Una lunga militanza nel Partito Democratico, prima di aderire al Gruppo Misto. Con tre legislature alle spalle, Daniela Cardinale ha deciso di non ricandidarsi. Ma ha scelto apertamente, in Sicilia, da che parte stare: cioè con Renato Schifani, che il 3 settembre sarà a Mussomeli per partecipare a un incontro con tutti gli amici che hanno già aderito al suo progetto. Daniela Cardinale analizza il “prezioso valore” che l’esperienza a Montecitorio “ha rappresentato per me e, spero, per quella comunità che non mi ha mai fatto mancare il conforto ed il consenso necessari per superare le difficili prove elettorali cui mi sono sottoposta”. “Nei quindici anni di impegno politico e istituzionale – spiega la figlia di Totò Cardinale, ex Ministro alle Comunicazioni – mi sono sempre sforzata di trasferire con le energie di cui disponevo le mie convinzioni radicate in una tradizione familiare tutta imperniata nello spirito di servizio, nella lealtà, nella fedeltà ai valori del popolarismo cristiano fondato sulla concreta speranza di giustizia sociale”.
Dopo due legislature nel Pd cosa l’ha convinta a uscire dal partito?
“Il mio orizzonte liberal riformista, che mi ha guidato fino alla realistica presa d’atto della necessità di operare con decisione una discontinuità imposta dai tempi e dalla crisi della politica. Non ritrovandomi più a mio agio all’interno del mio partito, subito dopo le politiche del 2018 che mi hanno vista eletta nonostante il forte ostracismo di una classe dirigente locale segnata da una fortissima e irreversibile miopia, ho deciso di iscrivermi al gruppo misto e di mantenere un comportamento in linea con i principi e i valori da sempre coltivati. Da ciò la decisione di non riproporre la mia candidatura. In ogni caso la mia è stata una vigile e progressiva maturazione vissuta in assoluta autonomia intellettuale e morale che non ha mai interrotto le relazioni con la comunità siciliana nella quale mi sono sempre orgogliosamente riconosciuta”.
Al netto della decisione di tirarsi fuori da ruoli istituzionali, qual è adesso il suo orizzonte politico?
“Oggi, avendo recuperato piena libertà, è mia ferma convinzione che questa esperienza e i valori sin qui testimoniati debbano essere rielaborati in un nuovo ciclo della politica isolana che grazie alla candidatura di Renato Schifani alla presidenza della Regione si preannuncia assai interessante e destinata ad una positiva evoluzione”.
Dal Pd a Schifani il passo non è breve.
“Certo, ma non è il primo se si considera che i miei più cari amici di Sicilia Futura, Beppe Picciolo, Edy Tamayo, Gaspare Vitrano e tantissimi altri hanno intrapreso il cammino da qualche tempo. In ogni caso sono più che certa che la presidenza Schifani aprirà quel ciclo nel quale tornerà a brillare la centralità della visione che ha guidato il mio impegno. La convinzione, cioè, che la buona politica debba interpretare senza estremismi e con molto equilibrio il verso virtuoso dei diritti e della giustizia sociale”.
Il governo di centrodestra ha faticato non poco a dare un futuro certo a questa regione. Cosa occorre?
“La Sicilia ha bisogno di ritrovare un sentiero che la emancipi radicalmente dai vizi e dalle incrostazioni del malaffare e della mafia che la zavorrano. Deve farlo raccogliendo energie, sentimenti e ragioni di un nuovo corso riformatore e di un modello che diventi veramente esemplare”.
Come crede di poter dare una mano?
“Ormai libera da impegni elettivi, pongo a disposizione la mia storia personale e la mia esperienza perché concorra al fine che più mi appartiene: lavorare ad una stagione di cambiamento a fianco delle nuove generazioni e di chiunque avverta con me il fascino di una politica capace di liberare non solo le energie ma anche le coscienze”.