Nella prima fila di Fratelli d’Italia c’erano certamente molti pezzi da novanta ai quali Veronica Gentili avrebbe potuto rivolgere la domanda su Orban, il premier ungherese a cui Giorgia Meloni ha riconosciuto una patente dì democraticità. C’era la saggezza costituzionalista di Marcello Pera, l’esperienza internazionale di Giulio Tremonti, l’arte dialettica di un giornalista raffinato come Alessandro Giuli. Solo per citarne alcuni. Ma la conduttrice di Controcorrente ha preferito il Balilla di Catania, un militante ignoto che nei tre anni in cui ha retto l’assessorato regionale al Turismo ha dirottato verso Mediaset fior di milioni per pubblicizzare, manco a dirlo, le bellezze della Sicilia. Mediaset aveva dunque un debito di riconoscenza da saldare. Una seconda rata. E la Gentili ha fatto per la seconda volta buon viso a cattivo gioco. Tocca sempre a lei, poveretta, il disbrigo di questa pratica. Mai a Barbara Palombelli, autorevole ed elegante conduttrice di Stasera Italia.
Interrogato su Orban, il Balilla catanese è stato, com’era facile prevedere, un disastro: si è impappinato, si è contraddetto, non è riuscito a cogliere la differenza tra democrazia e stato di diritto. Corradino Mineo, volto storico della sinistra italiana, l’ha bastonato di santa ragione. Ma lui non ne ha fatto una tragedia. Da quando i suoi fraternissimi amici – Francesco Lollobrigida e Ignazio La Russa – lo hanno promosso al rango di onorevole, premiando così i servizi resi al Turismo, stringe i denti e si dà un contegno. In altri tempi, quando furoreggiava, con i soldi della Regione, da Cannes a Taormina, o quando interveniva da bullo sull’Orchestra sinfonica siciliana, avrebbe replicato a Mineo con un saettante “suca”, il bisillabo preferito perché consustanziale alla sua personalità. Ma ieri sera a Controcorrente non poteva. Sentiva sulle spalle la responsabilità del graduato; sapeva di non essere più un Balilla ma un Avanguardista. E si è contenuto. Noblesse oblige.