.
“Io resto nella maggioranza, e non provateci nemmeno a mettermi all’opposizione – ha insistito Micciché -. Che motivo avete di tenerci fuori? Qual è la logica? Forza Italia può stare fuori da un governo con un presidente di Forza Italia?”. Poi ha rivangato un episodio risalente all’ultimo giorno di campagna elettorale: “Il venerdì sera prima delle votazioni lei – ha detto riferendosi a Schifani, che lo ascoltava dai banchi del governo – ha spiegato di dovere tutto a Micciché: ho ancora quel filmato, posso salvarlo o lo butto via? Davvero non capisco cosa sia successo nelle notti da venerdì a lunedì. Presidente Schifani, la prego di ragionare con la sua testa, che fra l’altro funziona molto bene, senza farsi condizionare da altri”.
In apertura del suo intervento il leader di Forza Italia aveva rimarcato il concetto della continuità: “Presidente ma a lei chi glielo fa fare di stare in continuità con Musumeci, lei è qui perché i siciliani volevano il cambiamento: gli assessori di Musumeci non dovevano entrare nel suo governo”. In conclusione, invece, ha ribadito la posizione sua e del gruppo “ufficiale” di Forza Italia, dove rimarrà anche Calderone (che sembrava con un biglietto di sola andata per la Camera dei Deputati): “Svolgeremo senza pietà un lavoro di controllo sul suo operato e su quello del suo governo. L’unica cosa che interessa a me e i miei colleghi è il bene della Sicilia”.
Nella sua controreplica, Schifani ha dosato le polemiche, rispondendo a Micciché su un paio di passaggi. Il primo relativo all’assenza di visione: “O ci rendiamo conto che la Regione è bloccata nei processi autorizzativi, amministrativi e non attrae, oppure possiamo realizzare qualunque visione, ma rimarrà un quadro dipinto ad acquerello”. E infine: “Mi dispiace che in quest’aula siano state tirate fuori discussioni su Forza Italia, il mio partito. Se avessi avuto logiche correntizie non sarei andato a fare il presidente del Senato. La mia storia parla chiaro”. Schifani ha auspicato che la maggioranza rimarrà quella votata nelle urne.