Ficarra e Picone arrivano per tre domeniche, dall’11 settembre, in prima serata sul Nove. I comici palermitani saranno protagonisti con alcuni degli spettacoli che li hanno resi celebri al grande pubblico. Il primo si intitola “Sono cose che capitano”. Al centro c’è l’uomo nelle fasi fondamentali della sua vita: l’amore, la morte e la nascita di un figlio. “L’amore ci fa soffrire perché il difficile non è fidanzarsi ma lasciarsi – dicono Ficarra e Picone intervistati dal Corriere della Sera -. Anche lì poi ci sono delle regole: la prima è che l’uomo può lasciare, la donna no; l’uomo si può rifidanzare, la donna no. Non è questione di possesso, ma di nuda proprietà…”.
L’occasione dell’intervista di Renato Franco è un modo per tornare indietro nel tempo e interrogarsi su come è cambiata la comicità: “Non partiamo mai dall’idea di dare un messaggio, ma da uno spunto che dia la possibilità di riflettere e ridere. Un obiettivo che arriva grazie al paradosso, all’esasperazione e al capovolgimento della realtà. L’ambizione è che la nostra comicità non diventi vecchia e rimanga attuale”. La grande sfida è superare il politicamente corretto, che oggi impera a teatro e in tv: “La comicità è necessariamente scorretta, tende a sovraccaricare per stigmatizzare un comportamento sbagliato, ricorre alla caricatura per smontare un luogo comune – riflette Ficarra -. Il “Lei non sa chi sono io” di Totò mette in ridicolo in una frase l’arroganza di chi ci crede davvero”. Aggiunge Picone: “Ci piace affrontare certi temi come chi entra in un bar e dice la sua leggendo solo il titolo di giornale”. I nuovi bar sono i social? “Oggi forse ci sono troppi bar… È sbagliato demonizzare i social, la differenza la fa il modo in cui li usi. Sono una nuova forma creativa e più canali ha un artista per esprimersi meglio è. La puzza sotto il naso rispetto a un mezzo è ingenua: è già successo per il cinema prima e per la tv dopo. Aristofane se ci fosse stata avrebbe fatto televisione; oggi Chaplin comincerebbe con TikTok”.
In tempi di campagna elettorale non può mancare una riflessione sulla politica: Da 30 anni cercano di appiccicarci etichette ma la verità è che siamo spiriti liberi, colpiamo chi riteniamo sia giusto colpire, destra o sinistra, che non significa però essere qualunquisti. Se a Canale 5 facevamo battute sul Pd ci dicevano che ci pagava Berlusconi; se ironizzavamo su Berlusconi ci dicevano che sputavamo nel piatto dove mangiavamo. Tutti sono sempre a caccia di nemici, a partire da certi politici: oggi combattono gli extracomunitari, domani i musulmani, dopodomani gli ufo”.